«Ci sono 20mila medici specialisti al di sotto dei 45 anni pronti a entrare nel Servizio sanitario nazionale ai quali si aggiungono altri 34.400 specializzandi. Nei prossimi anni andranno in pensione 52mila medici quindi, facendo i conti, tra specializzandi e specialisti si coprirebbe il turnover». Questo uno dei passaggi centrali della relazione del Segretario generale del SUMAI Assoprof dal palco del 52° Congresso nazionale apertosi oggi a Gardone Riviera (BS)
Carenza specialisti, liste d’attesa, cronicità, il nuovo Acn, mobilità sanitaria, medicina difensiva e aggressioni ai medici. Questi i temi affrontati da Antonio Magi nel corso della sua relazione che ha aperto il 52° Congresso Nazionale del SUMAI Assoprof che da oggi fino a giovedì si svolgerà a Gardone Riviera (BS). Naturalmente il cuore della relazione è stato dedicato alla carenza di specialisti. Questo per Magi è un “falso problema” e lo dimostra dati alla mano. «Gli specialisti ci sono – spiega –, basta assumerli. Il Ssn deve diventare però più attrattivo, con retribuzioni in linea con i maggiori paesi europei e proponendo contratti a tempo indeterminato, eliminando contratti a termine o proposte che generano solo precariato».
Tra le soluzioni che il SUMAI Assoprof prospetta per far fronte alla carenza di specialisti c’è «l’aumento delle borse; l’aumento del massimale orario settimanale per gli specialisti ambulatoriali interni portandolo, per chi ne fa richiesta da 20 a 38 ore» e infine «il superamento delle anacronistiche incompatibilità che non permettono agli specialisti che lavorano part-time nelle strutture private accreditate, oggi inserite a pieno titolo come appartenenti al servizio pubblico di operare anche all’interno del Ssn».
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Avallando la proposta del segretario Sumai il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, presente al Congresso, ha detto che «si potrebbe aumentare il numero delle ore di coloro che hanno il contratto Sumai. Manca, per fare questo, una programmazione di risorse destinata a questa finalità. Però ripeto che un Ssn dove non ci sono più tagli ma nuovi finanziamenti, come avviene da quest’anno, consentirà di sanare molte situazioni che sono arrivate al limite».
Secondo Sileri, poi, «non bisogna creare più medici togliendo il numero chiuso per l’accesso a Medicina, ma dare la possibilità a chi si è laureato di entrare nella scuola di specialità, aumentando il numero delle borse. Come abbiamo fatto lo scorso anno aumentandone di 1.800 unità, sarà necessario aumentarle progressivamente a seconda delle esigenze del territorio. Infine – ha concluso Sileri- un’alternativa potrebbe essere incrementare l’età pensionabile in zone dove c’è carenza, cioè estendere il servizio di persone in prossimità della pensione, purché ci sia un ricambio apicale». Alla tavola rotonda presenti anche il responsabile Sanità della Lega, Luca Coletto, poi Roberto Messina, presidente di Federanziani, Barbara Mangiacavalli, presidente Fnopi. Sileri ha inoltre confermato che sulla sanità «avremo 2 miliardi in più e non ci saranno tagli».
Specialisti pronti ad entrare nel Ssn
«Nei prossimi 15 anni – è il ragionamento di Magi – il Servizio Sanitario Nazionale perderà 56mila medici dipendenti, circa 8mila medici specialisti convenzionati interni e 35mila medici di medicina generale. Questo scenario è figlio di una programmazione inadeguata da parte delle autorità competenti e potrebbe seriamente mettere a rischio le basi portanti del nostro SSN compromettendone i risultati sin qui ottenuti.
Al momento, in Italia, ci sono 374.616 medici iscritti agli ordini professionali, di cui 234.917 sono specialisti. Di questi attualmente risultano occupati, presso il SSN, solo 138.012 medici specialisti mentre i restanti 96.905 si dividono tra liberi professionisti, pensionati e in cerca di occupazione.
Circa 32.500 dei 96.905 medici specialisti sono già in possesso dei titoli formativi necessari richiesti per essere assunti nel SSN sia come dipendenti che come convenzionati.
Circa 13mila di questi 32.500 sono già iscritti nelle graduatorie della specialistica ambulatoriale o hanno fatto domanda per entrarvi. I rimanenti, 19.500 circa, che non risultano nelle graduatorie della specialistica ambulatoriale sono in età per poter partecipare ai concorsi pubblici qualora venissero banditi.
Al momento, dei circa 13mila specialisti già presenti nelle graduatorie della specialistica ambulatoriale, 3.261 sono al di sotto dei 45 anni, la maggioranza sono di genere femminile ed hanno già espresso, di fatto, entrando nelle graduatorie, la loro disponibilità ad entrare nel SSN come specialisti convenzionati. Sono quindi pronti, da subito, a prendere servizio, basterebbe solo farli entrare invece di piangerne la carenza. Inoltre a questi si dovrebbe aggiungere una parte degli ulteriori 6.200 che si sono appena specializzati.
Ma vediamo dunque quanti sono attualmente gli Specialisti divisi per rapporto giuridico di lavoro.
Nel 2018 i medici specialisti attivi, non in pensione, erano 180.809. Di questi 101.100 con rapporto di dipendenza, 15.530 con rapporto convenzionale (SUMAISTI), e 54.108 operanti in regime libero professionale puro e non inquadrati nel SSN.
