Una sanità sempre più digitalizzata per rendere ancora più efficienti i servizi forniti ai cittadini e risparmiare una cifra che si aggira intorno ai quattordici miliardi di euro ogni anno. È l’obiettivo che si pone il documento “Telemedicina – Linee di indirizzo nazionali”, il testo che raccoglie l’intesa raggiunta nella Conferenza Stato-Regioni.
Un accordo che serve a stabilire come muoversi nella selva di idee e progetti messi a punto nel nostro Paese negli ultimi tempi, ma ancora troppo disarmonici e poco ordinati.
D’altra parte, non solo in Italia, ma in tutto il mondo la telemedicina si sta sviluppando in maniera forte e rapida, con un “impatto sulla società e sulla salute – si può leggere nel documento – riconosciuti a livello internazionale” che va gestito al meglio. È per questo che la Commissione Europea, nel 2008, ha “individuato specifiche azioni da intraprendere a livello di ciascuno Stato membro”, in modo da spingere i vari Paesi a valutare “le proprie esigenze e priorità” affinché “divengano parte integrante delle strategie nazionali in materia di sanità”.
L’intervento della conferenza si inserisce proprio in questo quadro e, per sfruttare le opportunità offerte dalla telemedicina (equità di accesso all’assistenza sanitaria, continuità delle cure, migliore efficacia e maggior contenimento della spesa), sono state dettate linee valide per tutto il territorio nazionale con il fine di migliorare i servizi di prevenzione secondaria, diagnosi, cura, riabilitazione e monitoraggio.
Da non sottovalutare poi il contributo che un settore come la telemedicina può dare all’economia: uno studio della BCC Research del marzo 2012 afferma che il valore globale del mercato della telemedicina dovrebbe crescere dai 9,8 miliardi di dollari registrati nel 2010 ai 27,3 miliardi previsti per il 2016. Questo dato si inserisce in un quadro più ampio relativo all’intero mercato dell’e-health che ha “un valore potenziale di 60 miliardi di euro, di cui l’Europa rappresenta circa un terzo”.