Salute 25 Gennaio 2021 16:30

Cani antiCovid, prime sperimentazioni in Italia. Decaro: «Attendibilità tra il 75 e il 95%, ma pochi studi»

A Bolzano e Cuneo i primi “cani molecolari” incaricati di scovare i positivi: non cercano il virus ma alcune sostanze presenti nei fluidi biologici. Nicola Decaro, Professore di Malattie infettive degli animali: «Hanno 300 milioni di recettori olfattivi contro i 5-6 milioni dell’uomo. Studi aprono prospettive interessanti»
Cani antiCovid, prime sperimentazioni in Italia. Decaro: «Attendibilità tra il 75 e il 95%, ma pochi studi»

Che il cane sia il miglior amico dell’uomo è fuori discussione. Ma certo, che gli amici a quattro zampe potessero rivelarsi preziosi alleati anche nella lotta al Covid, in pochi se lo aspettavano. I cosiddetti “cani molecolari” sembrano infatti capaci di scovare la presenza del virus annusando indumenti o mascherine.

In Italia le prime sperimentazioni sono partite a Bolzano e Cuneo. In Alto Adige, gli studenti hanno trovato i cani addestrati presso il liceo scientifico di lingua tedesca “Peter Anich”. Nell’aula magna dell’istituto hanno annusato le mascherine degli studenti, depositate in vaschette di cartone. In caso di sospetto si accucciavano e lo studente volontariamente si sottoponeva al tampone. Nelle prossime settimane circa 2.300 studenti e studentesse di tre diversi livelli scolastici di alcune località dell’Alto Adige saranno sottoposti a questo particolare screening. A Cuneo invece il progetto pilota è partito al locale aeroporto dopo i promettenti risultati della sperimentazione allo scalo di Helsinki-Vantaa dove nel 95% dei casi i cani sono risultati capaci di identificare i soggetti portatori del virus anche cinque giorni prima che manifestino i sintomi.

Decaro: «Fiuto 100 volte superiore all’uomo»

«L’eccezionale abilità dei cani è il fiuto: hanno un numero di recettori olfattivi fino a 100 volte superiore all’uomo. Nell’uomo ci sono circa 5-6 milioni di recettori mentre nel cane 300 milioni – spiega a Sanità Informazione Nicola Decaro, consulente Fnovi e Professore ordinario di Malattie infettive degli animali all’Università di Bari -. Ciò conferisce a questa specie animale, opportunamente addestrata, la capacità di rilevare tracce di determinate molecole. Lasciando stare quello che accade per gli esplosivi e per le droghe, già per i tumori ci sono sperimentazioni in corso con degli ottimi risultati: la metodica si basa sulla capacità di questi animali di individuare dei metaboliti che possono essere presenti in vari fluidi biologici, come il sudore o la saliva di persone affette da tumore».

Com’è noto il fiuto dei cani viene già utilizzato in diversi ambiti: per scovare gli esplosivi, per la ricerca di stupefacenti e, in fase sperimentale, per l’individuazione dei pazienti oncologici. Nell’emergenza Covid potrebbero essere impiegati con successo non solo negli aeroporti, ma anche nei Pronto Soccorso, nei contesti di emergenza e di assembramento in cui la velocità e l’affidabilità dell’analisi sono determinanti.

Decaro tuttavia invita alla cautela: «Ci sono pochissimi lavori al momento. Gli studi finora pubblicati sono basati su un risultato ottenuto da un numero molto limitato di cani, otto-nove cani tutti di razza pastore tedesco o simili. Al momento gli studi preliminari dimostrano che l’attendibilità oscilla dal 75 al 95%, abbastanza buona».

Persone infette emanano composizione di metaboliti da saliva e sudore

Semplice il principio su cui si basa questa metodica: «Si parte dall’assunto che le persone infette dal virus possono eliminare attraverso il sudore, la saliva ed altri secreti una particolare composizione di metaboliti che noi non conosciamo ma che il cane opportunamente addestrato può riconoscere – spiega ancora Decaro -. Gli studi più avanzati si basano sul sudore. Hanno prelevato il sudore da alcune maglie tenute tutta la notte da persone Covid positive e Covid negative e poi li hanno addestrati a riconoscere quale fossero quelle di soggetti positivi. Evidentemente c’è una diversa composizione di metaboliti di particolari molecole (che non sappiamo quali sono) che sono presenti nel sudore delle persone Covid positive e assenti nel sudore delle persone Covid negative. Non cercano il virus ma cercano determinate sostanze, composti organici volatili».

Le razze più utilizzate sono il pastore tedesco e il malinois, una variante belga del pastore tedesco, soprattutto perché sono quelle più semplici da addestrare. Attenzione però a non fare avvicinare troppo i cani a materiale infetto: «Il cane non è un animale estremamente recettivo ma annusare le mascherine degli studenti rischia di far infettare gli animali – conclude Decaro -. L’infezione del cane non è un grosso problema perché in genere è asintomatica e il cane non si è dimostrato in grado di trasmettere l’infezione all’uomo. Però io più che altro starei molto attento a far usare proprio le mascherine: nelle sperimentazioni, quando hanno utilizzato la saliva dei pazienti Covid positivi, hanno inattivato il virus con il calore. Anche se sappiamo che il cane non è ricettivo all’infezione, per un principio di massima cautela eviterei di farli lavorare sulle mascherine».

 

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