Il Sottosegretario alla Salute commenta il problema della carenza di specialisti che sta assumendo dimensioni sempre più importanti: «C’è stata una miopia programmatoria, soprattutto da parte di governi che si sono succeduti da qualche anno a questa parte, con Dl Calabria prima risposta»
Il tema della carenza di medici, o meglio della carenza di specialisti, resta al centro del dibattito in questa infuocata estate italiana. Una prima scossa è arrivata dal decreto Calabria che prevede l’assunzione degli specializzandi in corsia negli ultimi due anni di corso, per poter supplire alle gravissime carenze di organico. Una misura che, unita allo sblocco delle assunzioni, può determinare una inversione di tendenza nel medio periodo.
Tuttavia il problema nasce dalla errata programmazione negli anni passati, come sottolinea ai microfoni di Sanità Informazione il Sottosegretario alla Salute Luca Coletto. «C’è stata una miopia programmatoria, soprattutto da parte di governi che si sono succeduti da qualche anno a questa parte», sottolinea il sottosegretario, che poi chiede su questo di guardare alle altre esperienze europee: «In altre realtà anche europee succede che gli specializzandi già nel primo anno vanno in reparto e iniziano a lavorare – aggiunge Coletto – Io credo che quella sia veramente l’aula più importante per un medico laureato e abilitato. Il reparto, la sala operatoria, la cura e il contatto con il paziente e allora anche l’Italia dovrà adeguarsi in tempi abbastanza rapidi visto e considerata la necessità».
Sottosegretario, ultimamente si sta parlando molto della carenza di medici, c’è chi dice che sarà un’estate difficile soprattutto nei Pronto soccorso. Anche qui è un tema di programmazione, il Ministro ha aumentato il numero di borse di studio ma questo problema permane. Cosa si può fare a breve termine?
«Di sicuro c’è stata una inversione di tendenza per quanto riguarda il numero dei medici che nel tempo sono diminuiti, per cui si doveva intervenire quando è iniziata questa diminuzione di medici, c’è stata una miopia programmatoria, soprattutto da parte di governi che si sono succeduti da qualche anno a questa parte. Voglio ricordare che già dal 2014, quando scrivemmo il Patto per la salute, all’articolo 22 c’era proprio la possibilità di far entrare in reparto gli specializzandi molto prima di quanto accade adesso. È una soluzione valida. Certo è che l’inerzia di allora è diventata adesso mancanza strutturale di medici. L’estate è sempre stata problematica, perché ci sono necessità di ferie e turnazioni che diventano sempre più difficili vista la carenza di professionisti, ma sono sicuro che riusciremo anche quest’anno a rendere in servizio. Il Governo sta intervenendo, nel Decreto Calabria siamo riusciti ad inserire una norma ponte che dà la possibilità di accesso a quelli che sono i concorsi di specializzazione, basta aver fatto almeno due anni all’interno delle strutture: in questo senso stiamo trattando anche nel Miur. Alla luce di quella che è la direttiva europea va verificato quello che succede in tutta Europa perché a quanto pare quella che è la nostra strutturazione, per quanto riguarda il Miur, è quella più lenta ad inserire gli specializzandi nei reparti. In altre realtà anche europee succede che gli specializzandi già nel primo anno vanno in reparto e iniziano a lavorare. Io credo che quella sia veramente l’aula più importante per un medico laureato e abilitato. Il reparto, la sala operatoria, la cura e il contatto con il paziente e allora anche l’Italia dovrà adeguarsi in tempi abbastanza rapidi visto e considerata la necessità. Poi si faranno le verifiche necessarie per capire se i numeri dei medici che attualmente si laureano ogni anno sono sufficienti a soddisfare le necessità programmatorie degli ospedali. Altrimenti si interverrà anche sul numero chiuso perché non è possibile che un sistema sanitario debba saltare causa la mancata programmazione e causa la mancata specializzazione di medici già laureati e abilitati ma che non hanno possibilità di accesso alla specialità».
Lei è favorevole all’abolizione del numero chiuso o almeno alla sua revisione?
«Sicuramente sono favorevole a qualsiasi azione che possa dare più medici all’Italia e che possa far funzionare i nostri ospedali e soddisfare le necessità di cura».