Ambrosetto (neurologo): «I pazienti comprendano che non stanno fumando uno spinello ma assumendo un farmaco». Parlano gli esperti del Gruppo di ricerca sulla Cannabis Terapeutica istituito dalla Lega Italiana contro l’Epilessia
«La Cannabis terapeutica è efficace contro l’epilessia, in particolare contro alcune forme rare come la sindrome di Dravet (associata a disturbi dello sviluppo neurologico, che insorge nel primo anno di vita nei lattanti, ndr) o la sindrome di Lennox–Gastaut (del gruppo delle encefalopatie epilettiche gravi dell’infanzia, ndr)». A dare la buona notizia è Monica Lodi, neurologa pediatrica del Centro Regionale Epilessia e Neurologia infantile dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano e coordinatore del Gruppo di studio sulla Cannabis terapeutica della Lice, la Lega italiana contro l’epilessia.
«In Italia, per il momento – ha spiegato Lodi – l’informazione è abbastanza superficiale ed, invece, sarebbe importante fornire indicazioni precise su prescrizione e utilizzo del prodotto. Finora, purtroppo, la distribuzione è stata lasciata nelle mani del fai-da-te che ha procurato non pochi problemi. Un utilizzo inappropriato della sostanza la rende assolutamente inefficace».
Proprio per migliorare la conoscenza sull’argomento Giovanni Ambrosetto, professore e neurologo dell’Alma Mater di Bologna, che ha dedicato gli ultimi 50 anni della sua vita a studiare gli effetti benefici della cannabis sulla salute, propone l’apertura di un portale web dedicato: «In Italia c’è disinformazione non solo su questo specifico impiego della cannabis, ma sulla marijuana in genere. Per questo – ha aggiunto – sarebbe meglio creare un sito specializzato sull’argomento che dia indicazioni precise sia ai medici, su prescrizioni e indicazioni terapeutiche, che ai pazienti, per fargli comprendere che quando utilizzano la cannabis terapeutica non stanno fumando uno spinello, ma stanno semplicemente assumendo un farmaco».
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Una decina di anni fa, infatti, il dibattito sulla cannabis utilizzata a scopi terapeutici era concentrato quasi esclusivamente sulle proprietà del tetraidrocannabinolo (THC), la sostanza psicoattiva che identifica la marjuana come stupefacente. Oggi le cose sono bene diverse: «Quando parliamo di cannabis terapeutica – ha sottolineato Lodi – ci riferiamo al cannabidiolo (CBD), sostanza non psicoattiva della cannabis. È questa ad aver mostrato la sua efficacia contro l’epilessia, in particolare contro alcune forme rare».
Prescrivere cannabis ad uso terapeutico, in Italia, è legale. In base a quanto indicato a dicembre 2013 dal ministero della Salute, le prescrizioni devono seguire i dettami della Legge “Di Bella” (Legge 94/98): il medico può prescrivere una preparazione magistrale galenica con una normale ricetta non ripetibile su ricettario privato, la cosiddetta ricetta bianca. Il costo del prodotto è, di conseguenza, a totale carico del paziente.
Una soluzione a cui ricorrono alcuni specialisti, un numero ben lontano dalla maggioranza. «I medici che attualmente utilizzano la cannabis terapeutica – ha specificato Ambrosetto – la prescrivono richiedendo dei preparati galenici in farmacia, indicando la precisa percentuale di cannabidiolo che deve essere contenuta. Ma si tratta di sostanze poco note. Solo alcuni addetti ai lavori, che conoscono perfettamente il problema marijuana anche come consumo ludico, sono in grado di utilizzare questi prodotti, che non hanno ancora la “veste” di un vero farmaco».
Una situazione intricata che, per anni, ha confuso soprattutto i pazienti, ma che potrebbe finalmente trovare maggiore chiarezza entro la fine del prossimo anno. Data in cui, con molta probabilità, verrà immesso sul mercato un medicinale specifico: «Tra pochi mesi – ha rassicurato Ambrosetto – sarà commercializzato anche in Italia un farmaco a base di cannabis terapeutica costituito – ha concluso – al 98% proprio da CBD, il cannabidiolo».