Il professor Perrone Filardi (Università di Napoli Federico II): «C’è assolutamente spazio e necessità per un altro farmaco da somministrare per via orale in aggiunta o in sostituzione alle statine per i pazienti intolleranti o che non riescono a raggiungere i target raccomandati»
Al Congresso ESC – European Society of Cardiology, che quest’anno si svolge in modalità virtuale, l’acido bempedoico è stato protagonista dell’evento realizzato dall’azienda farmaceutica Daiichi Sankyo. Nei prossimi mesi il farmaco verrà commercializzato anche in Italia, dopo aver ricevuto l’approvazione delle autorità europee.
L’acido bempedoico inibisce l’ATP citrato liasi (ACL)- enzima coinvolto nella sintesi epatica del colesterolo-con conseguente riduzione della biosintesi del colesterolo nel fegato e dei livelli di colesterolo LDL in circolo. Il farmaco si candida ad essere un valido ed essenziale alleato nella lotta all’ipercolesterolemia e alla dislipidemia.
Al Congresso sono stato presentati i dati di un’estensione di 78 settimane in aperto del trial CLEAR Harmony, nel quale l’acido bempedoico ha dimostrato una tollerabilità costante ed un’efficacia consistente per oltre 2,5 anni di trattamento. In Europa l’acido bempedoico è stato approvato in Europa per ridurre il colesterolo LDL negli adulti con ipercolesterolemia primaria o dislipidemia mista.
A Sanità Informazione il professor Pasquale Perrone Filardi (Università Federico II di Napoli) spiega l’importante ruolo che potrà rivestire l’acido bempedoico: «La filosofia che supporta le linee guida sul trattamento del colesterolo e delle dislipidemie emanate dalla Società Europea di Cardiologia nel 2019 hanno profondamente modificato il nostro atteggiamento terapeutico sul controllo delle dislipidemie, soprattutto nei pazienti a rischio alto e molto alto ma in realtà in tutta la popolazione – spiega Perrone Filardi -. Questo perché uno dei pilastri delle linee guida è stato il riconoscimento che il colesterolo LDL è un fattore causativo dell’aterosclerosi. C’è una correlazione diretta tra il colesterolo LDL e i processi di aterogenesi che determinano la formazione della placca e i conseguenti eventi cardiovascolari provocati dalla instabilità della placca aterosclerotica. L’ossidazione del colesterolo LDL e successivo inglobamento nelle pareti delle nostre arterie innescano l’infiammazione delle pareti arteriose, l’indebolimento della placca aterosclerotica e successivo evento cardiovascolare acuto che vede il colesterolo LDL al centro come fattore causativo».
L’acido bempedoico non sarà però un sostituto delle statine ma, salvo casi particolari, un prezioso alleato: «Le statine sono farmaci fondamentali – continua Perrone Filardi – per la cura delle dislipidemie: hanno salvato in tutto il mondo milioni di persone dagli eventi cardiovascolari e cerebrovascolari acuti e quindi sono farmaci molto efficaci per i pazienti che riescono ad assumerle alle dosi adeguate. Tuttavia ci sono due aspetti da considerare: il primo aspetto è rappresentato dai pazienti intolleranti alle statine ovvero quella percentuale non trascurabile, intorno al 15% o forse anche di più, di soggetti che non riescono ad assumere le statine a cause delle mialgie, effetto collaterale frequente con questa classe di farmaci che spesso conducono all’impossibilità di continuare la terapia. Per questi pazienti abbiamo bisogno di altri farmaci e certamente l’acido bempedoico, che agisce sulla biosintesi epatica del colesterolo sarà un alleato formidabile per il trattamento delle dislipidemie. Tuttavia le statine, anche quando prescritte in monosomministrazione alle dosi adeguate non sono in grado di raggiungere i target di colesterolo estremamente ridotti (55 mg /dl nei pazienti a rischio molto alto). Nessun farmaco da solo può diminuire il colesterolo oltre il 50% come richiesto per la stragrande maggioranza di soggetti che sviluppano un evento cardiovascolare acuto e con livelli di colesterolo LDL basale fra i 130 e 140 mg/dl, tipici della popolazione italiana. Anche una statina che funzionasse al meglio e riducesse del 50% il colesterolo non ci porterebbe al target raccomandato dalle linee guida. Oggi abbiamo bisogno di farmaci da aggiungere alle statine quale l’ezetimibe, da somministrare per via orale o gli inibitori dei PCSK9 da somministrare per via sottocutanea ma gravati da una serie di limitazioni legate al contenimento dei costi.
«Quindi – conclude Perrone Filardi – c’è assolutamente spazio e necessità per un altro farmaco da somministrare per via orale quale l’acido bempedoico che in aggiunta alle statine (nei pazienti che con la statina non raggiungono il target) o in sostituzione alla statina nei pazienti intolleranti potrà ovviamente contribuire al perfezionamento del profilo di rischio cardiovascolare e all’ottenimento dei target dei pazienti nelle categorie di rischio alto e molto alto».
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