Il presidente del Css Locatelli: «In un giorno 850mila tamponi, presto pronti test sierologici». Oltre 14mila i lavoratori della sanità contagiati: 1022 i medici ospedalieri, 2.027 gli infermieri e 1.466 gli Oss
«Il quadro di decrescita della curva epidemica rimane costante ed è positivo, a dimostrazione che le azioni sono efficaci nel rallentare la diffusione dell’epidemia di Covid-19 nei contesti dove la circolazione è diversa». Comincia la conferenza romana con una bella notizia, il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Silvio Brusaferro. Tutte le regioni italiane, a partire dalle più colpite, confermano il trend decrescente, mentre la letalità complessiva si conferma al 12,2%.
L’età media dei pazienti deceduti è 80 anni, di cui il 63% aveva più di tre patologie pregresse e solo il 32% era di sesso femminile. Le Rsa pagano il prezzo maggiore, con 3.859 morti, di cui il 40% nelle ultime tre settimane. Rispetto ai numeri ancora alti di morti, solo ieri 610, Brusaferro ha parlato di “effetto trascinamento”: «L’intervallo tra contagio e decesso è molto lungo – ha ribadito –, va dalle due alle cinque settimane». Essenziale ora è che la curva non riparta e, anche per questo, ha invitato a una Pasqua di distanziamento e rispetto delle regole.
Nella giornata di ieri era stata rilevata una lieve risalita dei contagi, e sul numero è intervenuto il presidente del Consiglio superiore di Sanità (Css), Franco Locatelli. «Non bisogna dimenticare – ha chiarito in conferenza – che con più tamponi i soggetti positivi aumentano. Ieri ne sono stati fatti più di 850mila. Oltre 126 laboratori li stanno eseguendo con l’obbiettivo di accorciare ulteriormente i tempi».
I tamponi non sono gli unici test di cui si discute: anche gli studi di sieroprevalenza sono al centro del dibattito verso la “Fase 2”. Il dottor Locatelli ha chiarito che prima di poter avviare i lavori «la raccolta dei campioni in riferimento ai laboratori dovrà essere presente in ogni regione», e sarà prima possibile anche se una data non c’è ancora.
Sul test già implementato al Policlinico S. Matteo di Pavia Locatelli ha aggiunto: «Si tratta di uno degli strumenti, che siamo felici sia stato validato in un laboratorio importante. Ma le caratteristiche dei test e dello studio saranno forniti dal Comitato Tecnico-Scientifico». I test sierologici dovranno presentare elevata specificità e sensibilità, capacità di applicazione su larga scala e di processare rapidamente un alto numero di campioni.
Misure al passo con ogni nuova ricerca che provi a trovare un modo per arginare il Coronavirus. In questi giorni due studi, uno dall’università di Catania e l’altro dal Nord America, hanno sottolineato una correlazione tra polveri sottili e infezioni da Covid-19. «Non li sottovalutiamo, ma non possiamo trarre conclusioni» ha evidenziato Locatelli. «Avevamo anche da prima delle evidenze che mostravano un legame tra polveri sottili e infezioni respiratorie – ha aggiunto Brusaferro – ma il dato si riferiva anche ai bambini, tra i più colpiti, che invece sembrano i più “al sicuro” con il Covid-19».
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Quel che invece è apparso chiaro, secondo il direttore dell’Iss, studiando i focolai nelle zone rosse, è che a soffrire una più rapida diffusione del virus sono le zone con una maggiore densità abitativa e interconnessione tra i territori, il che spiegherebbe anche le differenze regionali.
In conferenza anche il direttore del dipartimento epidemiologia e lavoro dell’Inail e membro del Cts, Sergio Iavicoli, che riporta il focus sul sacrificio dei lavoratori della sanità. Sono 109 i morti e oltre 14mila i casi di contagiati ad oggi, con un’età media di 48 anni: 1022 i medici ospedalieri, 2.027 gli infermieri e 1.466 gli Oss.
«I rischi psicosociali sul lavoro – ha ribadito Iavicoli – sono un punto importante da affrontare. Per questo lanciamo un’iniziata con Cnop (Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi) per il rispetto della gestione dello stress e la prevenzione del burnout degli operatori».
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