Salute 18 Settembre 2019 17:18

Cittadini e medici siglano il “Patto per la Salute” per combattere le diseguaglianze in sanità

L’accordo sottoscritto da Cittadinanzattiva e FNOMCeO si propone di riorganizzare il Servizio sanitario nazionale e di superare la logica del superticket. Forti le diseguaglianze tra i servizi offerti in città rispetto alle aree periferiche

Cittadini e medici siglano il “Patto per la Salute” per combattere le diseguaglianze in sanità

Rifinanziare il Servizio sanitario nazionale, rivedere i criteri di riparto del Fondo sanitario a partire dai reali bisogni di salute della popolazione, superare la logica del superticket, infine reinvestire i risparmi derivanti da una buona governance sanitaria all’interno dello stesso Ssn. Sono questi i tre punti essenziali del Patto della Salute tra cittadini e medici siglato a Roma da Cittadinanzattiva e Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) alla presenza del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e del ministro per gli affari regionali e le autonomie Francesco Boccia.

«Insieme decidiamo di impegnarci sull’organizzazione dei servizi territoriali – spiega a Sanità Informazione Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva –. Il nostro Paese è ancora lontano dall’avere un sistema omogeneo che si prenda cura dei cittadini allo stesso modo non solo in ospedale ma anche sul territorio. Ci impegniamo insieme a lottare contro le diseguaglianze che non sono solo tra nord e sud, ma anche tra città e aree interne».

«È una strana evoluzione del rapporto che c’è alla fine da sempre tra medici e pazienti – commenta il vicepresidente FNOMCeO , Giovanni Leoni, intervenuto durante la conferenza stampa di presentazione del Patto –. È un nuovo metodo di rapportarci che ha avuto come ente la FNOMCeO che ha voluto coinvolgere i rappresentati della cittadinanza per quello che è la gestione del sistema sanitario. Perché alla fine ci sono i medici, i cittadini che hanno le prestazioni, ma poi c’è un ente erogatore in mezzo. Noi abbiamo iniziato a parlarci, a stabilire un rapporto tra quella che è l’utenza e i medici. Nei nostri ambulatori, la maggior parte delle persone che vengono nel servizio pubblico sono esenti dal ticket per patologia, per reddito, ecc. A loro, che non hanno la possibilità di andare nel privato, serve un sistema sanitario efficiente, equo e solidale per tutto il territorio nazionale. Senza diseguaglianze tra nord e sud. Bisogna riuscire ad efficientare le regioni che sono più in difficoltà. I cittadini devono essere uguali davanti alla malattia».

«La lotta alle disuguaglianze – dichiara il ministro Boccia – sarà il punto centrale della mia proposta alle regioni. Siamo convinti della necessità di far diventare l’autonomia una applicazione vera del principio di sussidiarietà e la lotta alle diseguaglianze un punto centrale. Da lunedì in poi ci occuperemo di questo. La proposta che il governo Conte farà alle regioni partirà dalla certezza che dobbiamo superare tutte le disuguaglianze. Perché non esistono solo differenze tra nord e sud: esistono anche tra nord e nord e tra sud e sud, tra diverse provincie e all’interno delle regioni più ricche».

«Gran parte dei problemi sollevati oggi – spiega Sileri – sono legati alla carenza dei medici, che è una e propria emergenza. Dobbiamo trovare medici formati e aumentare il numero di borse per le scuole di specializzazione. Questo aiuterà a migliorare varie questioni, come le liste d’attesa, la diagnostica, e dunque permettere un miglioramento alle regioni più in difficoltà. Bisogna inoltre valorizzare il lavoro del personale sanitario e aiutare le famiglie, magari con un contributo alla non autosufficienza». Ma come risolvere il problema della carenza di camici bianchi e dell’imbuto formativo? «Abbiamo tanti medici che poi si fermano a causa del numero di posti delle scuole di specializzazione. Bisogna immetterli nel mercato del lavoro e permettergli di farlo in anticipo rispetto ad ora. Credo inoltre che l’anno prossimo serviranno più borse perché c’è stato un ricorso del 2013 che ha ammesso alcune migliaia di neolaureati, che ora avranno accesso alle scuole di specializzazione».

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