A questi vanno tolti però i 30.553 pensionati che per la maggior parte sono ufficialmente a riposo ma che in molte realtà invece lavorano nel privato e in particolare nel privato accreditato.
Gli specialisti con contratto SUMAI, a tempo indeterminato, in attività sono 15.530, ma sono attualmente sotto-utilizzati avendo una media oraria di 23 ore settimanali (i più giovani addirittura hanno una media oraria di sole 8 ore settimanali). Sono 3.261 infine gli specialisti che lavorano a tempo determinato o con contratti a termine o come sostituti.
Questi ultimi, 3.261 degli oltre 13mila specialisti “aspiranti sumaisti”, sono dunque pronti e in attesa di entrare a tempo indeterminato ma le Regioni che dicono che mancano gli specialisti, invece di assumerli, li ignorano e vanno a cercare specialisti altrove preferendo magari quelli non specializzati e magari specializzandoli per decreto; un’evidente contraddizione.
Se questi fossero assunti a tempo indeterminato le Regioni realizzerebbero, da subito, un risparmio di circa il 30% sulla retribuzione pari a 10,84 € per ogni ora di ser- vizio, risparmi che potrebbero essere utilizzati per assumere ulteriori specialisti ambulatoriali, vista la carenza.
Risolvere, quindi nell’immediato, la carenza di specialisti è possibile assumendo da subito gli specialisti ambulatoriali convenzionati interni. In questo modo potremmo superare il GAP negativo segnalato dalle Regioni di 2.369 unità proprio con gli specialisti già presenti in graduatoria. Se tutti gli specialisti con contratto SUMAI, già assunti a tempo indeterminato, raggiungessero, a domanda, il massimale orario previsto passando a 38 ore, in tutta Italia dalle attuali 357.618 ore settimanali attive si arriverebbe ad almeno 582.540 ore settimanali. Sarebbe come aumentare l’offerta di ulteriori 5.919 specialisti a 38 ore utilizzando già quelli operanti nel SSN a tempo indeterminato.
Se volessimo anche aggiungere i 3.261 specialisti in graduatoria attualmente con contratti a termine arriveremmo a 7.464 nuovi specialisti a contratto SUMAI con ulteriori 123.918 ore settimanali da aggiungere alle 582.540. Si passerebbe cioè dagli attuali 15.530 specialisti ai 22.794 specialisti SUMAI, virtuali, per non parlare degli altri circa 9.739 che sono ancora in graduatoria, in attesa di essere chiamati per la prima volta.
Superare le incompatibilità
«Riteniamo – ha spiegato Magi, in un passaggio della sua relazione – che sia arrivato il momento di superare le anacronistiche incompatibilità ancora vigenti, per la legge 412 del 30 dicembre del 1991, che non permettono agli specialisti che lavorano part time nelle strutture private accreditate, oggi inserite a pieno titolo come appartenenti al servizio pubblico di operare anche all’interno del Ssn. Le incompatibilità rendono infatti poco attrattivo, per un giovane, lavorare nel Ssn in quanto con un incarico poniamo di sole 8 ore settimanali nel pubblico non può di lavorare anche nel privato accreditato e viceversa per le rimanenti 30 ore settimanali nonostante la retribuzione mensile relativa, per le 8 ore settimanali, sia di appena 633 €. lordi mensili. Cifra che certamente non gli permette di vivere dignitosamente e programmarsi un futuro».
Rendere attrattivo il Ssn
«Chiaramente – per Magi – è necessario rendere nuovamente attrattivo il SSN adeguando le remunerazioni alla media europea ed investendo anche sulla tecnologia e l’edilizia sanitaria senza disperdere le nostre professionalità e difendere il relativo investimento economico (circa 300.000 euro il costo di ogni medico specializzato) dall’aggressione dei paesi che ci circondano e che offrono sbocchi occupazionali e remunerazioni allettanti ai nostri medici.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione Europea i medici europei che emigrano maggiormente sono gli italiani: rappresentano più della metà del totale, circa il 52% e quasi il triplo rispetto alla Germania, che risulta seconda in graduatoria con il 19%».
Aumento delle borse
Altro problema sottolineato dal segretario del SUMAI Assoprof è l’aumento delle borse. «Per alcune branche specialistiche c’è la necessità immediata di adeguare il numero delle attuali borse alle reali esigenze del SSN aumentandone la quantità dove maggiore è la carenza. Occorre inoltre fare una riflessione sulla formazione post-laurea e il fabbisogno territoriale. Appare chiaro come non esista una proporzionalità diretta tra fabbisogno territoriale di personale specialistico e posti aggiuntivi nel concorso nazionale. No quindi alle soluzioni proposte dalle Regioni per risolvere l’insufficienza di medici specialisti per il SUMAI che consentono l’accesso nel SSN, a tempo indeterminato, ai semplici laureati in medicina e chirurgia, non specializzati o in Medicina Generale senza lo specifico corso di formazione. Questo significa svalutare ulteriormente la formazione professionale, fingendo equivalenza, di competenze e di conoscenze. La politica – ha concluso Magi – che non ha ancora capito che la massima economia possibile nelle retribuzioni del personale sanitario medico o delle professioni sanitarie del nostro Servizio Sanitario Nazionale ormai è stata già raggiunta, se non addirittura superata, grazie proprio all’abnegazione del personale che vi lavora nonostante l’aumentare del burn-out, delle denunce, delle aggressioni e delle scarse retribuzioni».