Salute 11 Marzo 2021 19:59

Campania Digital Summit, così cambia (in meglio) la sanità regionale

Dal cambio di passo segnato dall’avvento della piattaforma unica ai big data per prevedere l’impatto della pandemia: ecco come la Campania sta rimontando uno storico gap

Lo svecchiamento di un sistema di raccolta dati elefantiaco e anacronistico, insieme ad un cambio di passo trasversale nell’ambito dei processi della sanità regionale in Campania e ad una nuova concezione del cittadino/paziente, che da mero destinatario dei servizi diventa invece protagonista degli stessi, capace di orientare l’offerta in base alla domanda, partecipe e artefice di un’assistenza sempre più trasparente, snella e capillare. Il tutto, facendo tesoro di tutti i sistemi e le strategie di digitalizzazione che in era Covid si sono resi necessari e di velocissima applicazione. Sono stati questi i punti fondamentali emersi durante il panel dedicato alla Salute ed Emergenza Covid nell’ambito del Campania Digital Summit, tenutosi oggi su piattaforma streaming. L’evento si inserisce in un più ampio progetto ideato dalla società The Innovation Group, un percorso a tappe per analizzare lo stato dell’arte in materia di digitalizzazione nei suoi vari ambiti di applicazione nelle varie regioni d’Italia.

La svolta nella digitalizzazione per la sanità regionale: la piattaforma SINFONIA

«Dal 2015, anno di svolta sancito dall’entrata della società SORESA come soggetto aggregatore degli appalti della sanità regionale, siamo passati dall’anno zero della digitalizzazione all’anticipazione dei fabbisogni – spiega Ettore Cinque, Assessore al Bilancio e Finanziamento del Servizio Sanitario Regionale in Campania -. In epoca immediatamente pre-Covid ci sono stati tre passaggi essenziali: la creazione di una piattaforma unica dei processi sanitari chiamata SINFONIA, la creazione dell’anagrafe degli assistiti e lo stanziamento di ingenti risorse finanziare per dare nuova linfa all’implementazione digitale. In era Covid poi – prosegue Cinque – abbiamo avuto una accelerazione formidabile di tutti i processi informatici, e questo ci servirà per una migliore gestione del dopo Covid, dell’ordinarietà, delle cronicità, per colmare un gap storico che ci portiamo dietro da anni. Fondamentale, di qui in avanti, sarà il lavoro di squadra pubblico-privato: basta monopoli di singoli sistemi, sì a una visione sistemica dei processi informatici a beneficio dell’utenza. E ricordiamoci – conclude l’assessore – che la digitalizzazione della sanità è una scelta politica, perchè cambia le abitudini con cui il cittadino si rapporta ai servizi di assistenza sanitaria. Cambia, nei fatti, la vita delle persone».

Il cittadino/paziente protagonista: una rivoluzione culturale

«Uno dei motivi per cui è nata la piattaforma unica SINFONIA – spiega Massimo Bisogno, Dirigente Ufficio Università, Ricerca e Innovazione in Regione Campania e ideatore della piattaforma – è stato perché tutti i dati acquisiti in sanità si perdevano nell’etere. La Campania, in sintesi, erogava prestazioni non certificabili. Eppure, come anche questa pandemia ci ha insegnato, la conoscenza dei dati è fondamentale per anticipare i bisogni reali. Con SINFONIA – continua – abbiamo cambiato un paradigma, non più basato su sistemi disgregati ma con una governance molto forte, e sull’innovazione dei processi. La sfida è stata supportare gli enti in questa crescita: non tutti erano pronti al cambiamento ma tutti disponibili ad accettare il ruolo di centralità della regione nei sistemi informatici sanitari. Il cittadino è ora protagonista del sistema, il paziente è finalmente al centro. Ora possiamo ad esempio – conclude Bisogno – disporre di dati concreti anche per programmare la spesa sanitaria, quindi utile al comparto amministrativo».

