«Nuove metodiche prevengono le complicanze e riducono i costi». L’intervista al professore ordinario di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica presso l’Università di Modena
Il boom della chirurgia bariatrica porta con sé, inevitabilmente, il boom della chirurgia post-bariatrica. Se con la prima le persone affette da obesità possono ridurre notevolmente il proprio peso, con la seconda si pone rimedio alla pelle cadente ed eccessivamente rilassata che caratterizza i pazienti che hanno perso peso così drasticamente e velocemente.
«Le persone obese che si sottopongono a cure integrate chirurgiche di riduzione dello stomaco o di bypass – ha spiegato a Sanità Informazione il professor Giorgio De Santis, ordinario di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica presso l’Università di Modena e probiviro della Sicpre – raggiungono ottimi livelli di soddisfazione per quanto riguarda la perdita di peso corporeo, ma rimangono molte problematiche di rilassamento cutaneo che a volte sono tanto importanti da debilitarli da un punto di vista psicologico e meccanico. Ci sono casi in cui la pelle ingombra o, addirittura, impedisce dei movimenti funzionali».
Non è solo una questione di estetica, quindi, la «larghissima richiesta di interventi chirurgici di ritensionamento delle aree addominali, degli arti inferiori, del viso, delle mammelle o delle braccia», come ha spiegato De Santis. Interventi non sempre semplici, visto che «questi notevoli cali ponderali comportano sempre degli squilibri metabolici che possono poi riflettersi negativamente sulla qualità della cicatrizzazione e quindi su una maggiore incidenza di complicanze post-operatorie, come infezioni, diastasi o apertura delle ferite». I pazienti che si sottopongono ad interventi post-bariatrici sono quindi «un po’ più a rischio – prosegue De Santis – e le possibili complicanze comportano periodi di degenza prolungati e, quindi, alti costi per le strutture».
La ricerca sta allora cercando di ridurre al massimo le incidenze di complicanze: «Una delle più innovative – racconta il professore – è l’utilizzo della pressione negativa per medicazione incisionale. Si cerca cioè di prevenire la complicanza applicando sulle zone che vengono trattate chirurgicamente dei sistemi ad aspirazione negativa che riducono i fluidi della ferita, tengono più compattati i bordi e riducono le cariche batteriche. Dai primi studi, sembra che le aree trattate in questa maniera possano effettivamente trovare una minore incidenza di complicazioni, cosa che comporta anche una minore incidenza di costi sanitari».
Il mondo della chirurgia post-bariatrica è in piena espansione ed evoluzione, tant’è che c’è una «richiesta notevole di giovani chirurghi plastici che si dedichino in maniera attiva a questa branca. Molti dei nostri giovani neospecialisti trovano immediata collocazione in strutture convenzionate, ospedali pubblici o università che, come in tanti altri Paesi a partire dal Brasile e gli Stati Uniti, si stanno dedicando alla chirurgia post-bariatrica», conclude il professor De Santis.