«Da oltre 20 anni gli ormoni non vengono utilizzati nella carne italiana e in Europa», mentre per gli antibiotici «la regolamentazione è molto ferrea». Le precisazioni della biologa e nutrizionista Elisabetta Bernardi
Senza ormoni e trattata con farmaci solo quando necessario, la carne italiana è sicura perché «la regolamentazione è molto ferrea». Lo spiega la biologa e nutrizionista Elisabetta Bernardi, interrogata da Sanità Informazione sulla presenza di farmaci nella carne che troviamo tutti i giorni in commercio.
La presenza di ormoni e soprattutto di antibiotici nella carne è un tema tornato al centro del dibattito dopo l’allarme lanciato dall’Istituto Superiore di Sanità sul triste primato dell’Italia riguardo il numero di morti legate all’antibiotico – resistenza. Secondo i dati dell’ISS, dei 33mila decessi che avvengono nei Paesi Ue ogni anno per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici, oltre 10mila si registrano infatti nel nostro Paese.
«È bene ricordare che da oltre 20 anni gli ormoni non vengono utilizzati nella carne italiana e in Europa» precisa la dottoressa Elisabetta Bernardi a margine della presentazione di Carnipedìa, la nuova piccola enciclopedia di Giuseppe Pulina. Nello specifico, in Europa è vietato somministrare ormoni agli animali fin dal 1981. «Quindi quando si dice “il pollo è pieno di ormoni” non è vero. Gli ormoni non si utilizzano e sarebbe anche piuttosto inutile per esempio nel pollo che ha un ciclo di crescita molto breve».
Per quanto riguarda invece gli antibiotici, «il problema rimane quando l’animale è da trattare perché malato. Allora è giusto trattarlo, – precisa la biologa – ma oggi la regolamentazione è molto ferrea». Infatti, dal 2006 è stato bandito l’utilizzo degli antibiotici a scopo preventivo. «Esiste la ricetta elettronica che quindi segue le quantità che vengono date all’animale e vengono trattati solo gli animali che ne hanno bisogno. Solo gli animali malati vengono trattati. Non rimangono residui perché la carne viene messa in commercio quando sono passati i tempi di carenza».