Sex and the cancer nasce per promuovere consapevolezza intorno a un problema di cui troppo poco si parla: i disturbi della sfera sessuale a seguito delle terapie oncologiche
«Dopo le cure per il tumore al seno che mi ha colpita qualche anno fa mi sono accorta di una serie di difficoltà che riguardavano la mia sfera sessuale. Solo successivamente ho capito che si tratta di un problema estremamente diffuso, il punto è che non se ne parla». Sono le parole di Amalia Vetromile, fondatrice del movimento Sex and the Cancer che, partendo dalla sua esperienza vissuta in prima persona, si prefigge l’obiettivo di scardinare il tabù dei disturbi di natura intima e sessuale cui vanno incontro moltissime pazienti oncologiche, attraverso una maggiore consapevolezza rispetto al problema e a una giusta formazione in merito del personale sanitario.
Solo in Italia, le persone che vivono dopo una diagnosi di tumore sono circa 3,6 milioni, più di 1,9 milioni sono donne, cioè il 6% della intera popolazione femminile italiana. Il tumore della mammella è la patologia a più alta prevalenza nel sesso femminile, quasi la metà (43%) di tutte le donne che vivono dopo una diagnosi di tumore. Circa il 65% di queste hanno meno di 74 anni e quindi sono donne con sessualità attiva. In un sondaggio su quasi 400 sopravvissuti al cancro, l’87% ha affermato di aver sperimentato effetti collaterali sessuali, ma la maggior parte ha anche riportato che il proprio oncologo non aveva formalmente chiesto informazioni su di loro, soprattutto alle pazienti di sesso femminile.
«Le terapie ormonali e la radioterapia necessarie a combattere i tumori provocano una serie di disturbi quali ricorrenti infezioni vaginali e urinarie, irritazione, prurito, urgenza urinaria, minzione dolorosa, scarsa lubrificazione, vaginite, atrofia vaginale, stenosi vaginale e dolore alla penetrazione e calo della libido – spiega la fondatrice del movimento -. Se è vero che su tutta una serie di effetti indesiderati conseguenti alle terapie oncologiche viene fatta un’accurata comunicazione, lo stesso non si può dire per tutti quelli che impattano sulla sfera intima. Il nostro obiettivo è favorire la nascita di una nuova consapevolezza nelle donne, che dia loro il coraggio di uscire dal silenzio della vergogna, che porti i medici ad affrontare l’argomento con le pazienti e le Istituzioni a prevedere le terapie disponibili per il trattamento della sindrome urogenitale, quale effetto collaterale delle terapie oncologiche, nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) secondo un principio di equità di accesso su tutto il territorio nazionale».
Proprio per accendere maggiormente i riflettori su quest’esigenza, si terrà il 15 settembre all’Auditorium Maxxi di Roma il 2° convegno «Sex and the cancer – Quello che le donne non dicono» in programma dalle 9:30 alle 18:30. Un’intera giornata dedicata alla formazione di medici e operatori sanitari, prime ‘sentinelle’ per intercettare queste problematiche, alla presenza dei maggiori esperti in materia e di numerose istituzioni e società scientifiche.
Inoltre, in collaborazione con la Fondazione Alinari per la Fotografia e con il contributo artistico dei Maestri Beppe Vessicchio, Giulia Libertini (violoncello) e Michele Mucci (mandolino); della drammaturga e regista Maria Letizia Compatangelo e di altri artisti, Sex and the Cancer presenta “Ballata Sensuale” al 2° convegno scientifico di Roma: una video mostra fotografica per sdoganare il tema delle problematiche sessuali legate alle terapie oncologiche. Dal Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini a La Nike di Samotracia, archivio Fratelli Alinari, le quattro stanze della ballata ripercorrono il vissuto di una donna che scopre di avere il cancro, narrate attraverso il mito di Kore/Persefone e si sviluppa tramite narrazioni che si collegano ad antichi riti iniziatici femminili, e che possono ispirare anche oggi lo sviluppo dell’identità delle donne.
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