Non (solo) integrazione ma interazione

«La più grande criticità della sanità regionale riguardava quello che il paziente trova davanti a sè: una eccessiva frammentazione della risposta di salute – osserva Attilio Bianchi, dg dell’Istituto Nazionale Tumori “Pascale” di Napoli –. Si è sempre incappati nell’errore di separare ospedale e territorio, e il Covid ce ne ha dato prova. La parola chiave non deve più essere “integrazione” ma “interazione”, che è una scelta strategica e ci permette di capire realmente cosa è migliorabile, attraverso il contatto reale. Mentre l’integrazione significa troppo spesso mettere insieme tasselli senza una vera percezione dei bisogni reali – spiega Bianchi –, l’interazione presuppone movimento costante, confronto e non staticità. Per noi la centralità del paziente significa fare sistema. La transizione verso la e-health si attua attraverso un cambio di approccio mentale, ed è attraverso la digitalizzazione che il percorso del paziente cambia davvero. Un circolo virtuoso – conclude il dg – in cui un ruolo fondamentale viene giocato dall’umanizzazione delle cure e in cui 1+1=3: il risultato della sinergia, cioè, è maggiore della somma dei singoli fattori».

Dare un senso ai dati: anticipare i fabbisogni

«Oggi siamo pieni di dati – afferma Roberto Cester, Sales Strategies Manager di Dedalus Italia – e il problema principale risiede nel fatto che il dato non è strutturato e organizzato in modo da assolvere alla funzione per cui è destinato. Anche la standardizzazione per la validazione dei dati è difficile, perchè questi sono organizzati per offerta mentre dovrebbero essere organizzati per domanda. Altra criticità: i dati sono riferiti per lo più al passato, c’è una parte riferita al tempo reale ma riguarda principalmente l’emergenza-urgenza. Ma se il dato emerge – continua Cester – nel momento in cui il paziente ha bisogno e si rivolge al sistema sanitario, questo non ci permette ancora di anticipare i fabbisogni. È per questo che stiamo sviluppando un sistema integrato basato sul cittadino, un sistema che fornisca informazioni oltre a raccoglierle. Il dato deve essere fruibile là dove serve, questa è la vera sfida, anche in un’ottica di risk management. Abbiamo un catalogo di dati – conclude –, la sfida è farlo diventare un catalogo di azioni».

I Big Data applicata agli eventi pandemici

«Nel 2015 al Cardarelli – spiega l’infettivologo Alessandro Perrella – abbiamo messo a punto un sistema di raccolta dati relativi agli anni precedenti per prevedere, attraverso un algoritmo, quale potesse essere l’impatto delle infezioni ospedaliere su ogni singolo riparto. Era un sistema basato sul concetto di sindemia: l’insieme di elementi che concorrono a cambiare lo status quo a seguito di un evento di salute acuto o cronico che coinvolge tutto il mondo, considerando quindi gli aspetti sociologici oltre che sanitari. Allo scoppio dell’epidemia di Coronavirus in Cina – prosegue Perrella – abbiamo ripreso questo algoritmo e abbiamo capito che ci saremmo trovati ben presto di fronte a una pandemia. Con questo sistema siamo riusciti a prevedere l’impatto sulla Campania, gli ospedali che sarebbero stati più sotto pressione, per operare un correttivo. Credo che le nuove tecnologie debbano servire anche a questo – conclude l’infettivologo –, a capire il trend di un’infezione per contenerla, anticipandole e mitigandone gli effetti».

La medicina generale pioniera del digitale in sanità

«La digitalizzazione della medicina generale – commenta Silvestro Scotti, Segretario Nazionale FIMMG – è partita già negli anni ’80. In questo senso siamo stati precursori: si trattava di fare di necessità virtù dal momento che ogni mmg gestisce un migliaio di pazienti. È fondamentale avere la percezione simultanea di ciò che accadeva alla mole di pazienti, anche per intercettarne i bisogni reali. Grazie alla piattaforma SINFONIA – conclude – siamo in grado di comunicare attraverso un sistema, riusciamo a correggere dati in tempo reale e a rendere tutte le procedure più funzionali».

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