Il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo: «Capiamo che l’assessore debba fare qualcosa per far fronte alle deficienze accumulate negli anni passati, ma ci sono criticità nell’impiegare neolaureati in aree di emergenza dove in pochi minuti si deve essere in grado di salvare una vita»
Anche la Sicilia pensa di assumere neolaureati nei Pronto soccorso per far fronte alla carenza di specialisti. Sembra essere la soluzione più gettonata dalle Regioni, questa, per mettere una toppa ad una situazione che si fa di settimana in settimana più preoccupante. Se è unanime la convinzione di dover aumentare i posti nelle scuole di specializzazione, sono diverse le posizioni sulle possibili soluzioni da mettere in campo nell’immediato.
Il provvedimento prevede che i medici svolgano un corso di circa 360 ore che costerà intorno ai duemila euro presso il Cefpas, l’ente di formazione sanitaria della Regione, poi saranno impiegati per due anni con un contratto a tempo determinato dal valore di 22mila euro lordi all’anno. Cgil Medici e Fials si sono espresse a favore dell’iniziativa, mentre Cimo e Siaarti si sono schierate contro. Intermedia la posizione del presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato, che ai nostri microfoni racconta di essersi confrontato sul tema con l’assessore alla Salute Ruggero Razza: «Bisogna comprendere perché siamo arrivati a questo punto. Le Regioni stanno prendendo queste decisioni perché sono costrette a tamponare adesso le deficienze accumulate negli anni passati. E forse già è troppo tardi. Quindi reputiamo positivo il fatto che venga loro almeno offerta la possibilità di frequentare dei corsi di formazione presso l’ente della Regione, ma evidenziamo comunque le criticità legate all’impiego di neolaureati nei Pronto soccorso e nelle aree di emergenza dove, tra l’altro, in pochi minuti un medico deve saper salvare una vita».
«Come spesso accade in Italia – prosegue Toti Amato – bisogna trovarsi dinanzi alle urgenze per pensare ai rimedi. Gli interventi devono essere invece fatti in maniera organica, pensando al futuro. Serve quindi una rete formativa qualificata, in cui le università svolgano un ruolo importante. Anche perché non sappiamo se il cittadino che si trovi dinanzi un giovane medico senza un curriculum formativo adeguato possa sentirsi sicuro», conclude il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo.