The lower the better ma anche The earlier the lower the better. Dobbiamo ridurre anche precocemente i valori di LDL nel paziente a rischio molto alto»
Al di là dell’algoritmo terapeutico previsto dalle linee guida internazionali, «nel paziente a rischio molto alto il nostro obiettivo deve essere quello di iniziare subito una terapia estremamente aggressiva». Ne è convinto Gaetano Maria De Ferrari, direttore della cardiologia universitaria Città della scienza e della salute alla Molinette di Torino. A Sanità Informazione, il direttore spiega quale è la sua strategia di approccio nel paziente affetto da dislipidemie a rischio alto e molto alto.
«Il segreto è iniziare a dosi molto alte perché noi sappiamo che non solo The lower the better ma anche The earlier the lower the better. Quindi, dobbiamo ridurre anche precocemente i valori di LDL nel paziente a rischio molto alto».
Ed uno degli strumenti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi attuali della Società Europea di Cardiologia è la combinazione di farmaci. «Per un paziente a rischio molto alto – precisa il direttore – parliamo di 55mg per decilitro di Ldl. Nel 90% dei pazienti è impossibile riuscirci con un solo farmaco».
Come si può sensibilizzare la classe medica a utilizzare combinazioni di terapie ipolipidemizzanti per raggiungere i target terapeutici? «Bisogna avere conoscenza dei target, dei benefici e dei ridotti effetti collaterali di una terapia di combinazione – precisa il direttore -. Sappiamo che due farmaci sono quasi sempre meglio tollerabili di un farmaco solo sia perché hanno un effetto sinergico riducendo anche la variabilità della risposta» conclude.
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