I dati sono emersi dall’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza del Ministero della Salute, che esamina i decessi tra le persone con oltre 65 anni di età in 33 città. Temperature e mortalità superiori alla media stagionale già dal mese di maggio, con picchi, tra fine giugno e la prima settimana di luglio, tra i 37 e i 40 gradi
Di caldo si muore e non è solo un modo di dire. Nel mese di luglio sono state 733 le vittime delle alte temperature: +21% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I dati sono emersi dall’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza della mortalità pubblicato dal Ministero della Salute nell’ambito del Piano nazionale contro ondate di calore. Hanno esaminato i decessi tra le persone con oltre 65 anni di età in 33 città. Lo stesso monitoraggio aveva evidenziato come già dal mese di maggio le temperature fossero superiori alla media stagionale, con picchi, tra fine giugno e la prima settimana di luglio, tra i 37 e i 40 gradi.
Il caldo eccessivo ha provocato un incremento della mortalità già da maggio, mese in cui i decessi sono aumentati di 10 punti percentuali, a giugno il tasso rilevato è stato del +9%. Le città più colpite, in particolar modo durante i primi 15 giorni di luglio, sono state Latina con +72%, Bari +56%, Viterbo +52%, Cagliari +51%, Catanzaro +48%. Il caldo non ha risparmiato nemmeno le città del Nord. A Bolzano, ad esempio, l’eccesso di mortalità registrato nello stesso periodo è stato del 35%, ad Aosta del 33% e a Trento del 30%.
Alla fine dell’estate saranno necessari ulteriori approfondimenti per verificare quanto e se su queste percentuali abbia influito la pandemia da Covid-19. Questo bollettino del Ministero della Salute si concentra, infatti, sull’analisi della mortalità tra le persone che hanno più di 65 anni, spesso a rischio di complicanze, soprattutto se malati cronici (cardiopatici, diabetici etc.). Inoltre, chi assume regolarmente farmaci potrebbe subire l’interferenza del calore che può aumentarne o diminuirne l’effetto.
Gli anziani sono generalmente più sensibili al calore, percepiscono molto meno lo stimolo della sete ed hanno meccanismi di termoregolazione molto meno efficienti. Tra le categorie a maggiore rischio ci sono anche neonati, bambini, donne in gravidanza, persone affette da disturbi psichici, che fanno uso di alcol o droghe e soggetti, anche giovani, che fanno esercizio fisico o svolgono un lavoro intenso all’aria aperta. Anche gli operatori sociosanitari, indossando dispositivi di protezione individuali per Covid-19 possono essere vittime di complicanze da disturbi causati dal caldo.
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