La deputata è la prima firmataria del provvedimento giunto in Commissione Affari Sociali: «Questa malattia – spiega – compromette gravemente anche qualsiasi attività lavorativa o familiare con dei costi sociali ed economici ingenti»
Le cefalee, secondo l’OMS, colpiscono 26 milioni di italiani di cui ben sei milioni sono affetti dalle forme più invalidanti. Ora però inizia a farsi concreta la possibilità per queste persone di veder riconosciuta in Italia la cefalea primaria cronica come malattia sociale. La proposta di legge è della deputata Arianna Lazzarini, esponente della Lega in Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati e prevede l’inserimento della patologia nei Livelli Essenziali di Assistenza per chi ne soffre da almeno dodici mesi in maniera invalidante. Una malattia per essere definita ‘sociale’ deve avere determinate caratteristiche: larga diffusione nella popolazione rilevante dal punto di vista statistico in termini di morbilità su vasta scala; inoltre deve presentare un carattere di stabilità nel tempo, vale a dire una continuità nell’alta frequenza, al punto che, a causa della stessa, si registra un dispendio di risorse pubbliche per assistenza sanitaria, e pertanto un danno economico oltre che individuale (ad esempio per ridotta capacità lavorativa) anche a livello collettivo. Tra le cefalee aventi queste caratteristiche ci sono quella a grappolo, la cefalea nevralgiforme, emicrania cronica ad alta frequenza. «Questa malattia – spiega a Sanità Informazione Lazzarini – compromette gravemente qualsiasi attività lavorativa o familiare con dei costi anche sociali ed economici ingenti. Vogliamo dare una risposta ai pazienti e ai tanti malati che attendono un riconoscimento per dar loro una tutela lavorativa e una nuova dignità di vita».
Onorevole Lazzarini, parliamo di una proposta di legge di cui lei è prima firmataria oltre che relatrice ed è quella sull’introduzione della cefalea cronica come disturbo sociale e di tutto ciò che questo comporta. Cosa prevede questo disegno di legge?
«Innanzitutto per me è un coronamento dopo sette anni di lavoro perché è un progetto di legge che porto avanti da quando ero in Commissione Sociale in Consiglio regionale del Veneto e siamo arrivati ormai alla terza seduta. Ci sarà anche una commissione ristretta perché questo progetto di legge ha trovato unanimità, innanzitutto, dai diversi componenti della Commissione perché quando si tratta di malattie ovviamente non c’è colore politico. Noi con questo Ddl composto da un unico articolo chiediamo semplicemente il riconoscimento della cefalea primaria cronica come malattia sociale e quindi un adeguamento al decreto del Ministero della Salute del 1961 sulle malattie sociali».
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Non basta soffrire di mal di testa per rientrare in questa categoria. Quali sono le cefalee più invalidanti?
«Ci sono vari tipi di cefalea. Quelle caratterizzate ovviamente da continuità nel tempo. Per comprovare la malattia invalidante, visto che ci sono diversi centri anche di riferimento regionale in tutta Italia proprio per l’enorme quantità di pazienti che ne soffre, bisogna almeno comprovare un anno di invalidità di questa malattia e da lì poi partire con tutto un percorso medico e specialistico. Quindi la malattia viene riconosciuta nel momento in cui si riscontra un anno di continuità della malattia e un effetto invalidante: questo è il punto nodale. Non stiamo parlando di un semplice mal di testa o di un mal di testa leggero, stiamo parlando di una vera e proprio malattia invalidante molto più diffusa di quanto si possa pensare. Infatti questa malattia compromette gravemente anche qualsiasi attività lavorativa o familiare con dei costi anche sociali ed economici ingenti. Tra l’altro secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità è al terzo posto tra le malattie invalidanti ed è tra le prime dieci cause al mondo di disabilità, quindi credo sia veramente arrivato il momento, partendo da questo inserimento tra le malattie sociali, di dare una risposta ai pazienti e ai tanti malati che attendono un riconoscimento di questo tipo e anche per dar loro una tutela lavorativa e una nuova dignità di vita».
Il provvedimento è in sede referente in Commissione Affari Sociali. Che tempistica prevede per l’approvazione? E come è stato accolto dalle altre forze politiche?
«Dalle altre forze politiche è stato accolto bene perché comunque era stato presentato un altro disegno di legge simile al mio e infatti faremo l’associamento perché trattandosi di malattia noi dobbiamo dare una risposta indistintamente a tutti i cittadini che soffrono. E ho chiesto questo comitato ristretto per discuterne tutti insieme. Mi auguro ci siano tempi rapidi visto che si tratta di un unico articolo. Poi ci sarà un percorso molto più profondo da fare con le varie associazioni, con i medici e anche con la Commissione nazionale dei LEA».