Esiste un’eccezione, il Presidente FIMP: “Se un bambino contrae una delle malattie per le quali vige l’obbligo di segnalazione dei casi da parte del pediatra alle autorità competenti, allora per il rientro a scuola sarà necessario presentare un certificato medico di avvenuta guarigione”
L’obbligo di presentare il certificato del pediatra al rientro a scuola, dopo lo stop della Campania annunciato nei giorni scorsi, resta in vigore solo in Molise e Sicilia. “In Molise l’obbligo scatta al quinto giorno di assenza, in Sicilia dopo 10”, spiega Antonio D’Avino, Presidente nazionale Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), in un’intervista a Sanità Informazione.
“In Campania il provvedimento – precisa Giannamaria Vallefuoco, segretario regionale Fimp – entrerà in vigore con la pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Campania (Burc), fatto salvo quanto previsto da altre misure specifiche adottate a livello nazionale o territoriale, per fronteggiare malattie infettive responsabili di epidemie in ambito scolastico come Covid, influenza, morbillo e altre patologie respiratorie”. Per il presidente nazionale D’avino “questa norma è frutto dell’impegno sinergico portato avanti con il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, e con il consigliere regionale Bruna Fiola, che ringrazio – dice – per la continua attenzione rivolta ai bisogni dei bambini e degli adolescenti campani. Si tratta di una disposizione importante – sottolinea – che ho seguito in prima persona perché di assoluto rilievo per la mia Regione, che semplifica, non di poco, la gestione amministrativa degli aspetti igienico-sanitari in ambito scolastico, riducendo l’onere in capo ai pediatri di famiglia, ma soprattutto liberando le famiglie da un atto burocratico inutile e privo di motivazioni scientifiche”.
Le ragioni per cui quasi tutte le Regioni hanno abolito questa norma sono essenzialmente due: una di natura scientifica, l’altra burocratica. “L’obbligo di presentazione del certificato medico del pediatra per rientrare a scuola dopo un’assenza per malattia superiore a cinque giorni risale ad un decreto del 1967 – continua il Presidente D’Avino -. Dagli anni ’60 ad oggi numerose evidenze scientifiche hanno dimostrato che la maggior parte delle malattie si trasmettono nella fase iniziale della stessa, se non addirittura in quella pre-sintomatica. Ne consegue che dopo cinque giorni di malattia conclamata le possibilità di contagiare saranno prossime allo zero”, assicura il pediatra.
La seconda motivazione che ha indotto il mondo scientifico e, di conseguenza, quello istituzionale, ad optare per un’abolizione di questo certificato è di natura essenzialmente pratica: “La cessazione di quest’obbligo ha liberato le famiglie da un inutile impegno, quello di recarsi dal pediatra prima che il bambino ricominci la scuola dopo un’assenza per malattia, e alleggerito il carico di lavoro, per prestazioni altrettanto ‘inutili’, dei pediatri di libera scelta. Da non trascurare nemmeno il rischio che un bimbo, tra l’altro appena guarito da una malattia, corre nella sala di attesa di uno studio medico dove potrebbero trovarsi altri bambini potenzialmente affetti da patologie infettive”, spiega ancora il presidente della Fimp.
Ma attenzione perché, come spesso accade, c’è un’eccezione che conferma la regola: “Se un bambino contrae una delle malattie per le quali vige l’obbligo di segnalazioni dei casi da parte del pediatra alle autorità competenti, allora – conclude il presidente D’Avino – per il rientro a scuola sarà necessario presentare un certificato medico di avvenuta guarigione (leggi qui il documento completo sulla normativa in vigore e le malattie soggette a segnalazione)”.
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