Si è svolto a Roma il Congresso dell’Associazione nazionale medici di origine straniera in Italia. Il fondatore Aodi: «Bisogna creare le condizioni favorevoli nell’ambito lavorativo e della ricerca universitaria per portare in controtendenza questi dati, contrastando i bassi salari, lo sfruttamento lavorativo e la dilagante burocrazia»
I numeri della carenza di medici sono sempre più impressionanti. L’Associazione nazionale medici di origine straniera in Italia (Amsi) ed il Movimento internazionale “Uniti per Unire”, dopo una attenta ed accurata indagine nel settore hanno presentato in apertura del Congresso Amsi svoltosi a Roma presso la Clinica Ars Medica le statistiche della carenza medici, infermieri e fisioterapisti che il servizio sanitario italiano ha bisogno entro il 2026. Al Congresso presenti anche il presidente della Commissione Sanità e Igiene del Senato Pierpaolo Sileri e del Vice Segreterio nazionale della Fimmg Pierluigi Bartoletti, i membri dell’ufficio di presidenza Amsi e di Uniti per Unire ed i moderatori e relatori del comitato scientifico che ha trattato l’argomento di Traumatologia Sportiva prevenzione, trattamento chirurgico e riabilitativo accredita con Ecm per tutte le professioni.
Quello della carenza dei professionisti della sanità è un fenomeno alquanto preoccupante, dato che si sta sviluppando, contemporaneamente, ad un altro problema abbastanza grave: la sempre più crescente richiesta di medici italiani di trasferirsi all’estero. Un argomento di ineludibile importanza, dato che entro il 2026 saranno circa 100mila i medici di cui si avrà bisogno sia nel settore pubblico quanto privato in base alle richieste giunte all’Amsi, il numero delle strutture e le condizioni socio-economiche di ogni regione. Così il fabbisogno di ogni regione di medici entro il 2026: Lazio (15mila), il Veneto (10mila), Piemonte (10mila), Lombardia (9mila), Emilia Romagna (8mila), Puglia (7mila), Toscana (4mila), Campania (4mila), Sicilia (4mila), Molise (4mila), Abruzzo (3mila), Liguria (3mila), Umbria (3mila) , Marche (3mila), Calabria (3mila), Friuli Venezia Giulia (3mila), Sardegna (2mila) , Basilicata (2mila), Valle d’Aosta (2mila) e Trentino Alto Adige (1mila). Inoltre mancheranno sempre entro il 2026 60mila infermieri e 30mila fisioterapisti.
Dal 1 gennaio 2018 fino al 31 maggio 2019 sono stati, infatti, richiesti all’Amsi 8mila professionisti della sanità: in particolare, 4400 medici, 2800 infermieri e 800 fisioterapisti. Per quanto riguarda i medici, la Regione che ha avanzato le richieste maggiori è il Veneto (500), seguita dal Piemonte (500), Lombardia (450), Puglia (400), Lazio (400), Toscana (300), Campagna (300), Emilia Romagna (350), Sicilia (150), Molise (200), Abruzzo (100), Liguria (100), Trentino Alto Adige (60), Umbria (200), Marche (100), Calabria (70), Basilicata (60), Valle d’Aosta (60), Friuli Venezia Giulia (50) e Sardegna (50). Le specializzazioni maggiormente richieste sono inerenti al campo dell’Anestesia, Ortopedia, Medicina d’urgenza, Radiologia, Chirurgia, Neonatologia, Ginecologia, Pediatria, Cardiologia, Neurochirurgia, Geriatria, Medicina sportiva, Medici nelle località turistiche ed anche Medici di famiglia.
«Bisogna creare le condizioni favorevoli nell’ambito lavorativo e della ricerca universitaria (urgono 10mila borse di specializzazione e assumere i medici specializzandi) per portare in controtendenza questi dati, contrastando i bassi salari, lo sfruttamento lavorativo e la dilagante burocrazia che, purtroppo, si espande sempre più nell’ambito dell’esercizio della professione medica – ha dichiarato il Fondatore dell’Amsi e di Uniti per Unire e membro della Commissione Salute Fnomceo Foad Aodi – È necessario abbreviare il periodo del riconoscimento dei titoli di studio esteri e consentire ai medici stranieri, i quali hanno esercitato la professione in Italia da più di 5 anni e non possiedono la cittadinanza italiana, di poter sostenere concorsi pubblici e stipulare contratti a tempo indeterminato almeno per 5 anni e per contrastare la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ che si stima ogni anno circa 2500 professionisti della sanità italiani lasciano l’Italia per una meta più vantaggiosa. È un passaggio necessario per integrare in pieno gli stessi medici stranieri nel SSN sia pubblico che privato e per non farli sentire ‘medici di serie B’. Noi tutti, uniti, ribadiamo il nostro netto no alla “guerra tra poveri” e non accettiamo più metodi di sotto-pagamento, compensi in ritardo e la discriminazione nell’ambito lavorativo per tutti i professionisti della sanità sia di origine straniera quanto italiana». I temi emersi al Congresso dell’Amsi saranno oggetto di un incontro al Senato il prossimo 2 luglio.
Il Senatore Sileri è stato nominato socio-onorario del Movimento internazionale Uniti per Unire per il suo costante impegno a favore di tutti i professionisti della sanità italiani e di origine straniera.