«La rinormalizazione sinaptica è quel processo operativo durante il sonno profondo e che ci permette di recuperare le energie» così la ricercatrice della University of Wisconsin-Madison
L’essere umano passa un terzo della sua vita dormendo. Riposare bene è alla base di uno stile di vita sano ed equilibrato. Ma cosa succede al nostro corpo quando dormiamo? In particolare, cosa accade al nostro cervello durante le ore di riposo? A queste domande ha risposto la Dottoressa Chiara Cirelli, psichiatra e ricercatrice della University of Wisconsin-Madison, istituto d’eccellenza mondiale nello studio sul sonno e della coscienza.
Dottoressa, che cosa succede al nostro corpo quando dormiamo?
«Lo sanno tutti che dormire è fondamentale per vivere bene, ma in pochi sanno cosa succede al nostro cervello durante le ore di riposo. È da più di 30 anni che ricercatori e scienziati studiano il sonno per capire i meccanismi che si celano dietro questa azione solo in apparenza semplice. Oramai l’evidenza è schiacciante: il sonno ha effetti positivi per tutte le funzioni cognitive, in realtà non c’è nessuna funzione che può sfuggire a questa regola che rimane preservata anche dopo la deprivazione di sonno. Quindi dall’attenzione alla memoria, dalla capacità di dimenticare – che è comunque molto importante – alla capacità d’integrare nuove forme di informazione, il sonno permette il regolare svolgimento di tutte queste attività».
A livello cellulare cosa succede nel nostro organismo nella fase notturna?
«Quello che pensiamo avvenga nel nostro cervello durante le ore di sonno – attenzione non di veglia – è un processo di rinormalizzazione sinaptica. Quando siamo svegli impariamo in ogni secondo della nostra giornata, ossia riceviamo informazioni continuamente che elaboriamo, immagazziniamo, memorizziamo etc. Questo processo di apprendimento è una condizione che produce un potenziamento delle sinapsi, che sono le connessioni fra i neuroni, un meccanismo validissimo ma che comporta un prezzo potenziale da pagare: a lungo termine le sinapsi consumano molta energia e possono saturare. Dunque riteniamo che il sonno sia proprio quella fase di rinormalizzazione delle sinapsi che ‘si svuotano’ e tornano operative.
Perché questo processo non accade durante la veglia?
«Perché nella veglia siamo sempre legati all’ambiente che ci limita nella capacità di ‘spegnere’ l’attenzione. In ogni secondo della nostra vita tendiamo a rafforzare le sinapsi che possono ‘riposare’ quando non siamo schiavi dell’ambiente, quando il cervello è attivo perché i neuroni sono attivi ma ha la possibilità di calcolare i pesi sinaptici e decidere offline chi e cosa penalizzare o rinormalizzare».
In generale si dice che sia necessario dormire 8 ore consecutive per recuperare pienamente le forze. È vero o è una credenza comune non legittimata da validità scientifica?
«In verità non c’è una regola che si applica, c’è una enorme variabilità tra un individuo e l’altro e questo non solo nell’età matura ma anche nei bambini e nei neonati. Oggi non si tende più ad indicare un quantitativo di ore precise per riposare, il modo migliore è valutare da soli quale è la nostra esigenza, considerando che siamo i migliori giudici dei nostri bisogni. Vero anche che, nella grande maggioranza dei soggetti, un sonno di 7-8 ore è sufficiente per recuperare l’energia, ma c’è anche qualche soggetto che necessita di non più di 4-5 ore. Però appunto è sconsigliabile generalizzare».
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La letteratura medica ha annoverato diversi disturbi che si presentano durante il sonno, basta pensare alle apnee ostruttive del sonno (Osas). Quali sono i disturbi notturni che voi attenzionate di più?
«Le apnee ostruttive del sonno sono molto importanti anche perché molto frequenti. Probabilmente il motivo per cui sono così distruttive è che anche se la quantità di sonno non cambia tanto, se il sonno è frammentato e di poca qualità, il processo di rinormalizzazione sinaptica non scorre come dovrebbe. Infatti è necessario ci siano le cosiddette onde lente del sonno – che sussistono con il sonno più profondo – per attivare i meccanismi di rinormalizzazione. Purtroppo molti disturbi del sonno – e l’apnea è la forma più paradigmatica – uccidono queste forme di sonno profondo».