Uno studio europeo rivela: Italia al primo posto per il consumo di marjuana tra i ragazzi con conseguenze che possono essere devastanti dal punto di vista neurologico. Maisano (psicologa e psicoterapeuta Fatebenefratelli Sacco): «La risonanza magnetica rivela aree cerebrali danneggiate che possono col tempo compromettere funzioni percettive e cognitive dell’individuo»
Per 66 mila ragazzi la cannabis a 13 anni è una scomoda alleata per superare stress, inadeguatezza, paure. Lo dice l’European Monitoring Centre for Drugs Addiction (EMCDDA) che nell’ultimo report ha evidenziato il triste primato che l’Italia condivide con la Francia. Non solo, il 27,2% della popolazione italiana ha fatto uso almeno una volta nella propria vita di cannabis e il 15,4% tra i 15 e i 34 anni, ovvero 1,85 milioni di italiani, nell’ultimo anno.
Numeri che trovano conferma nelle parole di Francesca Maisano psicologa e psicoterapeuta della Casa Pediatrica dell’ospedale Fatebenefratelli Sacco di Milano. «Purtroppo, i dati ci dicono che i ragazzi iniziano a fare uso di sostanze stupefacenti in particolare cannabis e droghe sintetiche, ma aggiungerei alcol, già a dieci, undici anni. Abbiamo ragazzini che fumano prima di entrare in classe già alle medie – racconta -. Con conseguenze che possono essere devastanti dal punto di vista neurologico. L’abuso può provocare danni anatomo-funzionali a un cervello in pieno sviluppo quale quello degli adolescenti. Le sostanze tossiche presenti nella cannabis, infatti, influenzano i processi neurologici di maturazione, compromettendo con il tempo le funzioni percettive e cognitive dell’individuo»
Proprio un recente studio realizzato nel 2021 e pubblicato sulla prestigiosa rivista Jama Psichiatry, ha messo in evidenza alcuni dati e quelle che possono essere le conseguenze a livello cerebrale di un uso costante di cannabis a partire dall’adolescenza. Il 42% dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni fa uso abituale di cannabis. E’ la sostanza più consumata dagli italiani e più popolare tra i giovani dai 15 e i 19 anni. Su un campione di 799 adolescenti monitorati per 5 anni è emerso, infatti, che in coloro che avevano avuto un consumo continuativo di cannabis si associava un assottigliamento della corteccia prefrontale, la regione dell’encefalo che interviene nel controllo degli impulsi, delle emozioni, dei rischi e delle valutazioni a lungo termine e che completa la sua maturazione intorno ai 20, 21 anni. Negli adolescenti che fanno uso di cannabis è dunque più facile l’insorgenza di una dipendenza dalle droghe, mentre è stato dimostrato che l’uso precoce e prolungato di marjuana causa alterazioni della connettività cerebrale che a sua volta è alla base di deficit cognitivi e di una maggiore vulnerabilità a disturbi psicotici, schizofrenici oltre che a depressione e ansia. «Attraverso la risonanza magnetica nei ragazzi che consumano cannabis si possono riscontrare aree cerebrali danneggiate e anche delle ripercussioni a lungo termine con l’insorgenza in questi soggetti di depressione e ansia», rimarca Maisano.
L’uso di cannabis ha effetti neurologici sugli adolescenti che ne fanno uso, occorre capire allora come intervenire per limitare il consumo e ridurre i danni che provoca sui ragazzi. Casa Pediatrica per far fronte al problema del consumo di droghe e alcol tra gli adolescenti ha realizzato uno spazio coinvolgendo i genitori, che spesso ignorano il problema. «In particolare, quando si parla di sostanze stupefacenti la maggior parte delle volte mamma e papà non comprendono la gravità della situazione – ammette la psicologa – in molti casi negano che il proprio figlio o figlia possa farne uso, altre volte scaricano le responsabilità su amici e conoscenti, mentre in situazioni estreme fumano con loro, accreditando quindi il comportamento dannoso. Ciò che manca ai ragazzi è l’attenzione, ai genitori la volontà di ascoltare, ne consegue una deriva che fa precipitare gli adolescenti nel limbo della dipendenza».
Si comincia da sigarette elettroniche e alcol a 10/11 anni per poi passare a 12/13 anni alle canne sempre con maggiore frequenza senza rendersene conto. Allora un diario su cui annotare il numero delle canne che si consumano in un giorno diventa uno strumento per acquisire consapevolezza «Sono adolescenti che fanno di tutto pur di attirare l’attenzione dei genitori – sottolinea la psicologa del Fatebenefratelli -, e per questo non si nascondono. Bevono e fumano a casa, oppure prima di entrare in classe la mattina e questo pone un altro quesito: possibile che gli insegnanti non riconoscano un ragazzino alterato dalla droga? Per questo è opportuno coinvolgere scuola e insegnanti affinché sappiano cogliere i segnali che questi giovani mandano». Alla Casa Pediatrica si lavora sulle manifestazioni ansiose che esprimono i ragazzi, le preoccupazioni che incontrano a livello scolastico e relazionale, anche con i coetanei. «Cerchiamo di far capire loro che una volta finito l’effetto della droga, si trovano con gli stessi problemi di prima – sottolinea Maisano – ed allora cerchiamo di individuare cosa li porti a stare male facendo capire, con l’ausilio del diario, come col tempo il consumo della droga aumenta mentre il benessere effimero dura sempre meno. C’è una carenza affettiva profonda alla base del disagio su cui bisogna lavorare con i genitori e la scuola. Per uscire dal tunnel ci vogliono anni ancor più se c’è una predisposizione ad un disturbo psichiatrico, in quel caso il soggetto lo sviluppa maggiormente se posto in alcune condizioni sfavorevoli».
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