Criptovalute, pubblica amministrazione e voto elettronico, le mille applicazioni di questa nuova tecnologia: per il giovane deputato Cinque Stelle è importante investire nelle nuove tecnologie: «Noi M5S siamo ben consci di queste opportunità. Mi auguro che anche le altre forze politiche si allineino e inizino anche loro a promuovere delle cose che sono per il bene comune»
La politica italiana è in ritardo nel supporto alle tecnologie basate sulla blockchain che potrebbero avere un importante campo di applicazione proprio nella sanità. Lo sostiene il deputato del Movimento Cinque Stelle Luca Carabetta, 26 anni, esperto di nuove tecnologie e fondatore della startup Trivo, tra i 27 under 30 del Parlamento, eletto in Piemonte. «I dati sanitari sono forse i dati più pericolosi dal punto di vista della privacy e trattarli in maniera trasparente con blockchain può essere un’ottima idea», spiega Carabetta a Sanità Informazione.
Onorevole, lei è un giovane parlamentare del M5S. Sappiamo che quella delle criptovalute è stata sempre una battaglia del movimento. Lei sostiene che se facessimo un sondaggio in Parlamento pochi dei mille parlamentari saprebbero di cosa stiamo parlando…
«Quello che ho sottolineato è soprattutto che la politica deve essere conscia di questa tecnologia e delle opportunità che genera. La politica deve sapere quello che sta succedendo nel mondo e non mi riferisco solo alle criptovalute ma a tutte le implicazioni dirette di questa tecnologia. Io ho citato la supply chain per sostenere il made in Italy o le tecnologie applicabili all’energia che abbiamo già promosso con delle iniziative al Parlamento europeo. Sono cose di interesse nazionale e io sono un po’ preoccupato per il nuovo Parlamento. Perché è vero, noi M5S siamo in forze e siamo ben consci di queste opportunità. Mi auguro che anche le altre forze politiche si allineino e inizino anche loro a promuovere delle cose che sono per il bene comune».
LEGGI ANCHE: MIRKO DE MALDE’ (COO LYNKEUS): «COME PROTEGGERE I NOSTRI DATI SANITARI? CON LA BLOCKCHAIN»
Si fa spesso il parallelo con quello che è successo con il web. Anche il web all’inizio ha avuto dei momenti di alti e bassi e si era creata una bolla, ma poi ha cambiato il mondo. Nel giro di 20-30 anni la Silicon Valley ha portato un cambiamento enorme dal punto di vista economico e produttivo. Ora c’è l’idea che anche la blockchain possa portare questa rivoluzione.
«L’idea della bolla del dott-com è molto interessante e ben applicabile a quello che stiamo vivendo oggi. Oggi tutti dicono ‘la bolla bitcoin è scoppiata’. Abbiamo le nuove Amazon, le nuove Facebook che si riveleranno tra anni magari attraverso delle lunghe fasi di ristrutturazioni del proprio business. Abbiamo una modalità diversa di vedere il mondo e abbiamo una tecnologia pronta a sostenere degli ecosistemi. Tutto sta solo nel capirlo, nell’investire delle risorse nell’ottica di uno Stato innovatore, quindi di uno Stato che dice ai cittadini ‘io faccio il possibile per far nascere delle nuove imprese, per stimolare la ricerca’. Penso che nell’arco di qualche anno avremo dei risultati e spero che potremo guardare indietro dicendo ‘meno male che siamo riusciti ad intercettare questa nuova opportunità’».
Quali sono le frontiere che lei vede più interessanti, a parte le criptovalute, nell’applicazione della blockchain?
«Quello in cui la blockchain può trovare applicazione è sicuramente l’introduzione del digitale nei processi democratici o comunque nella pubblica amministrazione. Vero, la blockchain può avere un ruolo fondamentale, una delle frontiere potrebbe essere il voto elettronico. Però in generale abbiamo la possibilità di ristrutturare la pubblica amministrazione con tutti i servizi che sono disponibili nel mercato. Dopo di che tutto quello che ruota intorno alle smart cities, a partire dall’internet of things, cioè avere dei dispositivi interconnessi tra di loro e connessi in rete per il monitoraggio del traffico o dei consumi energetici e per erogare dei servizi più mirati alla città. E naturalmente, per finire, l’intelligenza artificiale, quindi avere dei sistemi e delle macchine sempre più autonomi, sempre più intelligenti e sempre più in grado di prevedere cosa succederà nel futuro. Questa la chiamiamo quarta rivoluzione industriale non a caso. Sono dei cambi di paradigma radicali».
Abbiamo visto anche esempi di applicazioni della blockchain per esempio nella sanità. Dal dato sanitario all’internet of things che può, insieme alla blockchain, garantire la sicurezza di un dato sensibile.
«Quando parliamo di registro delle informazioni sicuramente la tecnologia blockchain ci viene in soccorso con i suoi principi fondanti: è trasparente, è distribuita, è sicura. Quindi i dati sanitari sono forse i dati più pericolosi dal punto di vista della privacy e trattarli in maniera trasparente con blockchain può essere un’ottima idea. Su questa linea penso al catasto: in Italia c’è un grosso problema, cioè non sappiamo dove sono le case e cosa ci sia dentro. Perché il catasto è ancora gestito a livello di micro-amministrazioni che non promuovono iniziative per capire effettivamente quali siano le nostre risorse. Lo Stato può fare molto, può attivare uno strumento digitale, magari basato su blockchain, per cui si è in grado di vedere in formato digitale tutti gli edifici e tutte le aree di proprietà anche del demanio e vedere le modifiche fatte nel tempo. Quindi un vero e proprio registro temporale. La tecnologia blockchain serve a questo, avremo migliaia di applicazioni».