L’Ecdc ha raccolto gli studi messi a punto finora sulla gestione della ventilazione nei luoghi chiusi: le quattro raccomandazioni per evitare la trasmissione del virus
Nonostante i quasi 12 mesi di convivenza, di Covid-19 sappiamo ancora molto poco. Sappiamo che è una malattia respiratoria, che si diffonde tramite droplets (goccioline) che i soggetti infetti emettono nell’aria quando parlano, cantano, ridono o mangiano. Sappiamo che gli spazi chiusi e poco ventilati sono un ambiente fertile per i contagi, ma che anche i luoghi aperti possono creare un pericolo se estremamente affollati.
Con una raccolta di esperimenti e ricerche provenienti da vari luoghi del mondo, l’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) ha analizzato l’importanza del ruolo dei sistemi di riscaldamento, ventilazione e aria condizionata nel depotenziare la trasmissione del virus. Dal lavoro sono venuti fuori quattro interventi non-farmaceutici che dovrebbero essere considerati per gestire la trasmissione via aerea nei luoghi chiusi.
Il primo, che potrebbe sembrare lapalissiano, risulta comunque l’intervento ad oggi più efficace. Evitare, cioè, in ogni modo che persone positive abbiano accesso a luoghi chiusi in cui possano trovarsi individui sani. L’Ecdc ribadisce quindi che il controllo della temperatura corporea e di possibili sintomi prima di permettere a chiunque di accedere ad un ospedale, ufficio, ristorante o bar resta essenziale per la sicurezza di tutti. Ma anche l’educazione dei singoli soggetti a non esporsi a situazioni potenzialmente rischiose se si ha una sintomatologia riconducibile alla malattia è la prima soluzione a cui ricorrere.
Mai come in questo momento, gli amministratori degli edifici coinvolti dovrebbero verificare e assicurare la manutenzione dei sistemi di ventilazione, con la pulizia e il ricambio dei filtri necessari. Non sono però necessari ulteriori cicli di manutenzione relativi a Covid-19, l’importante è che il controllo standard venga assicurato. In ogni luogo il numero minimo di ricicli d’aria per 60 minuti deve essere assicurato secondo i regolamenti singoli degli edifici, ma aumentare questa quota può efficacemente ridurre il rischio di trasmissione del virus.
Aprire finestre e porte negli spazi a ventilazione naturale dovrebbe essere una pratica studiata in base all’edificio e alle stanze. Volume, dimensione e numero di aperture di una stanza, attività esercitate al suo interno, condizioni climatiche e comfort dei presenti sono elementi importanti per la valutazione. Quando possibile, misurare il livello di anidride carbonica e tenerlo tra gli 800 e i mille ppm può assicurare ventilazione sufficiente. Anche le opzioni di “risparmio energetico” dovrebbero essere studiate, in quanto l’interruzione programmata di ventilazione decisa da un timer potrebbe influire sul rischio di trasmissione.
Il flusso di aria dovrebbe sempre essere deviato dal puntare direttamente a gruppi di individui, per evitare di diventare a sua volta veicolo di trasmissione da infetti a sani. Per esempio, in un supermercato, i cassieri dovrebbero sempre essere fuori dalla portata del flusso di aria, in quanto non si spostano mai dalla loro posizione e potrebbero intercettare i droplets.
Cambiare i setting di temperatura e livello di umidità, magari aumentando il freddo, il caldo rispetto allo standard, non sono misure consigliate. I depuratori invece, possono sì essere una soluzione ma bisognerebbe studiare bene su quale parte delle stanza interviene effettivamente lo strumento.
Ridurre il numero di persone presenti negli spazi chiusi e stabilire una durata massima di permanenza è un’ottima strategia per gestire gli spazi chiusi. Smart-working e e-learning vanno per questo sempre implementati nei sistemi già presenti, quando possibile.
Infine, tutte le strategie messe in moto per regolare i sistemi di ventilazione sono comunque inutili, ribadisce l’Ecdc, se i singoli non osservano i corretti comportamenti che da mesi guidano le nostre vite. Distanziamento fisico, corretta igiene delle mani, uso delle mascherine e una opportuna “etichetta respiratoria” aiutano più di qualsiasi altra cosa.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato