Vanin (fisioterapista della Sampdoria): «Allenamenti personalizzati per atleti reduci dal Covid e sali minerali, zuccheri e proteine per affrontare partite ogni tre giorni»
Tamponi, test e distanziamento sociale tra gli atleti. Queste le prime regole adottate dal mondo del calcio a pochi giorni da sabato 20 giugno, quando ci sarà il fischio di inizio della seconda parte del campionato, post Covid. Le squadre si stanno preparando per il ritorno in campo con nuove disposizioni di vestizione pre e post allenamento, spogliatoi divisi e più postazioni di infermeria. Un cambiamento disciplinato dal protocollo della FIGC e redatto dalla commissione medico scientifica della Federazione che ha introdotto nuovi concetti, come spiega Alessio Vanin, fisioterapista della Sampdoria ed esponente di AIFI, l’Associazione Italiana Fisioterapisti che in questo periodo segue da vicino il ritorno all’attività dei calciatori italiani.
«Ogni 14 giorni facciamo i test sierologici e ogni 4 i tamponi naso faringei – ricorda Vanin, che dal 18 maggio ha ripreso per mano gli atleti blucerchiati per condurli verso una seconda parte del campionato in condizioni ottimali, cercando di recuperare posizioni e di rimanere agganciati alla massima serie -. Andiamo avanti con questa nuova routine che ci garantisce di analizzare tutto in tempi rapidi e in maniera cadenzata, abbastanza frequentemente, in modo da permetterci di isolare, nel caso dovesse accadere, nuovi positivi, prima che si possa verificare un nuovo contagio».
Per quanto riguarda le procedure da rispettare, secondo le linee guida dettate dalla Federazione, la Sampdoria ha adottato dispositivi di protezione individuale per proteggere lo staff e gli atleti: durante le sedute di fisioterapia, ad esempio, professionista sanitario e calciatore sono muniti di mascherina. «Evitiamo code ed assembramenti – racconta – e diamo orari scaglionati per gli arrivi e le uscite dallo spogliatoio. In questo modo i tempi tendono a dilatarsi, ma è il prezzo che dobbiamo “pagare” per questa nuova realtà».
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Importanti aspetti del ritorno in campo riguardano i calciatori che hanno avuto il Covid, per i quali è stato necessario garantire una maggiore attenzione per scongiurare eventuali effetti collaterali di natura fisica e psicologica, in un momento in cui i ritmi saranno ancora più incalzanti, le temperature roventi e un ciclo di incontri serrato metterà le squadre in campo ogni tre giorni.
«Alla ripresa degli allenamenti i ragazzi che hanno avuto il Covid sono stati analizzati in maniera molto precisa e approfondita proprio per escludere qualunque tipo di complicanza. Solo durante i primi allenamenti e le prime attività si sono verificate situazioni di affaticamento. Ma è stata una parentesi temporale breve – ammette Vanin -, durata poco più di una settimana, in cui qualcuno ha avuto maggiori difficoltà nella ripresa della condizione. Ora le situazioni sono tutte rientrate e non ci sono criticità o ragazzi che presentano particolari problemi. Quindi non è stato necessario prendere delle precauzioni particolari se non valutare nei giusti modi il carico di allenamento e percezione dello sforzo in maniera tale da gestire bene ogni situazione».
Definiti i ritmi degli allenamenti e le distanze negli spogliatoi e nelle aree comuni, resta l’enigma del campo, dove il contatto tra i calciatori è pressoché inevitabile: «Stiamo seguendo il protocollo ministeriale e siamo convinti che tutto andrà per il meglio. Certo, in campo non è possibile garantire il distanziamento, ma con il supporto dei tamponi e dei test sierologici siamo convinti di poter giocare in sicurezza. La paura che si percepisce tra i ragazzi non è tanto di prendere il Covid, ma piuttosto di farsi male per il carico di lavoro dopo due mesi di inattività e tante partite ravvicinate che li attendono. Per questo siamo molto attenti nell’integrare a fine allenamento sali minerali, zuccheri e proteine con bevande che variano a seconda delle attività che gli atleti fanno in campo. È fondamentale per garantire un’adeguata ripresa con i minori rischi possibili».
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