La Commissione europea ha presentato lo Europe’s Beating Cancer Plan: dalla prevenzione alla lotta alle diseguaglianze. Il presidente del Comitato Scientifico Nazionale della LILT: «Invertire la rotta o incidenza dei tumori e mortalità aumenteranno»
«Oggi siamo tutti concentrati sul Covid-19. Ma attenzione a non dimenticare il cancro: nel 2020 in Europa ci sono state 2,7 milioni di nuove diagnosi e un milione e trecentomila morti. Se non si fa nulla i numeri sono destinati ad aumentare del 24% da qui al 2035. Sarà un problema socio-sanitario sempre più pressante». Le parole sono di Armando Bartolazzi, anatomo patologo-oncologo dell’Ospedale universitario Sant’Andrea di Roma e Presidente del Comitato Scientifico Nazionale della LILT – Lega italiana per la lotta contro i tumori. Il grande pubblico lo ricorda per l’esperienza da Sottosegretario alla Salute nel governo Conte uno, terminata nell’autunno 2019 con la nascita del Conte bis.
Con Bartolazzi abbiamo parlato dello Europe’s Beating Cancer Plan, il Piano europeo che si propone di contrastare il cancro nei prossimi anni attraverso una strategia coordinata a livello continentale. «Il piano è importante perché rappresenta un impegno comunitario che ha lo scopo di invertire la rotta nella lotta ai tumori cercando di uniformare le azioni necessarie da mettere in atto in tutti gli Stati membri», sottolinea Bartolazzi.
L’intento del Piano è ridurre il disagio per i pazienti e le loro famiglie e i costi per il sistema sanitario: affronterà in particolare le disuguaglianze dovute alla malattia all’interno dei singoli Stati membri attraverso azioni volte a supportare, coordinare ed integrare gli sforzi nazionali in tema di prevenzione e diagnosi precoce dei tumori, ma anche per il trattamento e miglioramento della qualità della vita dei pazienti e dei lungo sopravvissuti. Il Piano terrà inoltre conto dei risultati dei progetti finanziati dal Programma Orizzonte Europa (Horizon Europe) nel quadro della Missione di ricerca e innovazione sul cancro (Mission on cancer). Inoltre, sarà creato un Knowledge Centre on Cancer per facilitare il coordinamento scientifico nella ricerca.
In tutto quattro i miliardi messi a disposizione dalla Commissione europea. Forse pochi, ma comunque un inizio: «Quattro miliardi sono insufficienti – spiega Bartolazzi -, però l’allocazione di tali risorse in un progetto così rilevante da un punto di vista socio-sanitario rappresenta un primo passo importante e un segnale di sensibilità alle problematiche oncologiche. Si spera che ogni Stato membro abbia disponibilità economiche aggiuntive e specifici programmi politici di salute pubblica per poter sostenere seriamente il Ssn soprattutto nei programmi di prevenzione e diagnosi del cancro. Ogni Stato membro deve far la sua parte».
Secondo l’ex sottosegretario è fondamentale che il piano non resti una mera dichiarazione d’intenti ma trovi concreta applicazione. «La priorità principale è quella di tradurre in azioni politiche efficaci e comuni quanto è previsto dal Codice europeo di prassi per combattere il cancro. Il Codice declina dieci punti fondamentali: tra i più importanti l’accesso equo alla prevenzione e alle cure, l’implementazione della ricerca, la corretta informazione, la presa in carico dei pazienti lungo sopravviventi con l’intento di garantire una buona qualità della vita e il reintegro lavorativo protetto. Ci sono 12 milioni di persone che in Europa hanno vissuto l’esperienza del cancro, di questi, 300mila sono in età pediatrica. Questa popolazione necessita di essere seguita e controllata nel tempo».
