Uno studio dell’Università Bicocca e dell’Istituto Besta apre nuove ipotesi sul disturbo dell’apprendimento più diffuso. I ricercatori: «Abbiamo rilevato che nei dislessici il tempo che intercorre tra sguardo e azione è di circa mezzo secondo. Ma per avere ritmo servono sincronizzazione e tempo di intervento»
Esiste una relazione tra ritmo e dislessia. La conferma è arrivata di recente dalla ricerca condotta dall’Università Milano Bicocca in collaborazione con l’Istituto Besta e pubblicato su Scientific Report. Lo studio, realizzato da Maria Teresa Guasti, Natale Stucchi (docenti dell’Università Bicocca) ed Elena Pagliarini (ricercatrice dell’Università di Padova), ha riconosciuto nei dislessici la mancanza di quel meccanismo che caratterizza il ritmo, ovvero la sfasatura di una frazione di secondo tra quello che si dice e quello che si guarda.
«Grazie al fatto che il ritmo ci permette di anticipare, ovvero di predire un evento futuro, noi possiamo essere sfasati o desincronizzati rispetto a quello che stiamo facendo e a quello che andremo a fare un secondo dopo – spiega la professoressa Maria Teresa Guasti, docente di glottologia e linguistica –. Per avere un ritmo occorre una sequenza di suoni e pause organizzati temporalmente con una struttura temporale che permetta al soggetto di agire per anticipare un evento futuro. Quindi un comportamento ritmico deve avere due elementi importanti, il primo è la sincronizzazione e il secondo è il tempo di intervento».
«In qualche modo c’è una distanza tra quello che si guarda e quello che si sta facendo – aggiunge il professor Natale Stucchi, docente di psicologia generale, riportando il modello ritmico alla lettura – ed è proprio questa sincronia tra sguardo ed azione che permette al soggetto di essere fluente perché è preparato e sa esattamente quello che deve fare. Attraverso lo studio abbiamo rilevato che il tempo che intercorre tra sguardo ed azione è di circa mezzo secondo. Un tempo apparentemente breve che invece mette in luce tutte le difficoltà del dislessico che non è sincrono».
Come correggere il gap che oggi interessa il 3,2% degli studenti? Lo studio cui hanno preso parte due gruppi di adulti (15 con dislessia e 23 senza) e due di bambini (18 con dislessia e 29 senza), ha permesso di formulare possibili correttivi con un impiego costante del ritmo nella quotidianità attraverso attività motorie (come ginnastica ritmica e danza) o ludiche, musica e canto su tutti.
«Ai gruppi presi in esame nello studio abbiamo dato una sequenza ritmica. Ad un certo punto abbiamo introdotto un elemento che indicava quando dovevano fare una certa azione, ovvero schiacciare un pulsante del computer. Attraverso la misurazione di quel gesto, abbiamo potuto evidenziare che le persone con dislessia erano leggermente in ritardo, non perché avessero tempi di reazione diversi, ma non riuscivano ad anticipare così bene come i normo lettori. Nella lettura se c’è anche una incapacità minima di anticipare, ovvero poche frazioni di secondo, questo la rende meno fluente».
Alla luce di questo risultato, per correggere e migliorare la condizione di un dislessico è fondamentale fare un’attività che dia ritmo e quindi sia in grado di aiutare il dislessico ad anticipare. Al riguardo il professor Stucchi non ha dubbi: «Tutte le attività che spingono ad anticipare per poter fare fluentemente qualche cosa sono attività ottime. Da questo punto di vista sono indicate la musica, la danza ma qualsiasi attività motoria, che permetta di coordinare e produrre una sequenza temporale regolare».
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