Davide Zicchinella, primo cittadino del paese in provincia di Catanzaro, ha convocato un’assemblea pubblica per chiedere di diminuire l’accesso alla rete comunale. «Sono molto preoccupato, l’utilizzo determina il rilascio di dopamina, è una dipendenza». Ai giovani ha offerto palestra, ludoteca e centri di aggregazione gratuiti
Anche l’Italia dei piccoli comuni si scopre smartphone dipendente. E qualche sindaco incomincia a pensare che ciò non faccia affatto bene ai suoi concittadini. È il caso di Davide Zicchinella, pediatra e sindaco di Sellìa, comune di circa 550 anime in provincia di Catanzaro. Il primo cittadino, resosi conto che ormai soprattutto i giovani “non comunicano più” e passano gran parte del tempo sullo smartphone anche grazie ai vantaggi della rete comunale, prima di Ferragosto ha firmato un’ordinanza in cui chiede di «limitare l’uso di internet giornaliero, se non per scopi puramente didattici o scientifici e di lavoro al solo tempo strettamente necessario per procedere ad aggiornamenti o comunicazioni ritenute importanti».
Agli internauti, in particolare i giovani, chiede di «utilizzare i canali di socializzazione tradizionali, al fine generare un processo di crescita sociale e culturale fondato sui valori che hanno da sempre contraddistinto la nostra società». Il provvedimento prevede come sanzione, in presenza di uso smodato del web, la possibilità di interrompere la connessione alla rete comunale, attualmente offerta ad un prezzo agevolato ai residenti, negli orari più “critici”, dalle 16 alle 20. Del resto ormai la paura di restare senza connessione è a tutti gli effetti una malattia, chiamata nomofobia, ed è lecito interrogarsi sui pericoli che queste tecnologie possono comportare sulla salute umana. Zicchinella non è nuovo ad iniziative del genere. Nel 2015, per esempio, emanò un altro provvedimento con il quale si ordinava, provocatoriamente, alla popolazione «di non morire» per non alimentare lo spopolamento del paese.
Sindaco, ha iniziato già a staccare il wi-fi?
«No. Stiamo procedendo al monitoraggio dei flussi e verificando che i collegamenti siano diminuiti. Il punto lo faremo a settembre alla ripresa delle attività».
Com’è nata questa iniziativa?
«Io di professione faccio il pediatra e questo ha giocato un ruolo determinante. Ormai c’è un consumo esagerato della rete: mi basta vedere i miei figli, tutti con i telefonini in mano. Tutto ciò mi ha fatto venire un senso di colpa. Io come amministratore ho lavorato negli anni scorsi per fare avere una rete comunale che abbiamo dato per cinque anni gratuitamente e poi abbiamo stabilito un canone molto basso di sei euro, pochissimi rispetto al mercato. E quindi mi ponevo il problema che non ci fosse anche un eccesso di domanda indotto da un’offerta a basso costo. Prima di fare questa ordinanza ho fatto svolgere uno studio, una sorta di analisi. Abbiamo dei ragazzi che fanno il servizio civile che ci hanno aiutato. Ero convinto che in un comune piccolo dove ci si conosce tutti questo fosse un problema marginale invece abbiamo rilevato che non è così».
Lei si è dato una spiegazione?
«È una dipendenza vera e propria. Poi ho approfondito, ho fatto studi. L’utilizzo dei social determina, come tutte le dipendenze, liberazione di dopamina, c’è un benessere fisico nell’essere collegati. Questo lo vedo anche su di me. Anche io ho l’impulso di vedere se uno mi ha risposto, se quello che ho scritto ha suscitato dell’interesse. Mi sono detto: facciamo un test sulla comunità e vediamo. I dati sono stati veramente allarmanti».
Com’è stata accolta la sua iniziativa?
«Dai genitori bene, dai giovani così così. Ma io non sono nuovo a queste iniziative. Lo sanno che lo faccio per il loro bene. Non è una boutade, una cosa tanto per farmi conoscere. Questo l’hanno capito».
L’hanno chiamata altri sindaci per capire?
«Si è aperto un bel dibattito. Io sono nato in provincia di Varese. Il giornale La Prealpina ha intervistato diversi sindaci, si sono interessati anche loro, soprattutto quelli che avevano istituito il wi-fi comunale. Si sono chiesti come limitare l’abuso quando un comune offre questo servizio. Sette anni fa accedere alla rete a Sellìa era veramente difficile perché non c’era una buona copertura. Oggi con il nostro wi-fi viaggiamo in modo molto performante. Questo mi ha spinto ad approfondire il tema. I dati statistici che abbiamo raccolto ci dicono che l’80% dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni ammette di fare abuso della connessione e non mette in atto nessuna attività per ridurre questo abuso».
Lei da medico è preoccupato per questa cosa?
«Molto. Io ho fatto questa ordinanza ma qualcuno potrebbe dire: ‘voi come comune che avete fatto per dare svago ai giovani, se nel paese non c’è niente è normale che si sta collegati’. Invece non è così. Noi abbiamo messo in piedi un servizio di palestra comunale gratuito, una ludoteca gratuita, dei centri di aggregazione gratuiti. Quindi abbiamo messo in piedi delle attività parallele proprio per dire: siamo una piccola comunità però abbiamo delle opportunità. Nessuno può giustificarsi nell’alibi: ‘non c’è niente e allora sto collegato’».
Ancora non sa quando staccherà il wi-fi?
«Lo staccherò nel momento in cui il consumo non avrà una riduzione. Avrò un incontro con i ragazzi in una assemblea pubblica. Non vorrei che si pensasse che questo fosse un gesto d’imperio. Una delle accuse che mi è stata rivolta è di essere un dittatore, di limitare le libertà personali. Anche associazioni che non c’entrano nulla con Sellìa mi hanno contattato, anche informatici. Quasi io fossi un luddista. Qualcuno mi ha detto: il progresso è ineluttabile, lei è una persona medievale che vuole limitare le libertà. Io penso che la prima cosa da garantire è il diritto alla salute, poi tutto il resto viene a scendere. La libertà di accedere alla rete deve tenere conto dei rischi di abuso. Quindi faremo un’assemblea pubblica. Daremo le ammonizioni: passeremo dal cartellino giallo a quello rosso».
Quindi potrebbe non servire staccare la rete…
«Pare di sì. Si è sviluppato un grande dibattito nel paese. I giovani hanno preso la palla al balzo. Molti hanno detto: ripartiamo con la ludoteca, facciamo la scuola calcio, ecc. Hanno detto: noi possiamo anche rinunciare a internet però parliamone».