«Molti medici – spiega la Presidente LICE Laura Tassi – privi delle corrette credenziali cliniche e scientifiche nel settore dell’Epilessia, inducono rischiosi tentativi terapeutici con sostanze che possono causare anche gravi conseguenze e riguardo le quali non esistono studi di efficacia e sicurezza»
Nella diagnosi e cura delle Epilessie, soprattutto per impostare la terapia delle forme rare e severe, è importante affidarsi a neurologi, neuropsichiatri infantili e pediatri esperti. A ribadirlo è la Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) perché «ogni paziente presenta una storia clinica differente e solo un medico esperto nella gestione delle epilessie è in grado di stabilire il percorso terapeutico più idoneo».
Un concetto valido ancor di più quando si ha a che fare con i derivati della Cannabis e, nello specifico, con il Cannabidiolo (CBD), una molecola che negli ultimi anni ha destato grande interesse come ulteriore soluzione terapeutica per il trattamento di alcune Epilessie farmaco-resistenti.
«Assistiamo con preoccupazione ad una escalation della pubblicità di prodotti contenenti derivati della Cannabis, il più delle volte senza avere nemmeno la certezza della qualità e della quantità dei principi attivi contenuti nei prodotti stessi, venduti per lo più attraverso Internet. Molti medici – spiega la Presidente LICE Laura Tassi – privi delle corrette credenziali cliniche e scientifiche nel settore dell’Epilessia, si presentano come esperti sia della patologia che della sua cura, inducendo a rischiosi tentativi terapeutici con sostanze che possono causare anche gravi conseguenze e riguardo le quali non esistono studi di efficacia e sicurezza. Infine, sono già state presentate specifiche richieste alle Istituzioni a livello regionale per estendere l’utilizzo della “Cannabis Medica” per qualunque forma di Epilessia, pur in assenza di evidenze scientifiche».
La prescrizione di una terapia a base di Cannabidiolo (CBD) per trattare le crisi epilettiche da parte di un medico non esperto nella gestione delle epilessie «è potenzialmente pericolosa e controproducente – prosegue la LICE -. Malgrado non abbia effetti psicotropi come altri cannabinoidi (es. THC), il Cannabidiolo (CBD) non deve essere considerato innocuo poiché presenta rischi concreti se non utilizzato sotto il controllo di un epilettologo esperto. Numerose variabili possono influenzare l’esposizione ai rischi o ai benefici del Cannabidiolo (CBD), aspetti che possono essere gestiti principalmente attraverso la prescrizione ed il corretto monitoraggio da parte del proprio medico specialista. Infine, si ricorda che, ad oggi, le evidenze scientifiche hanno dimostrato l’efficacia del Cannabidiolo (CBD) come preparato farmaceutico soltanto in alcune rare forme di epilessia e, malgrado sia verosimile che ci possano essere benefici clinici anche in altre forme di epilessia, ciò non è al momento provato. Ancor meno nota è l’efficacia e la tossicità di altri principi attivi presenti nei derivati della cannabis».
Le evidenze scientifiche a supporto dell’uso di Cannabidiolo (CBD) come preparato farmaceutico, «non possono e non devono essere estese anche all’utilizzo della Cannabis. Questo – evidenzia la LICE – sia per la presenza di altri cannabinoidi che potrebbero avere effetti opposti sia perché non ci sono dati a supporto di un favorevole rapporto rischio/beneficio. Per le evidenze scientifiche fino ad ora prodotte, l’uso medico della Cannabis può rappresentare un trattamento di supporto ai trattamenti standard se non hanno prodotto gli effetti desiderati o hanno provocato effetti secondari non tollerabili».
La pandemia ha messo in luce i progressi della ricerca scientifica e le conseguenti applicazioni in ambito clinico. «Affidiamoci sempre al medico specialista nella diagnosi e cura delle diverse forme di Epilessia – conclude il Past-President di LICE Oriano Mecarelli – è il solo che potrà consigliare le soluzioni terapeutiche migliori, basate sulle evidenze scientifiche, e quindi con profili di sicurezza ed efficacia documentati e approvate dalle competenti autorità regolatorie».
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