L’Università Statale di Milano con il primo hub digitale europeo punta su intelligenza artificiale e machine learning per trattamento dei dati e servizi innovativi per medici e pazienti
Un giorno, ormai prossimo, i pazienti potranno consultare il proprio avatar sanitario per conoscere lo stato di salute, monitorare eventuali patologie e avere cure personalizzate con farmaci calibrati alla perfezione sul proprio organismo. Tutto grazie all’intelligenza artificiale e all’elaborazione dei dati. Un vero e proprio clone digitale del paziente sarà infatti uno dei servizi proposti dal primo digital hub europeo. CATCH atMIND, questo il nome del progetto realizzato dall’Università Statale di Milano, con 17 partner espressione del mondo accademico, clinico, tecnologico, delle imprese innovative e del terzo settore. Una squadra in grado di offrire servizi nell’ambito dell’Healthcare e life sciences, basati su intelligenza artificiale e Machine learning.
Il paziente, grazie a questo digital hub, avrà quindi la possibilità di usufruire di percorsi di cura e diagnostici innovativi, in un ambiente dove i dati saranno condivisi, armonizzati e rielaborati ai fini della ricerca, nel rispetto però della legge e supportati da una rete 5G. «Un prototipo in grado di garantire con queste tecnologie nuovi approcci per l’erogazione di cure, diagnostica clinica, innovazione medica e progettazione di farmaci. Grazie al finanziamento del Mise – spiega Ernesto Damiani, professore ordinario di informatica e referente scientifico del progetto – , sarà offerto a titolo gratuito per i primi tre anni per poi, una volta consolidato, essere acquistato da Ospedali, Università e Centri di ricerca».
CATCH atMIND sarà parte dei poli Europei di innovazione digitale (EDIH) nell’ambito del Digital Europe Programme per contribuire alla digitalizzazione delle piccole e medie imprese e della pubblica amministrazione. «Ogni istituto oggi ha una propria rete, con il progetto vogliamo superare questo limite e fare in modo che tutti i dati possano essere interconnessi tra loro – aggiunge Maria Pia Abbracchio, Prorettrice Vicaria a Ricerca e Innovazione dell’Università Statale di Milano -. In questo modo sarà possibile avere più informazioni sui pazienti, realizzando una fotografia dinamica del soggetto che resta comunque anonima».
Il vantaggio, dunque, è duplice: da un lato c’è la possibilità per il paziente di avere una terapia personalizzata, dall’altra, grazie all’analisi dei dati, di elaborare modelli generalizzati da trattare con cure innovative sulla base dei risultati ottenuti da terapie personalizzate. «Avere un quadro globale del paziente quando è in salute o durante una malattia ci permette di dividere i pazienti in gruppi- sottolinea Abbracchio -, riportare le informazioni personalizzate in ogni gruppo, sempre nel rispetto della privacy, per capire come una malattia si possa manifestare in modi così diversi e creare policy sanitarie applicabili poi all’intera popolazione».
Mentre il paziente ha modo di scoprire il proprio avatar digitale, i medici e le istituzioni attraverso questo progetto hanno la possibilità di lavorare insieme nella realizzazione dei nuovi servizi. «Una formazione che prevede una condivisione delle esperienze tra imprese e pubblica amministrazione per istruire i medici del futuro – conclude Abbracchio –, integrando i nuovi servizi con la formazione accademica classica».
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