Lo sciopero del 23 febbraio si farà. Per adesso questa la volontà espressa dall’Intersindacale all’indomani dell’incontro che ha visto le sigle confrontarsi in previsione del tavolo Aran e nonostante lo strappo della Cgil e della Uil, che invece hanno sospeso la protesta.
«È stato difficile trovare una posizione convergente per tutte le sigle» dichiara ai nostri microfoni Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC. «La situazione in questo momento è di grande confusione – ammette Vergallo – anche a causa della fibrillazione pre-elettorale che investe tutto il comune sentire». La volontà di mantenere la giornata di protesta è frutto di «una situazione nella quale – prosegue – nessuno di noi, ha una carta in mano per dire con certezza che uscirà qualcosa di positivo dalla convocazione del 20 febbraio. Quindi ogni valutazione è rimessa a ciò che in quell’occasione andremo a leggere e sentire».
Nello specifico «da un punto di vista economico – sottolinea il Presidente AAROI-EMAC – quello a cui abbiamo assistito negli ultimi tempi è una forte volontà politica, soprattutto da parte de governo uscente, di andare a utilizzare gli aumenti contrattuali come una sorta di camera di compensazione sociale, cioè andando a privilegiare i redditi base a sfavore di quelli considerati più alti. Questa impostazione ci piace poco perché, secondo noi, una remunerazione contrattale, deve soprattutto valorizzare la professionalità e il livello di percorso professionale che si è raggiunto per fornire servizi al cittadino. Detto questo, abbiamo assistito ad una politica fondamentalmente basata, forse per caso, su una cifra magica che è quella degli ‘80 euro’ ma a questi 80 euro non possiamo rispondere positivamente».
«Indubbiamente è difficile quantificare ciò che chiediamo economicamente – ci tiene a precisare Vergallo – soprattutto a fronte di un rinnovo contrattuale sulla parte normativa fatto anche su indicazioni dettate dall’atto d’indirizzo. Dunque, sulla base di ciò che ci verrà garantito – conclude il Presidente degli anestesisti ospedalieri – dal riassetto normativo dipenderà anche la soglia economica che saremmo disposti ad accettare. Se ci verranno proposti 80 euro a fronte di una ulteriore demolizione delle tutele contrattuali, cosa che si è verificata negli ultimi tempi a suon di decreti attuativi, è chiaro che questo sarà assolutamente inaccettabile».