«Finalmente politica e istituzioni stanno dedicando attenzione a questa figura che ha un ruolo determinante nel welfare salute. Sono fiduciosa che si troveranno convergenze», così Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera
Sono un vero e proprio esercito le donne caregiver che “si prendono cura” di familiari ammalati, figli, partner o più spesso genitori con diversi gradi di intensità. Lo fanno 86 donne su 100. Un terzo di queste si occupa dei propri cari senza aiuti, solo la metà fa affidamento su collaborazioni saltuarie in famiglia e soltanto nel 14% dei casi si appoggia a un aiuto esterno. Per le donne lavoratrici la situazione si aggrava ulteriormente dal momento che solo 1 su 4 può avere accesso al part-time, allo smart working o agli asili assistenziali. A fornire il profilo dei caregiver, il Libro bianco 2018 “La salute della donna – Caregiving, salute e qualità della vita” di Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, grazie alla collaborazione di Farmindustria, presentato oggi a Roma.
«La donna – sostiene Francesca Merzagora, Presidente di Onda -, è al centro del sistema salute, ma anche del processo di cura dei soggetti più fragili e ciò determina un carico assistenziale che impatta notevolmente sulla salute e sulla qualità della vita».
«Farmindustria non può non essere sensibile al tema del caregiver», sottolinea Massimo Scaccabarozzi, Presidente Farmindustria. «Nel nostro mondo ci sono tantissime donne e, vista la loro importanza sociale all’interno delle famiglie, dobbiamo prestare attenzione a questa particolarità che fa parte del nostro settore. L’attenzione in questo senso ci porta ad agevolare la figura del caregiver con sistemi di welfare che vadano incontro alle esigenze della comunità. Tutto ciò va in una direzione di dibattito per dare valore a questa figura e alla sua funzione nella società».
Il carico di lavoro che il caregiver si trova ad affrontare quotidianamente, che va dall’accudimento generale a compiti propriamente infermieristici come eseguire medicazioni e somministrare farmaci a mansioni burocratiche, ha un forte impatto sulla salute psicofisica e sullo stile di vita. «Se non ci fosse il lavoro silenzioso dei caregiver familiari il sistema non reggerebbe – afferma Rossana Boldi, vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera -. Credo che finalmente anche l’istituzione si sia resa conto di questo valore e la prova è che in Senato si stanno esaminando disegni di legge sulla valorizzazione della figura del caregiver e su quello che si può fare per aiutarlo. Sono fiduciosa che si troveranno convergenze».
«Oggi siamo consapevoli che l’attenzione volta al caregiver equivale al prendersi cura del paziente medesimo -, commenta Vincenzo Silani, Direttore U.O. Neurologia e Stroke Unit, IRCCS Istituto Auxologico Italiano, Milano -. La donna, compagna o badante, rappresenta l’ossatura del sistema di caregiving. Questo ruolo, spesso sottostimato, è al contrario centrale fino a meritare un’attenzione particolare sia nella formazione assistenziale medica che educativa più ampia. L’Università degli Studi di Milano ha infatti organizzato dal 2005 un corso di formazione per assistenti familiari di pazienti con malattie neurologiche avanzate, contribuendo in modo determinante a rendere più efficace la presa in carico del paziente in Italia».