«Il cancro si impone come “membro aggiunto” della famiglia: è importante che tutti si impegnino a tenere aperto il canale della comunicazione – spiega Flavia Vicinanza, psiconcologa a Sanità Informazione – non lasciare i nostri figli da soli e accompagnarli in questo cammino difficile ma percorribile»
L’irruzione della malattia oncologica sconvolge il paziente ma ha anche un forte impatto sul sistema familiare perché costringe tutti i membri a vivere emozioni forti: il senso di smarrimento iniziale, la tristezza e la difficoltà nel dover comunicare la malattia ai figli. «Riorganizzare il proprio stile di vita per far sì che la malattia venga affrontata e non subita – è il suggerimento di Flavia Vicinanza, psicoterapeuta e psiconcologa del Campus Bio-medico di Roma – è importante che il paziente e tutti i membri della famiglia si impegnino a tenere aperto il canale della comunicazione. Ciascuno deve sentire di poter esprimere bisogni, necessità e timori sapendo di poter dare e ricevere reciprocamente aiuto». Il suo prezioso contributo è stato raccolto anche in Pink Positive, l’ebook di Daiichi Sankyo pensato per supportare le donne che convivono con il cancro.
Ma come parlare della malattia ai figli? «Proteggere i nostri figli significa aiutarli ad affrontare le difficoltà – evidenzia la dottoressa – con bambini molto piccoli si potrà iniziare a comunicare attraverso una favola o un gioco, con i grandi e gli adolescenti sarà importante intavolare una comunicazione schietta e più veritiera ma sempre graduale». In questo modo «il figlio percepisce di essere ascoltato e si sente protetto da due genitori che lo supportano e non nascondono nulla. Il senso della comunicazione è questo: non lasciare i nostri figli da soli e accompagnarli in questo cammino difficile ma percorribile» conclude l’esperta.
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