I risultati dello studio aprono la strada ad una comprensione più profonda dei meccanismi molecolari alla base delle terapie a Rna, fondamentale per lo sviluppo di trattamenti più efficaci e meno invasivi per numerose malattie
Fotografato a livello atomico il meccanismo con cui l’Rna è in grado di inibire una proteina chiave per la crescita dei tumori: il risultato, che apre nuovi scenari nello sviluppo di terapie anti-cancro a base di Rna, è pubblicato sulla rivista Molecular Cell da un gruppo di ricerca internazionale coordinato dalla Sapienza Università di Roma, a cui hanno collaborato anche l’Università Statale di Milano, l’Università di Pavia e l’Istituto di biologia e patologia molecolari del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibpm-Cnr).
Lo studio svela nei dettagli come l’utilizzo dell’Rna come molecola inibitoria permetta di bloccare selettivamente l’attività di una proteina chiave per la crescita tumorale, la serina idrossimetiltrasferasi (Shmt1). Grazie alla microscopia crioelettronica, una tecnica all’avanguardia che permette di osservare le molecole allo stato nativo con una risoluzione senza precedenti, i ricercatori hanno potuto osservare l’interazione tra Rna e Shmt1 a livello atomico. Ciò ha consentito di comprendere dettagliatamente il meccanismo di inibizione. “Questa tecnica permette di scattare una fotografia di un oggetto oltre mille volte più piccolo di una singola cellula”, commentano Sharon Spizzichino e Federica Di Fonzo del gruppo di ricerca della Sapienza.
“La fotografia a livello atomico dell’interazione tra Rna e proteine metaboliche – spiega la coordinatrice dello studio Francesca Cutruzzolà, del Dipartimento di Scienze biochimiche A. Rossi Fanelli della Sapienza – rappresenta un importante traguardo nella ricerca biomedica, aprendo la strada a nuove frontiere nel trattamento delle malattie attraverso terapie innovative basate sull’ Rna”. I risultati ottenuti aprono la strada a una comprensione più profonda dei meccanismi molecolari alla base delle terapie a Rna, fondamentale per lo sviluppo di trattamenti più efficaci e meno invasivi per numerose malattie. La ricerca è stata sostenuta dall’Associazione italiana ricerca sul cancro (Airc) e da altri fondi quali quelli del Piano nazionale ripresa resilienza.
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