L’indice di trasmissione è ancora a 1,7, troppo alto per la soglia di sicurezza. Gli asintomatici al 50% dei nuovi casi ma in alcune regioni ospedali al collasso
«La maggior parte dei casi si contagia in Italia. L’età mediana, purtroppo, è in leggera crescita e lentamente si avvicina ai 50 anni. E parallelamente la fascia over 70 comincia ad avere un numero crescente di casi» Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, inizia così il suo intervento alla conferenza stampa al ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale della cabina di regia.
«L’Rt sta crescendo più lentamente: a livello nazionale siamo a 1,7, con un intervallo di confidenza di 1,5. Questo ci dice che complessivamente il Paese è in uno scenario 3, ma anche che in tutto il Paese siamo a un Rt sopra 1 e in alcuni casi si sfiora il 2». Ci troviamo in una fase di mitigazione, ha aggiunto, e le misure adesso si rivelano essenziali.
«La quota degli asintomatici rimane costante un po’ sotto il 50-60%. La parte importante rimane senza sintomi, altri con sintomatologia lieve. Anche la parte dei pazienti critici e severi è minoritaria, ma comunque anche numeri contenuti sono in grado di impattare sui criteri delle terapie intensive», ha evidenziato Brusaferro.
«Alcune Regioni stanno superando la soglia di allarme dell’occupazione dei posti in terapia intensiva», ha aggiunto. Brusaferro ha fatto riferimento alla valutazione di resilienza del sistema, «che mette in evidenza i tassi di occupazione dei posti letto in area medica e dei posti in terapia intensiva. Questo vuol dire che c’è una soglia, il 30%, che se viene superata è a discapito delle possibilità di ricovero per altre patologie e per interventi programmabili». C’è quindi una probabilità moto alta che le terapie intensive vadano a saturazione fra 30 giorni in diverse regioni. «In particolare, due Regioni hanno un tasso di occupazione dei posti letto al 1 novembre superiore al 30% e altre 2 al 29%», ha precisato poi il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli. Secondo i dati diffusi ieri dal ministero, si tratta di Umbria (40%), Lombardia (32%), Toscana (29%) e Val d’Aosta (29%).
«Abbiamo segnalato che l’Rt non cresce più tanto, ma un Rt a 1,7 vuol dire che la curva cresce, mentre l’obiettivo delle misure è vedere un Rt che scende, dopodiché scenderanno anche i casi. Dunque se da un lato è un segnale che gli effetti delle misure cominciano a farsi sentire, dall’altro non deve dare un falso senso di sicurezza. Un Rt a 1,7 vuol dire che la curva cresce, e le terapie intensive con lui. Il valore deve decrescere», ha concluso poi Brusaferro.
«Non si può che salutare con evidente apprezzamento e soprattutto con un’apertura ulteriore di spiraglio, rispetto a quella che sarà poi la disponibilità nel prossimo anno, l’informazione che uno dei vaccini che erano in fase 3 – in particolare uno basato sulla metodica innovativa dell’Rna virale – ha dato dei risultati particolarmente apprezzabili e incoraggianti», ha aggiunto Locatelli.
«Sul tema della distribuzione del vaccino – ha concluso – legato anche alla catena del freddo necessaria alla sua conservazione, voglio dire in modo molto chiaro che con il ministro della Salute, l’Aifa, l’Inmi Spallanzani, l’Iss si è già iniziato largamente a ragionare sulla problematica ed elaborare una strategia per affrontare compiutamente distribuzione e somministrazione del vaccino senza impatti negativi sulla catena di distribuzione, che ha bisogno di temperature particolarmente basse». È stato il chiarimento di Locatelli sulla questione vaccino.
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