Salute 8 Ottobre 2024 14:26

Cancro al polmone non a piccole cellule e carcinoma della cervice uterina: ok AIFA a cemiplimab

Via libera dall’AIFA a cemiplimab – anticorpo completamente umano che ha come bersaglio il recettore del checkpoint immunitario PD-1 sulle cellule T – per alcuni pazienti con cancro al polmone non a piccole cellule avanzato e per il carcinoma avanzato della cervice uterina

Cancro al polmone non a piccole cellule e carcinoma della cervice uterina: ok AIFA a cemiplimab

AIFA ha approvato la rimborsabilità di cemiplimab – anticorpo completamente umano che ha come bersaglio il recettore del checkpoint immunitario PD-1 sulle cellule T  – per alcuni pazienti con cancro al polmone non a piccole cellule avanzato (NCSLC) e carcinoma della cervice uterina avanzato.

Queste le indicazioni di impiego di cemiplimab:
• in associazione a chemioterapia a base di platino per il trattamento di prima linea di pazienti adulti con NSCLC che esprimono PD-L1 (in ≥ 1% e <50% delle cellule tumorali), senza aberrazioni di EGFR, ALK o ROS1, che presentano: NSCLC localmente avanzato che non sono candidati per la chemioradioterapia definitiva, oppure NSCLC metastatico.

  • in monoterapia per il trattamento di pazienti adulte con carcinoma della cervice uterina recidivante o metastatico, che esprimono PD-L1 ≥1%, con progressione di malattia durante o dopo un precedente trattamento con chemioterapia a base di platino.

“L’approvazione della rimborsabilità di cemiplimab per queste due indicazioni terapeutiche rappresenta un traguardo molto importante per il nostro Paese”, dichiara Andrea Musilli, Country Manager Oncologia di Regeneron Italia, “Come azienda leader nel campo delle biotecnologie che sfrutta il potere della scienza per produrre farmaci e sviluppare terapie all’avanguardia per trasformare la vita delle persone affette da malattie gravi, siamo orgogliosi di questo ulteriore passo in avanti che permetterà a un maggior numero di pazienti in Italia di avere accesso a trattamenti fondamentali mirati a migliorare la loro vita con il cancro”.

Il via libera di AIFA è arrivato sulla base di due studi: il Trial EMPOWER-Lung 3 (Cancro dei polmoni non a piccole cellule) e il Trial EMPOWER – Cervical 1 (Cancro della cervice uterina)

Trial EMPOWER-Lung 3
EMPOWER-Lung 3 è uno studio di Fase III, randomizzato e multicentrico, che indaga un trattamento combinato di prima linea di cemiplimab e chemioterapia con doppietto di platino (combinazione cemiplimab), rispetto alla sola chemioterapia con doppietto di platino.

Lo studio ha arruolato 466 pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico, nonché con istologie squamose o non squamose senza aberrazioni di EGFR, ALK o ROS1 e con tutti i livelli di espressione di PD-L1. In particolare, il trial è stato disegnato in modo da rappresentare una popolazione di pazienti con caratteristiche della malattia molto simili a quelle che si riscontrano nella pratica clinica quotidiana. Tra gli arruolati, il 43% aveva tumori con istologia squamosa, il 15% aveva una malattia localmente avanzata e il 7% aveva una storia di metastasi cerebrali.

I pazienti sono stati assegnati casualmente a ricevere cemiplimab (350 mg) o placebo ogni 3 settimane per un massimo di 108 settimane assieme a 4 cicli di chemioterapia con doppietta di platino. Lo studio è stato interrotto anticipatamente su raccomandazione del Comitato Indipendente di Monitoraggio dei Dati dopo che la combinazione cemiplimab ha dimostrato un miglioramento significativo della sopravvivenza complessiva (OS).

Le analisi primarie sono state pubblicate da Nature Medicine nell’agosto 2022.

“Cemiplimab continua a distinguersi tra i bloccanti della via PD-1, essendo uno dei due inibitori di PD-1 ad essere approvato per l’uso nelle forme squamose e non squamose di NSCLC avanzato, sia in combinazione che in monoterapia”, commenta Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Presidente di AIOT (Associazione Italiana Oncologia Toracica), “Gli ultimi risultati a cinque anni, presentati al WCLC di quest’anno, mostrano che cemiplimab ha quasi raddoppiato la sopravvivenza globale mediana e ha ridotto i rischi di morte e di progressione della malattia rispettivamente del 41% e del 50% rispetto alla sola chemioterapia. Anche l’aggiunta di chemioterapia a cemiplimab dopo la progressione della malattia ha dimostrato benefici di sopravvivenza clinicamente significativi per questa popolazione di pazienti particolarmente difficile da trattare”.

