La richiesta di Favo è quella di approvare il prima possibile il Piano oncologico nazionale. Così potenziare l’aiuto del territorio ai malati di cancro, senza dimenticare gli interventi di tutela economica non ripetuti dalla prima fase
La pandemia ha influito in maniera rilevante sulla condizione di più di 3 milioni di persone che hanno avuto una diagnosi di cancro e vivono in Italia. «Specie su quelli (1 milione) che sono in una fascia di età lavorativa, perché si tratta di persone in condizione di fragilità e questo ha ripercussioni anche sull’ambito sociale e lavorativo». Elisabetta Iannelli, segretario Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia) ne sottolinea il problema a Sanità Informazione.
«Da un’indagine che abbiamo fatto già prima della pandemia – spiega – circa il 70% delle persone con cancro intervistate ci diceva di aver avuto grossi problemi in ambito lavorativo, fino a perdere il lavoro e il sostentamento economico. Dopo l’emergenza, in cui siamo ancora immersi, la situazione è ovviamente peggiorata».
«Si sono resi necessari degli interventi – aggiunge – che nella prima fase il governo Conte ha messo in atto per tutelare i lavoratori fragili dipendenti, concedendo permessi e congedi ulteriori per non rischiare di essere infettati da Sars-CoV-2 e incentivi per i lavoratori a partita Iva. Al momento questi interventi non sono stati reiterati e questo rende la situazione dei malati oncologici pericolosamente a rischio».
Lo scorso 23 ottobre, in occasione della Giornata nazionale del malato oncologico, Favo ha richiesto con forza l’approvazione del Piano oncologico nazionale. «Una richiesta – spiega Iannelli – contenuta anche nel rapporto dell’Osservatorio sulla “Condizione assistenziale del malato oncologico”, perché si possa innovare l’oncologia basandosi sull’esperienza emergenziale della pandemia di Covid-19».
Tra le necessità campeggia per prima quella di potenziare la medicina territoriale. «Per i malati oncologici in condizioni di cronicità il territorio può essere una risposta importante e adeguata – delinea il segretario Favo -. Significa potenziare la presenza dell’infermiere di famiglia e di comunità sempre sul territorio, come ausilio al medico di medicina generale e al medico oncologo. Così come potenziare la sanità digitale e la telemedicina, come integrazione rispetto alle visite dirette in persona».
Dal Parlamento c’è stata grande attenzione alle richieste. La Camera grazie all’onorevole Carnevali ha presentato una risoluzione che verrà discussa prossimamente in Commissione e così ha fatto l’onorevole Binetti in Senato. «In queste mozioni sono conservati tutti i punti perché possa ripartire l’oncologia e per evitare che questa emergenza epidemica provochi sia un aumento dei casi di cancro diagnosticato in ritardo, quindi con maggiori difficoltà di cura, sia il rischio di aumento delle persone che moriranno per cancro», prosegue Iannelli. «Questo è bene che si sappia: purtroppo il cancro non aspetta che il Covid finisca, quindi ci dobbiamo muovere subito».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato