L’Italia divisa in tre fasce: chiusi i negozi nella rossa e spostamenti vietati anche nell’arancione. Provvedimenti in vigore da domani, in arrivo l’ordinanza sulla classificazione delle regioni
È arrivata durante la notte la firma del presidente del Consiglio Giuseppe Conte al testo definitivo del nuovo Dpcm per il contrasto alla diffusione di Covid-19. Le nuove misure, in vigore da domani 5 novembre e fino al 3 dicembre, confermano un’Italia a tre fasce “di gravità” con misure pensate ad hoc. Le regioni in zona “rossa” o “arancione” o “gialla” saranno rese note con l’arrivo dell’ordinanza del ministero della Salute.
Sarà infatti il ministro Roberto Speranza a decidere, in base ai monitoraggi forniti sul contagio, quali saranno le zone da considerare più a rischio e quindi sottoposte a misure più restrittive. I due livelli preoccupanti nel Dpcm vengono descritti “a rischio elevato” e “a rischio alto”. Nel primo caso la situazione epidemiologica è assimilabile allo scenario 3 descritto dai grafici Iss, mentre nel secondo dallo scenario 4 che è anche il più grave.
Ma perché si parla di tre livelli? Perché, sotto i due più attenzionati, c’è una fascia “gialla” in cui le misure vengono ugualmente inasprite rispetto al Dpcm dello scorso 24 ottobre.
Valide per tutti, dunque, a livello nazionale le norme già annunciate da Conte lunedì.
Oltre alle misure nazionali, nelle regioni che invece risulteranno in “scenario 3“, quindi con rischio elevato, saranno valide per un minimo di 15 giorni ulteriori restrizioni. Sarà compito del Ministero della Salute monitorare le regioni e proporre eventuali spostamenti di fascia.
Vietati tutti gli spostamenti in entrata e in uscita dai territori segnalati in questo scenario, a eccezione di quelli giustificati da comprovate ragioni lavorative o di necessità. Scuole elementari e medie, però, rimangono aperte. Permesso il rientro nel proprio domicilio, abitazione o residenza. Transito consentito solo per raggiungere territori non soggetti alle stesse restrizioni.
Chiusi tutti i bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie. Escluse invece mense e catering su base contrattuale. La ristorazione rimane concessa solo a domicilio con il rispetto delle norme sanitarie e, fino alle 22, in modalità di asporto con divieto di consumazione sul posto.
Nelle regioni che mostrano uno scenario 4 e dunque una crescita per ora fuori controllo, le restrizioni sono ulteriormente inasprite.
Vietati tutti gli spostamenti in entrata e uscita dal territorio, con le eccezioni già previste. Così come quelli in uscita dal proprio luogo di residenza o domicilio.
Sospese le attività commerciali al dettaglio, a eccezione di alimentari e generi di prima necessità. Chiusi i mercati, salvo le attività di vendita alimentari. Restano aperte edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie. I ristoranti sono chiusi, anche in questo caso con esclusione di mense e catering. Prevista però la consegna e l’asporto fino alle 22, come in scenario 3.
Sospese tutte le attività nei centri sportivi all’aperto e ogni evento o competizione organizzato da enti di promozione sportiva. È consentito svolgere attività motoria nelle vicinanze della propria abitazione, ma nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni persona adiacente e con mascherina. Anche l’attività sportiva è concessa, ma solo all’aperto e in forma individuale.
Le attività scolastiche si svolgono esclusivamente a distanza, salvo la scuola dell’infanzia e quella primaria. Si potranno aggiungere attività in presenza se l’uso dei laboratori sarà necessario o per mantenere l’effettiva inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali.
Sospesa l’attività in presenza nelle Università e nelle Scuole di alta formazione musicale, con la possibilità di svolgimento in modalità a distanza. Eccezione resta per i corsi di formazione specialistica di medicina o quelli per medicina generale, con le attività di tirocinio per le professioni sanitarie.
Sospese anche i servizi alla persona, escluse le attività di lavanderia, i servizi di pompe funebri e le attività di parrucchieri e barbieri. Ai datori di lavoro il dovere di limitare al massimo la presenza del proprio personale in sede, solo per attività ritenute indifferibili. Favorita e raccomandata la modalità di lavoro agile.
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