Trial EMPOWER – Cervical 1
L’approvazione di cemiplimab per l’indicazione del cancro della cervice uterina si basa sui dati del trial globale di Fase III EMPOWER-Cervical 1, condotto con la GOG Foundation, Inc., l’European Network for Gynaecological Oncological Trial groups e NRG Oncology-Japan.

EMPOWER-Cervical 1 è stato uno studio multicentrico di Fase III, in aperto, che ha arruolato 608 pazienti in 14 Paesi, indipendentemente dallo stato di espressione di PD-L1 o dall’istologia, e ha analizzato la monoterapia con cemiplimab rispetto a una chemioterapia di uso comune scelta dallo sperimentatore in pazienti con carcinoma cervicale ricorrente o metastatico che aveva progredito con la chemioterapia a base di platino.

Le pazienti (età media: 51 anni) sono state randomizzate a ricevere cemiplimab (350 mg ogni tre settimane) o la chemioterapia (pemetrexed, vinorelbina, topotecan, irinotecan o gemcitabina). L’endpoint primario dello studio era la OS, analizzata prima tra i pazienti con SCC e poi nella popolazione totale.

Le pazienti potevano essere arruolate indipendentemente dallo stato di espressione di PD-L1, con il 78% delle pazienti con SCC e il 22% con adenocarcinoma o carcinoma adenosquamoso. Lo studio ha incluso donne provenienti da 14 Paesi: Australia, Belgio, Brasile, Canada, Grecia, Italia, Giappone, Polonia, Russia, Corea del Sud, Spagna, Taiwan, Regno Unito e Stati Uniti.

Nel marzo 2021 lo studio è stato interrotto anticipatamente a causa dell’effetto altamente significativo di cemiplimab sulla sopravvivenza globale (OS) tra i pazienti affetti da SCC, a seguito di una raccomandazione unanime del Comitato Indipendente di Monitoraggio dei Dati.

I risultati del trial sono stati pubblicati in precedenza dal New England Journal of Medicine.

“Cemiplimab rappresenta un importante progresso per le pazienti con carcinoma della cervice uterina ricorrente o metastatico la cui malattia è progredita dopo la chemioterapia a base di platino e potrebbe offrire un nuovo standard di cura in questo contesto”, osserva Domenica Lorusso, Professore Ordinario presso Humanitas University e responsabile della Ginecologia Oncologica di Humanitas San Pio X. “L’approvazione di oggi amplia notevolmente il numero di persone in Italia affette da cancro della cervice uterina che possono beneficiare di un trattamento in monoterapia con cemiplimab, che ha mostrato una riduzione dei rischi di morte del 31% rispetto alla chemioterapia durante l’ultimo studio”.

Profilo di sicurezza di cemiplimab
La sicurezza di cemiplimab come monoterapia è stata valutata in 1.281 pazienti con neoplasie solide avanzate che hanno ricevuto cemiplimab in monoterapia in cinque studi clinici. La durata mediana dell’esposizione a cemiplimab è stata di 28 settimane (range: da 2 giorni a 144 settimane). Le reazioni avverse immunomediate si sono verificate nel 21% dei pazienti trattati con cemiplimab e hanno portato all’interruzione definitiva nel 5% dei pazienti. Gli eventi avversi sono stati gravi nel 32% dei pazienti e hanno portato all’interruzione definitiva nel 9% dei pazienti.

La sicurezza di cemiplimab in combinazione con la chemioterapia a base di platino è stata valutata in uno studio clinico su 465 pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico. La durata mediana dell’esposizione è stata di 38,5 settimane (da 10 giorni a 102,6 settimane) nel gruppo cemiplimab e chemioterapia e di 21 settimane (da 4 giorni a 95 settimane) nel gruppo chemioterapia. Le reazioni avverse immunomediate si sono verificate nel 19% dei pazienti e hanno portato all’interruzione permanente di cemiplimab nell’1,0% dei pazienti. Gli eventi avversi sono stati gravi nel 25% dei pazienti e hanno portato all’interruzione permanente di cemiplimab nel 5% dei pazienti.

 

 

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