Salute 31 Marzo 2021 10:18

Come sta andando la somministrazione di anticorpi monoclonali in pazienti Covid

Sono 17 i centri lombardi autorizzati, tra cui l’Ospedale Niguarda. Il direttore del reparto di Malattie Infettive Puoti: «Efficace se tempestiva, rapida e precisa. Obiettivo ridurre l’ospedalizzazione del 70%»

di Federica Bosco
Come sta andando la somministrazione di anticorpi monoclonali in pazienti Covid

Sono diciassette i reparti di malattie infettive degli ospedali lombardi che da giorni testano sui pazienti Covid gli anticorpi monoclonali. Il protocollo, approvato da AIFA lo scorso febbraio, è entrato dunque nella fase operativa. Tra i centri attenzionati l’Ospedale Niguarda, dove abbiamo raggiunto il dottor Massimo Puoti, direttore del reparto di malattie infettive.

«Da sei giorni è iniziato l’utilizzo al Niguarda – spiega -. Il primo caso è stato attivato dalla medicina d’urgenza, mentre gli altri tre sono trattati dagli infettivi. Gli anticorpi monoclonali sono stati inoculati con una sola infusione nelle primissime fasi dell’infezione, quando abbiamo riscontrato l’insorgenza dei sintomi da Covid».

Un procedimento con il quale gli anticorpi si legano alla proteina spike e diventano inibitori dell’ingresso del virus nella cellula. «È fondamentale dunque essere tempestivi e rapidi – prosegue il direttore delle malattie infettive -. Non funziona nei soggetti che hanno già bisogno di ossigeno e che devono essere ricoverati. Vale invece la pena usarli nei soggetti che potrebbero avere una evoluzione grave della malattia pur essendo ancora in una fase paucisintomatica».

Terapia non per tutti

Una selezione di pazienti Covid è stata fatta sulla base dei criteri indicati da AIFA nel momento in cui è stato approvato l’uso di questa terapia. Secondo le direttive europee sono soggetti indicati a ricevere gli anticorpi monoclonali: persone con BMI (indice di massa corporea) uguale o superiore a 35; pazienti sottoposti a dialisi o emodialisi; coloro che hanno diabete mellito non controllato o complicanze croniche, immunodeficienze primitive, immunodeficienze secondarie con particolare riguardo ai pazienti onco-ematologici in trattamento con farmaci immunosoppressivi e mielosoppressivi a meno di sei mesi dalla sospensione delle cure; pazienti con malattie cardio-cerebrovascolari inclusa ipertensione o malattie respiratorie; giovani tra i 12 e i 17 anni con BMI maggiore o uguale a 85 percentile per età e genere, con anemia falciforme, con malattie cardiache congenite o malattie del neuro sviluppo; soggetti con tracheotomia o gastrostomia, o con asma.

«Il costo di una fiala di anticorpi monoclonali va dai 1500 ai 2000 euro – precisa Puoti -, deve essere perciò utilizzata nei casi previsti anche perché come in tutte le sperimentazioni ci sono effetti collaterali, seppur minimi. In casi rari è stato riscontrato shock anafilattico, risolto brillantemente peraltro, mentre più frequenti sono stati casi di nausea, vertigini, prurito. Nulla di allarmante o preoccupante, in ogni caso».

Infusione monodose

Gli studi fatti negli Stati Uniti su oltre 1000 pazienti hanno evidenziato che l’efficacia degli anticorpi monoclonali determina una riduzione del 70% delle ospedalizzazioni. «È necessario perciò essere rapidi, tempestivi e precisi – sottolinea Puoti -. Ai primi sintomi febbrili si esegue il tampone. Se risulta positivo, il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o uno specialista se c’è una patologia pregressa, valuta se il paziente ha le caratteristiche che lo rendono eleggibile per questa terapia. In tal caso ci contatta, noi lo visitiamo ed entro le 24 ore procediamo con una infusione di anticorpi monoclonali. Una volta fatta l’infusione, che è monodose, il soggetto torna a casa e viene monitorato nei giorni successivi per la frequenza respiratoria e cardiaca e la saturazione, effettuando il test del cammino che rileva la diversa saturazione dopo sei minuti di attività fisica».

Monitoraggio di Usca e infermieri di comunità

«Il tutto viene gestito da personale Usca o infermieri di comunità. L’obiettivo è non ospedalizzare il paziente. Il successo della terapia si evince quando non deve essere somministrato il cortisone o il remdesevir, il che significa che non si determina una insufficienza respiratoria. In concomitanza con la somministrazione degli anticorpi monoclonali – aggiunge -, al paziente si può dare solo tachipirina».