Ampio capitolo del piano è dedicato al tema della prevenzione, sia essa primaria, secondaria che terziaria. In cima c’è la lotta al tabagismo e al consumo eccessivo di alcol. «Non si può pensare di risolvere il problema in pochi anni – spiega l’ex sottosegretario -. Per il tabacco l’obiettivo al 2040 è quello di avere una popolazione di fumatori inferiore al 5%. La sfida non è semplice. Bisogna mettere in atto azioni disincentivanti, per esempio rivedere le direttive sulla produzione del tabacco e sulla tassazione, implementare le aree smoking-free e investire sull’educazione sanitaria per le giovani generazioni. Ci vuole coscienza di quello che il fumo e l’uso smodato di alcol può provocare alla salute».
Bartolazzi invoca, inoltre, studi indipendenti finanziati dagli Stati, privi di condizionamenti da parte delle Compagnie del tabacco, che stabiliscano con certezza ed in maniera definitiva gli eventuali effetti nocivi sulla salute a lungo termine delle sigarette elettroniche e dei dispositivi alternativi. «Se avessimo certezza dell’assenza di una tossicità diretta a lungo termine di questi prodotti, gli stessi potrebbero rappresentare utili strumenti sostitutivi e disincentivanti per i fumatori convenzionali certamente esposti a sostanze cancerogene».
Altro capitolo è quello dedicato agli screening, un tema però dove già si parte in salita considerando che con l’emergenza in corso sono saltati milioni di screening oncologici. «Purtroppo le strategie di screening a causa di questa pandemia sono state molto penalizzate – continua Bartolazzi -. C’è stato uno scarso accesso alle campagne, oltre un milione e mezzo di mancate diagnosi di tumore e molte diagnosi tardive con aumento previsto della mortalità nel prossimo futuro. Ci aspettiamo infatti criticità importanti sia per l’aumento della mortalità che per la sostenibilità del nostro Ssn, visti i costi rilevanti delle terapie oncologiche innovative per il trattamento di tumori in stadio avanzato».
Sulla prevenzione anche la LILT vuole dare un contributo importante: grazie alla sua capillarità nelle regioni (ben 106 Associazioni distribuite su tutto il territorio Nazionale): il fine ultimo dei Progetti di Ricerca di Rete (PRR) e degli Sportelli LILT recentemente lanciati dal Comitato Scientifico e dal Direttivo Nazionale è quello di consentire al paziente che ha completato il percorso di screening oncologico nella propria regione, un accesso rapido e facilitato alle prestazioni sanitarie necessarie al completamento delle cure specifiche del caso, in strutture specializzate del Ssn.
«L’idea è quella di far lavorare in rete diverse associazioni LILT presenti al nord-centro e sud Italia su tematiche di prevenzione di interesse comune – continua il professor Bartolazzi -. L’apporto del Terzo settore può essere importante. Vorremmo aprire degli sportelli LILT di riferimento in tutte le strutture del Ssn con missione oncologica e anche nelle strutture e nei laboratori privati più virtuosi, a prezzi calmierati. Sul cancro non deve esistere dualismo pubblico-privato. Con questa visione potrebbe realizzarsi un forte abbattimento delle liste di attesa a vantaggio di una diagnosi sempre più precoce».
Infine, il tema della sostenibilità delle cure: è il caso, ad esempio, delle moderne terapie immunologiche, molto efficaci ma anche estremamente costose: per le CAR-T si arriva fino a 380-400mila euro a trattamento. «Quando sono stato sottosegretario una delle prime riunioni fu quella in Grecia con il gruppo della Valletta – racconta Bartolazzi -, un gruppo di paesi dell’area mediterranea che si era consorziato per poter negoziare tutti insieme il prezzo dei farmaci e aver più peso nella contrattazione. Poi c’è il problema della trasparenza del prezzo dei farmaci e dei dispositivi medici nelle contrattazioni commerciali. È necessario declinare bene quali siano i reali determinanti del prezzo, per ogni singolo prodotto. Bisogna agire seriamente su questi punti. Se c’è trasparenza nelle trattive i prezzi dei farmaci si abbassano e tutti possono avere accesso alle cure».
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