Salute 12 Ottobre 2020 07:38

Come comportarsi con i bambini ai tempi del Covid-19? La pediatra scioglie alcuni dubbi

Sono numerose le domande che in questi giorni assillano i genitori di bambini: dal come comportarsi in caso di Covid-19 in classe al vaccino antinfluenzale. Cerchiamo allora di fugare qualche dubbio parlando con la dottoressa Silvia Bartolozzi, dirigente medico pediatra presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e segretario aziendale Cisl Medici Lazio. Vaccino antinfluenzale: […]

di Vanessa Seffer, Uff. stampa Cisl Medici Lazio

Sono numerose le domande che in questi giorni assillano i genitori di bambini: dal come comportarsi in caso di Covid-19 in classe al vaccino antinfluenzale. Cerchiamo allora di fugare qualche dubbio parlando con la dottoressa Silvia Bartolozzi, dirigente medico pediatra presso l’Ospedale San Giovanni Addolorata di Roma e segretario aziendale Cisl Medici Lazio.

Vaccino antinfluenzale: lei è d’accordo che anche ai bambini debba essere fatto? Cosa pensa del dibattito sulla possibilità di inocularlo anche nelle farmacie?

«Sono d’accordo con la politica vaccinale in età pediatrica e non solo, perché il vaccino antinfluenzale e quello antipneumococcico sono uno stimolo per il sistema immunitario quindi, probabilmente, un aiuto nella difesa contro il Covid. Quindi assolutamente a favore. Non sono a favore del farlo in farmacia, perché esiste una quota bassa di pazienti che potrebbero avere delle reazioni avverse che non possono essere gestite in farmacia. La figura del medico, nonostante cerchino di affossarci in tutti i modi, continua ad essere importante. Quindi io se avessi un figlio lo porterei in un centro vaccinale vicino ad un ospedale. È vero che va sempre tutto bene, ma c’è sempre quella piccola eventualità di cui chi opera in sanità deve tener conto».

A scuola, se c’è un caso positivo, meglio chiudere l’aula o tutto l’istituto?

«Dipende dalle abitudini della scuola. Se gli spazi comuni, frequentati indistintamente da tutte le classi, sono preponderanti, allora ha senso chiudere tutta la scuola, perché non si ha la possibilità di valutare quando il germe è stato emesso. Quindi procedere con la disinfezione con i prodotti specifici. Se invece a scuola si ha il passaggio nei corridoi la mattina e basta e nessun ambiente comune, allora ha senso chiudere solo la classe. In generale è meglio essere un po’ previdenti, e questo ci sottopone a delle critiche ma certamente ad una minor diffusione del virus. I genitori sono molto arrabbiati per la chiusura delle scuole. Avere i figli a casa per 24 ore e magari andare incontro a problemi per il lavoro non è facile. Viene richiesto un grande sacrificio, a fronte di un risultato per la salute».

Durante questo periodo Covid-19 i piccoli come devono essere gestiti? Che suggerimento possiamo dare alle famiglie e ai docenti delle scuole?

«È giusto che i bambini riprendano piano piano le attività cui erano abituati, ma è anche giusto che passi il concetto di responsabilità. Paradossalmente gli adolescenti sono più refrattari nel seguire delle semplici regole, anche se in teoria il quindicenne ha più strumenti per capire rispetto al bambino di 7-8 anni. Dobbiamo far capire ai ragazzi che gli unici strumenti per proteggere loro stessi, ma soprattutto i loro affetti, sono la mascherina e il distanziamento sociale. Quindi va fatto passare il concetto di senso del dovere, qualcosa che va fatto anche se non ti va di farlo. Da pediatra, ma anche da educatore, batterei su questo».

Crede che con il vaccino per il Covid ce la caveremo in qualche modo?

«Inutile parlare ora del vaccino che salverà l’umanità, sempre ammesso che si troverà. E ammesso che per averlo passeranno anni. Chi si farebbe un vaccino che non ha una sperimentazione adeguata? Prima di avere la tranquillità per farsi un vaccino ci vuole tempo. Quindi l’unico vaccino fatto in casa, di semplice attuazione, è la mascherina, così come il distanziamento sociale. Ci deve essere un po’ di senso civico. Nel tempo abbiamo perso il senso di responsabilità verso il prossimo e verso se stessi. Siamo diventati una società molto individualista, ma il destino ci sta mettendo davanti alla necessità di fare un’altra scelta».

Per i più piccini?

«Sotto i sei anni, alla scuola materna, si può evitare di utilizzare la mascherina. Io non sono totalmente d’accordo. Ho sempre visto da pediatra che i bambini più sono piccoli più sono portatori di germi. I bambini sono solo lo specchio degli adulti che incontrano. Probabilmente i pesi che sentono i nostri figli dipendono anche da noi, dai discorsi che si fanno in casa. Da marzo che non ci capivamo nulla ad oggi siamo ancora nella vaghezza, è vero tutto e il contrario di tutto. Secondo me grossi passi in avanti non ne abbiamo fatti. Ma una cosa invece è chiara: se tutti utilizziamo una semplice mascherina riduciamo di moltissimo la possibilità di contagiarci. Questo è un bene per ciascuno di noi perché l’età media si è abbassata».

 

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