Punto interrogativo della Food and Drug Administration: con alcune varianti non funzionano

C’è un quesito sollevato dalla Food and Drug Administration negli Usa che ancora non ha avuto risposta: alcuni anticorpi monoclonali sembrerebbero meno efficaci nelle varianti sudafricana e brasiliana. «Per questo bisogna essere oltre che tempestivi e previdenti anche precisi – sottolinea il direttore delle malattie infettive del Niguarda -. L’ideale sarebbe identificare per tempo quale variante ha colpito il paziente, ma ad oggi per fare questo ci sono test molto lunghi che impiegano anche 5 o 6 giorni. La speranza è di avere al più presto prodotti in grado di identificare la presenza di una variante piuttosto che di un’altra in tempi rapidi come accade oggi con i tamponi nella ricerca del virus».

Vaccino solo dopo 90 giorni dalla somministrazione di anticorpi monoclonali

Se in futuro, dunque, ci saranno test in grado di capire in pochi minuti se il paziente è positivo al Covid e per quale variante, già oggi esistono delle condizioni da rispettare dopo la somministrazione degli anticorpi monoclonali. «Chi li riceve non può fare il vaccino se non dopo 90 giorni dall’infusione, perché questo andrebbe a creare un conflitto».

In futuro la terapia sarà in pastiglia

La battaglia contro il Covid sembra aver trovato negli anticorpi monoclonali un’arma vincente, anche se, conclude Puoti, «aspettiamo con ansia le terapie antivirali precoci con le quali si stanno facendo degli studi e che renderebbero ancora più agile la somministrazione. Si tratta infatti di pillole da prendere a casa molto meno invasive delle infusioni e più facilmente gestibili».

 

Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato

Articoli correlati
Nasce il progetto PMLAb per i pazienti COVID-19 immunocompromessi
La gestione del paziente immunocompromesso con COVID-19 richiede una particolare attenzione, che si concretizza con le Profilassi Pre-Esposizione con anticorpi monoclonali. A questo scopo è nato il progetto Prevention Management LAboratory (PMLAb), presentato oggi a Roma
Emicrania: trattamento con monoclonali anti-CGRP riduce gli attacchi in oltre il 90% dei pazienti
Un anno di trattamento con anticorpi monoclonali anti-CGRP fa crollare la frequenza degli attacchi di emicrania nella quasi totalità dei soggetti (91,3%). È il dato emerso da uno studio multicentrico cui hanno partecipato ben 16 centri coordinati dall’IRCCS San Raffaele di Roma e appena pubblicato sulla rivista Journal of Neurology
Covid, alcune persone potrebbero aver perso l’olfatto per sempre? L’ipotesi allarmante in uno studio
La perdita dell'olfatto a causa di Covid-19 potrebbe durare a lungo o addirittura per sempre. Uno studio rivela che una persona su 20 non l'ha recuperato dopo 18 mesi
Si possono bere alcolici quando si risulta positivi al Sars-CoV-2?
Il consumo di alcolici è controindicato quando si è positivi al virus Sars CoV-2. Gli studi mostrano infatti che gli alcolici possono compromettere il sistema immunitario
Dopo quanto tempo ci si può ammalare di nuovo di Covid-19?
Gli studi indicano che le reinfezioni con Omicron sono più frequenti. Una ricerca suggerisce un intervallo tra i 90 e i 640 giorni, un'altra tra i 20 e i 60 giorni
GLI ARTICOLI PIU’ LETTI
Advocacy e Associazioni

Alzheimer, Spadin (Aima): “Devasta l’economia della famiglia, la sfera psicologica e le relazioni di paziente e caregiver”

La Presidente Aima: “Due molecole innovative e capaci di modificare la progressione della malattia di Alzheimer sono state approvate in diversi Paesi, ma non in Europa. Rischiamo di far diventar...
Salute

Disturbi alimentari, ne soffrono più di tre milioni di italiani. Sipa: “Centri di cura pochi e mal distribuiti”

Balestrieri (Sipa): "Si tratta di disturbi che presentano caratteristiche legate certamente alla sfera psicologica-psichiatrica, ma hanno anche un’importante componente fisica e nutrizionale che...
Prevenzione

Influenza, Lopalco (epidemiologo): “Picco atteso tra la fine di dicembre e l’inizio del nuovo anno. Vaccinarsi subito”

L'epidemiologo a Sanità Informazione: "Vaccinarsi contro influenza e Covid-19 nella stessa seduta: non ci sono controindicazioni, solo vantaggi"