Salute 20 Febbraio 2021 15:36

Codogno un anno dopo: una targa in ricordo dei 326 medici vittime del Covid

All’ospedale dove venne riconosciuto il primo caso italiano, una cerimonia per ricordare chi non c’è più e ringraziare coloro che con dedizione ogni giorno si adoperano per salvare vite

di Federica Bosco

Sono trascorsi dodici mesi dal giorno in cui all’ospedale di Codogno venne individuato il primo paziente italiano affetto da Covid. Era il 20 febbraio 2020 e per l’Italia iniziava la lunga ed estenuante battaglia contro il virus.

Una targa per non dimenticare

Questa mattina proprio nel presidio ospedaliero della cittadina lodigiana è stata scoperta una targa in ricordo dei 326 medici ed odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid. Alla cerimonia, organizzata dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri tenutasi in contemporanea con Roma, hanno preso parte il prefetto Giuseppe Montella, il sindaco di Lodi Sara Canova, il sindaco di Codogno Francesco Passerini – che ha scoperto la targa -, il Presidente della Federazione Lombarda dei medici e degli odontoiatri Gianluigi Spata, gli assessori regionali Pietro Foroni e Guido Guidesi. Presente anche il primo paziente a cui fu diagnosticato il Covid, Mattia Maestri, accompagnato dalla moglie e dalla figlioletta nata pochi mesi dopo l’inizio della pandemia.

20 febbraio: la Giornata della Memoria

Un momento carico di emozione, come le parole di Gianluigi Spata che nel suo intervento ha voluto ricordare il primo medico vittima del Covid, Roberto Stella, presidente dell’ordine dei medici di Varese, morto il 10 marzo a pochi giorni dall’avvio della pandemia. «Dobbiamo tenere vivo il ricordo delle storie di medici, infermieri e operatori sociosanitari che hanno salvato vite in una emergenza pandemica senza precedenti – ha detto il presidente della Federazione Lombarda dei medici e degli operatori sanitari -. Questa deve essere anche la giornata del ringraziamento a tutti coloro che lavorano in ambito medico sanitario, negli ospedali, nelle farmacie e sul territorio.  Persone che non si possono e non si dovranno dimenticare quando l’emergenza sarà finita. Questa dovrà essere la Giornata della Memoria per sempre».

Sinergia territoriale, presidi ospedalieri locali e volontariato: tre luci nel tunnel della pandemia

Per Pietro Foroni, assessore alla protezione Civile di Regione Lombardia, originario della zona, «è importante ricordare per costruire. Quando la sera del 19 febbraio arrivò la telefonata che era stato individuato il primo caso italiano di coronavirus proprio qui – ha spiegato dal presidio ospedaliero di Codogno – rimasi sorpreso perché pensare che in questa cittadina della bassa lodigiana, ai margini delle grandi metropoli, era stato scoperto, grazie all’intuizione di un’anestesista, il virus che spaventava il mondo, era qualcosa di inimmaginabile».

«Invece la realtà a cui ci siamo trovati di fronte non lasciava dubbi – ha aggiunto – ed allora ho compreso quanto fosse importante il ruolo dei presidi ospedalieri territoriali. Non solo per le cure e l’attenzione rivolta ai malati, ma anche per il grande valore del personale sanitario che nella lunga maratona iniziata quel giorno non si sono mai risparmiati, mettendo a repentaglio la loro vita».

«Questa esperienza drammatica deve lasciarci in eredità tre tesori – ha sottolineato Foroni nella sua riflessione -.  Una sinergia territoriale che dalle prime ore è emersa tra Regione e amministratori locali, presidi ospedalieri locali preparati sui quali è necessario investire in prospettiva futura e il grande lavoro del volontariato che, nella circostanza, si è messo a disposizione di tutte le realtà locali con 300 mila giornate lavorative gratuite offerte in un anno per aiutare il territorio. Credo che queste possano essere considerate tre luci nel tunnel della pandemia, su cui investire per il futuro».

 

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