L’allarme, lanciato dai ricercatori del Ceinge-Biotecnologie Avanzate di Napoli, mette in guardia contro l’uso incontrollato del farmaco
Riflettori puntati sull’uso della clorochina, una delle molecole più utilizzate per la terapia contro il Covid-19, la cui efficacia è stata peraltro smentita da più studi recenti. Il “warning”, appena pubblicato sulla rivista internazionale di medicina di laboratorio Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, arriva da un gruppo di docenti dell’Università Federico II di Napoli, ricercatori presso il CEINGE-Biotecnologie Avanzate. Il problema sarebbe la mancanza, in molti casi, di un rigoroso controllo medico sui possibili effetti collaterali, dal momento che, come sottolineato dagli autori dello studio, il farmaco può scatenare crisi emolitiche acute in soggetti portatori di varianti genetiche associate a difetto dell’enzima G6PD (nota causa di Favismo).
«La clorochina – spiega ai nostri microfoni il professor Ettore Capoluongo, primo autore del position paper ed esperto del deficit di G6PD, – è un farmaco a basso costo che ha come prima indicazione terapeutica la profilassi antimalarica e l’impiego nelle patologie reumatiche. Proprio per tali utilizzi legati ad una riconosciuta attività antinfiammatoria e di immunomodulazione ed a seguito di evidenze preliminari provenienti dalla Cina, è stata introdotta negli schemi di terapia anti-Covid. Addirittura in alcune regioni, come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, questo farmaco è stato usato per la terapia domiciliare dei soggetti di Covid paucisintomatici».
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Quali sono i suoi effetti collaterali? «Il rischio di una somministrazione indiscriminata di clorochina nei pazienti Covid – dichiara Capoluongo – deriva dal fatto che una quota della popolazione mondiale, stimata in 500 milioni di persone, è portatrice di deficit di un enzima chiamato glucosio 6 fosfato deidrogenasi (G6PD). Se uno di questi soggetti assume clorochina, magari senza essere a conoscenza del suo difetto, rischia una crisi emolitica, che può essere molto grave fino a rendere necessario ricorrere al Pronto Soccorso e alla trasfusione, tanto più nei maschi (che sono quelli più a rischio). Tra l’altro – osserva – è molto difficile stimare il numero di soggetti che eventualmente abbiano manifestato tali effetti avversi tra i pazienti Covid trattati con clorochina, perché quando si è in presenza di un quadro clinico compromesso, è più difficile documentarli. Questo non vuol dire affatto – precisa Capoluongo – che tali casi si possano essere verificati, ma solo che si sarebbe potuto incorrere in tale rischio. Il problema non riguarda però i pazienti ricoverati nelle terapie intensive, che, proprio perché gestiti in unità di intensità di cura, vengono gestiti con grande prontezza e professionalità dallo staff medico: la preoccupazione riguarda invece i tanti casi di soggetti che hanno scelto di prendere la clorochina in automedicazione, a casa, senza controllo o supervisione medica».
Quali sono le caratteristiche di chi presenta questo difetto genetico? «La maggior parte dei portatori è concentrata nelle aree malariche – afferma Capoluongo – ma anche in alcune aree geografiche italiane, come l’Oltrepo, la Sardegna e alcune Regioni del sud dove in passato la malaria è stata endemica. In Italia ci sono dalle 250mila alle 300mila persone portatrici di questo deficit». E, ancora una volta, la fascia più a rischio è quella della terza età. «Se una crisi emolitica in un paziente in terapia intensiva può essere più facilmente gestita – spiega lo scienziato – lo stesso non si può dire per i malati in isolamento domiciliare o gli anziani». In particolare nelle donne, in questo caso per un motivo ben preciso: «Le donne in genere sono portatrici sane di questo difetto e quindi ignorano di averlo, mentre gli uomini sono portatori sintomatici e quindi consapevoli. Una donna anziana – precisa Capoluongo – con il difetto G6PD trattata per lungo tempo con clorochina potrebbe andare incontro ad un maggior rischio di sviluppare una crisi emolitica, soprattutto se trattata anche con altri farmaci come antibiotici o altre molecole che sono note per indurre le crisi emolitiche (antiinfiammatori, antibiotici, aspirina, ad esempio)».
I ricercatori lanciano infine un appello contro il “fai da te” in medicina, condannando l’uso del farmaco senza controllo medico dopo eventuale approvvigionamento attraverso canali online o simili. «C’è stato un momento in cui – continua Capoluongo – la clorochina, nella forma in cui viene principalmente commercializzata e cioè il Plaquenil, risultava introvabile nelle farmacie perché usata per i casi di Covid, a danno dei pazienti realmente affetti da forme lievi di artrite reumatoide e soprattutto da lupus eritematoso sistemico. Si tratta di una democratizzazione nell’accesso a questo farmaco – conclude – che rischia di apportare più danni che benefici». Il warning è stato immediatamente recepito dall’associazione italiana favismo che ha pubblicato sul proprio sito la necessità di osservare particolari precauzioni nell’impiego di tale farmaco.
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