Dalla tavola rotonda organizzata a Napoli levata di scudi contro abusivismo e migrazione sanitaria
Bellezza fa rima con salute. Siamo a Napoli all’incontro intitolato “La chirurgia plastica e la salute della donna”. Nella cornice del Tennis Club Napoli, l’evento organizzato dal professor Francesco D’Andrea, Direttore del Dipartimento di Chirurgia Plastica ed Estetica del Policlinico Federico II di Napoli, ha rappresentato l’occasione per approfondire l’importanza della medicina e chirurgia estetica nell’ambito della salute femminile a 360 gradi, dalla chirurgia ricostruttiva post mastectomia per tumore al seno, ma anche per restituire integrità psicofisica alla donna a seguito di eventi traumatici come violenza, mutilazioni genitali o a seguito di disturbi alimentari. Ad aprire il congresso i saluti istituzionali del sindaco del capoluogo partenopeo, Gaetano Manfredi e il presidente dell’OMCeO di Napoli, Bruno Zuccarelli. A loro il compito di introdurre gli interventi del parterre d’eccezione di relatori.
Tra i temi centrali affrontati, la necessità di affidarsi a professionisti seri e qualificati che operino in sicurezza anche alla luce dei recenti e drammatici fatti di cronaca, tra cui la vicenda della giovane donna deceduta a seguito di un intervento al seno effettuato a domicilio da una sedicente esperta.
«La chirurgia ricostruttiva a seguito di asportazione della mammella è un aspetto fondamentale del processo di cure – afferma D’Andrea – per ricostruire la femminilità della paziente e consentirle di osservare il suo rapporto con il cancro in un’ottica diversa. Troppe poche donne oggi si avvalgono di questa opportunità in Campania, dove ancora forte è il fenomeno della migrazione sanitaria a causa della scarsa consapevolezza circa gli eccellenti risultati in termini di salute ed estetica che la nostra struttura ospedaliera universitaria può consentire di ottenere. Allo stesso modo – prosegue – nei casi di tumori ai genitali esterni, siamo in grado di ricostruirne la morfologia e la funzionalità, in sinergia con il lavoro dei ginecologi. Importante anche il tema della ricostruzione a seguito di mutilazioni genitali femminili: un fenomeno che non appartiene alla nostra cultura, ma che con la globalizzazione e l’immigrazione ci stiamo trovando sempre più spesso ad affrontare. Sempre connesse con il ripristino dell’integrità psicofisica, sono le risposte di salute che riusciamo a dare a chi è alle prese con le sequele dei disturbi alimentari, dall’anoressia alla bulimia e alla connessa obesità. Ed infine – spiega D’Andrea – riuscire a ricostruire fisicamente le donne vittime di violenza, laddove riappropriarsi dell’integrità corporea rappresenta un primo e importante passo per sanare anche le ferite psicologiche. È importante capire inoltre – sottolinea il professore – che anche gli interventi di medicina estetica sono un atto medico vero e proprio, e che l’abusivismo che purtroppo ancora oggi persiste in questo ambito provoca effetti deleteri, talvolta tragici».
«La chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica è un fiore all’occhiello della nostra azienda ospedaliera universitaria, che la fondazione Onda ha premiato con tre bollini rosa – afferma il direttore generale del Policlinico Federico II, Anna Iervolino -. In questi due anni di pandemia abbiamo reputato fondamentale, nonostante l’emergenza, non abbassare la guardia sulla prevenzione e gli screening. Non a caso la nostra Breast Unit è nata proprio durante la pandemia, una Breast Unit che grazie a un approccio multidisciplinare mette la donna al centro, ed il momento ricostruttivo è prioritario, contemporaneamente a quello demolitivo. Una multidisciplinarietà che è anche al centro dei nostri percorsi rosa, nati a fronte di un aumento delle violenze domestiche registrato durante il periodo di lockdown. E ancora – aggiunge Iervolino – la sfida al fenomeno dell’obesità, in preoccupante crescita in Campania, soprattutto per bambini e adolescenti, a fronte del quale la nostra chirurgia bariatrica opera in sinergia con la chirurgia plastica. Sono tutti motivi – conclude il dg – che ci spingono con orgoglio a dire che la migrazione sanitaria e i viaggi della speranza non hanno più ragion d’essere».
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