Meritano attenzione gli acquitrini che ancora costellano le zone dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione: complice il caldo, la loro acqua stagnante è per la zanzara tigre un ambiente ideale per depositare le uova e lasciare schiudere le larve. Con l’aumento di queste ultime, però, e’ in agguato l’aumento del rischio di trasmissione dei virus veicolati da questi […]
Meritano attenzione gli acquitrini che ancora costellano le zone dell’Emilia-Romagna colpite dall’alluvione: complice il caldo, la loro acqua stagnante è per la zanzara tigre un ambiente ideale per depositare le uova e lasciare schiudere le larve. Con l’aumento di queste ultime, però, e’ in agguato l’aumento del rischio di trasmissione dei virus veicolati da questi insetti, osserva Francesco Broccolo, professore di Microbiologia clinica dell’Universita’ del Salento e membro del comitato scientifico della Societa’ italiana di medicina ambientale.
La zanzara tigre (Aedes albopictus) e’ infatti un vettore di virus pericolosi, come Chikungunya, Dengue, Zika, che in Emilia-Romagna hanno circolato anche negli anni passati, mentre le comuni zanzare del genere Culex possono essere portatrici del virus della febbre del Nilo Occidentale. Per questo motivo, osserva l’esperto, “e’ importante monitorare il numero delle uova di zanzara, in particolare della zanzara tigre”. È possibile farlo “con ovitrappole o analizzando campioni di acqua. Entrambi sono metodi indiretti di sorveglianza per valutare la soglia di rischio epidemico dei virus emergenti”.
D’altro canto, osserva Broccolo, i virus Chikungunya, Dengue e Zika “non sono piu’ soltanto tropicali. Le soglie di rischio epidemico, basate sulla densita’ di uova della specie di zanzara che li veicola, sono state definite attraverso una formula derivata da un’equazione”. Quest’ultima prende in considerazione diversi fattori legati all’insetto, come la capacita’ di veicolare il virus, il tasso di riproduzione, il grado di preferenza per gli habitat umani, la longevità; contemporaneamente l’equazione considera altri fattori relativi al virus, come il livello di particelle che riesce a liberare nel sangue umano (viremia) e il periodo di incubazione nel vettore. Tutti questi fattori influenzano il tasso di crescita della malattia, ossia l’indice R0 che indica il numero dei casi secondari che si originano dal caso primario.
“Sulla base del numero di uova identificate con campionature random si puo’ stabilire, a parita’ di numero di larve rilevate, il tasso di diffusione della malattia reale lungo una scala che va da R0 inferiore a 1, ossia rischio assente, a R0 superiore a 5, molto elevato”. Si calcola che quest’ultimo corrisponda, per tutti e tre i virus, a una quantita’ di uova superiore a mille. “Nel frattempo – conclude Broccolo – è utile difendersi dalle punture di zanzara utilizzando repellenti e trattamenti con larvicidi”. Al momento non si prevede invece il rischio di malaria, il cui vettore del plasmodio non è presente o comunque rarissimo nel nostro paese in quanto la zanzara anofele predilige acque pulite.