Pubblicato il volume Aiom “I numeri del cancro nel 2020” con tutte le principali personalità della ricerca oncologica. Scende il totale delle diagnosi negli uomini, mentre sale per le donne. Sottolineata l’importanza dello stile di vita nella prevenzione
Arrivano a 377mila le nuove diagnosi di cancro previste quest’anno in Italia. In aumento nelle donne, che nel 2019 segnavano 175mila nel 2019 e oggi invece sono 182mila. Ridotte invece tra gli uomini, con 195mila contro le 196mila dello scorso anno. Sono “I numeri del cancro in Italia 2020” nel volume, giunto alla sua decima edizione, che delinea lo status quo di diagnosi e terapie oncologiche. Presentati oggi all’Istituto Superiore di Sanità e curati da Aiom, Airtum, Siapec, Fondazione Aiom, Passi e Passi d’Argento.
Con due versioni del testo, una più tecnica per gli operatori e una più informativa per i cittadini e i pazienti, l’iniziativa si propone di dare notizie sul cancro con chiarezza e precisione. Anche se, ci tiene a precisare il presidente Aiom Giordano Beretta: «Si tratta di stime che vanno verificate, in quanto proiezioni basate su fattori che possono cambiare nel tempo». Di cui, probabilmente, avremo certezza solo l’anno prossimo.
Le stime disegnano comunque uno svantaggio a carico delle donne, con 6mila casi in più rispetto allo scorso anno. Il carcinoma alla mammella è il più diagnosticato, con 54.976 casi e il 14% di tutte le nuove diagnosi. Seguono il tumore al colon-retto (43.702), al polmone (40.882) e alla prostata (36.074). Da evidenziare la crescita, nel sesso femminile, con un preoccupante +3,4% del carcinoma polmonare. «Legato all’aumento del fumo di sigaretta tra le donne», specifica Beretta, in quanto fattore principale di rischio. In aumento anche tumore al pancreas e melanoma, del 20%. «Qui scontiamo – aggiunge il presidente Aiom – il conto dei lettini solari, diffusi 10 anni fa e bilanciamo con una maggiore attenzione data ai nei e al riconoscimento precoce della patologia».
Diverso è il caso per il tumore al colon-retto, in netto calo in entrambi i sessi. «Dopo il 2013 – spiega Beretta – in cui le diagnosi hanno raggiunto il picco di 54.600, c’è stata una costante discesa. Quest’anno segnaliamo l’11% in meno rispetto al 2019. Grazie anche all’efficacia di screening e trattamento».
Prevenzione e nuove terapie hanno avuto successo in tutte le neoplasie. Causando un importante aumento delle persone che sopravvivono dopo la diagnosi. Ora 3,6 milioni, circa il 5,7% della popolazione in salita del 37% rispetto a 10 anni fa. «Un paziente su quattro è tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione non oncologica della stessa età», continua Beretta. «È stato stimato – aggiunge Massimo Rugge, presidente Airtum – che oltre la metà delle donne, a cui è stato diagnosticato un cancro, sono guarite o destinate a guarire (frazione di guarigione del 52%). Tra gli uomini, questa percentuale è più bassa (39%) a causa della maggior frequenza di tumori a prognosi più severa che specifica come nelle donne si tocchi soglia 52%».
La mortalità rispetto al 2015 è in diminuzione sia negli uomini (-6%) che nelle donne (-4,2%). Il carcinoma del polmone costituisce ancora la più frequente causa di morte oncologica (18,8%), seguito dal colon-retto e ano (10,8%), mammella femminile (7,2%), pancreas (6,9%) e fegato (5,1%).
Con il suo intervento Stefania Gori, presidente della Fondazione Aiom, commenta invece il vasto numero di nuovi casi di tumore evitabili, con una percentuale che tocca il 40%. «In Italia – spiega – i fattori di rischio comportamentali, che implicano stili di vita sbagliati, sono responsabili di quasi 65mila decessi oncologici». Fumo, alcol ed eccesso ponderale, in questo ordine, generano da soli queste cifre.
Maria Masocco, responsabile scientifico di Passi e Passi d’Argento ha calcolato le incidenze degli stili di vita sbagliati sugli italiani. «Il numero dei tabagisti è in diminuzione – spiega l’esperta – ma uno su quattro, dai 18 ai 69 anni, ancora fuma. Più frequentemente tra i soggetti meno scolarizzati e più poveri». Il 17% degli adulti consuma troppo alcol, il 32% è in sovrappeso (di cui l’11% obeso) e il 35% ha abitudini sedentarie. Ma nel caso dell’alcol è la popolazione più istruita e con maggiori risorse economiche a soffrirne, così come i più giovani con il binge-drinking.
«Eppure – prosegue – fra gli over 65enni con diagnosi di tumore, l’11% ancora fuma, il 18% fa un consumo eccessivo di alcol, il 15% è obeso e il 40% sedentario, come si osserva fra le persone libere da cronicità. Dunque ancora molto si può fare nella promozione di corretti stili di vita, prima ma anche dopo una diagnosi di tumore».
Gli esperti hanno ribadito che per ora l’effetto di Covid-19 e della pandemia non è visibile nei numeri stimati. Solo l’anno prossimo si sarà in grado di interpretare quanto la lentezza nella ripresa degli screening e i mesi di lockdown abbiano influito sulle diagnosi di tumore. Tuttavia, ha ricordato Beretta: «Covid non sia alibi per non modificare il proprio stile di vita. A differenza di questo virus il cancro non scomparirà. La mascherina del tumore è il comportarsi correttamente e in maniera sana, il distanziamento sociale del tumore è mangiare in un certo modo e fare attività».
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