Il nuovo premier Matteo Renzi ha presentato la sua squadra di governo: molte facce nuove, alcune conferme. Tra queste c’è anche Beatrice Lorenzin, che resta salda al comando del Ministero della Salute. La nomina è stata accolta dalla stessa Lorenzin come l’occasione per mettere finalmente a frutto una serie di riforme in materie sanitaria, le cui basi erano già state gettate nella precedente legislatura.
E si torna quindi a parlare di uno dei temi più caldi per la sanità italiana nel 2014: la stesura del Patto per la Salute, già approvato per un terzo degli articoli e pronto a ripartire dopo il necessario, seppur breve, stand by istituzionale.
Molte le questioni ancora aperte che dovranno trovare soluzioni condivise con le Regioni: dai Lea all’edilizia sanitaria, passando per il debito informativo e il documento sulla farmaceutica. Legata al Patto per la Salute anche l’applicazione della legge Balduzzi sulla riorganizzazione della sanità territoriale, una riforma “bloccata dalle Regioni, non dal Ministero. Ma ora riusciremo ad attuarla – sostiene il ministro – perché sul Patto per la Salute abbiamo riaperto un dialogo scongiurando nuovi tagli (che la sanità aveva già subito per 25 miliardi)”. Sul tema pesa anche la questione dei decreti attuativi, che ammontano a ben 740 ancora da approvare. Un problema che secondo la Lorenzin rientra nelle “impotenze dei ministri. L’importante è circondarsi non solo di Capi di Gabinetto adatti, ma soprattutto di direttori generali competenti”.
Lo slogan renziano “Non ci sono più alibi” è diventato un diktat anche per la Lorenzin, non solo in qualità di capo del dicastero ma anche in quanto esponente della sua area politica: “Come partito abbiamo presentato a Renzi un programma di proposte correlato delle annesse coperture finanziarie. Molto però dipenderà dal nuovo Ministro dell’Economia, con cui ho avuto un primo confronto sull’attività che riguarda il Ministero di mia competenza”. Ed è una Lorenzin battagliera anche quando si toccano temi trasversali, come quello della “doverosa riforma del titolo V della Costituzione, che coinvolge anche l’ambito sanitario”. Secondo il ministro, infatti, uno degli ostacoli principali risiede proprio nell’architettura istituzionale del nostro Paese: “Si possono fare le riforme migliori, ma rimangono lettera morta se poi non vengono attuate”. E aggiunge: “Di sicuro, se c’è una riforma che entro giugno il governo Renzi porterà a casa, sarà quella della Sanità”. E il riferimento al Patto per la Salute appare fin troppo chiaro.