Il segretario del sindacato dei medici Troise attacca le scelte dei partiti. «Persone serie e competenti sostitute spesso con amici di e figli di». Nel mirino i nomi del Partito democratico e la scelta di non confermare il responsabile del Dipartimento salute: «O non interessa la materia o non si ha fiducia in chi è stato chiamato a prepararla»
Il caos nelle liste elettorali coinvolge anche il mondo della sanità, con tanti parlamentari molto attivi in questo campo che non saranno ricandidati alla tornata elettorale del 4 marzo. Scelte, quelle dei partiti, finite nel mirino del sindacato Anaao Assomed, che parla di «sanità espulsa dalle liste elettorali». Il segretario Costantino Troise si focalizza in particolare sul Partito democratico: «Le liste del Pd escludono la maggior parte di coloro che si sono occupati di sanità nella legislatura appena conclusa e in quelle precedenti: fuori la capogruppo nella Commissione sanità della Camera e a rischio la presidente di quella del Senato, fuori parlamentari storici difensori del Ssn, fuori gli autori di una delle poche leggi di iniziativa parlamentare, attesa da 15 anni in un settore come la sicurezza delle cure e la responsabilità dei professionisti».
Il riferimento è all’esclusione del responsabile Sanità del Pd Federico Gelli, della capogruppo Commissione Affari Sociali della Camera Donata Lenzi e alla candidatura della presidente della Commissione Sanità del Senato Emilia Grazia De Biasi, che correrà alla Camera, senza ‘paracadute’, nel difficile collegio uninominale di Milano 5. «Persone serie e competenti» per Troise mandate via per aprire «a un ‘ricambio fisiologico’ costituito da figli di, nipoti di, amici di, in qualche caso corredati di avvisi di garanzia, rinvii a giudizio, condanne. In un clima di veleni, lacrime, delusioni e illusioni, i candidati eccellenti sono stati collocati nei collegi uninominali, senza resistere al fascino indiscreto del paracadute, meglio se più di uno».
Troise poi centra il suo ragionamento sull’esclusione di Gelli, firmatario della legge sulla responsabilità dei medici e da tempo al lavoro sul programma sanità dei dem. «La decisione di lasciare fuori il proprio responsabile del Dipartimento sanità, che da mesi sta coordinando i lavori per la stesura del programma per le elezioni è stupefacente. Delle due l’una: o non interessa la materia, e allora il programma è solo uno specchietto per le allodole, o non si ha fiducia in chi è stato chiamato a prepararla, e allora non si vede perché affidargli l’incarico solo pochi mesi fa».
Infine l’amara conclusione: «Se qualcuno aveva dei dubbi è servito: la sanità pubblica, e quindi la salute degli italiani, non è stata nell’agenda del governo in carica perché non era nell’agenda del partito di maggioranza. Che, forse, nemmeno si è accorto che il suo Governo ha preferito scommettere contro se stesso investendo i soldi dei libretti postali nella sanità privata e dare spazio a secondi e terzi pilastri, piuttosto che finanziare il Ssn. Il Pd ha perso la salute. E la prognosi rimane riservata», è la diagnosi di Troise.