A Roma il ventennale della Federazione Italiana Aziende sanitarie e ospedaliere che ha riunito i dirigenti di 170 aziende sanitarie. Il Presidente: «Abbiamo reso il sistema capace di produrre a costi sostenibili qualità. Chiediamo siano sbloccati i contratti»
Un ruolo fondamentale a garanzia del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Lo rivendicano con forza i dirigenti delle aziende sanitarie e ospedaliere della Fiaso riuniti al Palazzo dei Congressi di Roma in una convention che celebra i 20 anni dell’associazione e che cade in un anno in cui si celebrano altre due ricorrenze: il quarantennale del Sistema Sanitario Nazionale istituito con la legge 833 e il venticinquennale dell’introduzione delle Asl in sostituzione delle Usl. Un’assise che vede tremila partecipanti, 170 aziende sanitarie e ospedaliere, 14 associazioni di middle management e 50 imprese partner: numeri sottolineati dal presidente Francesco Ripa di Meana che ha rivendicato l’autonomia dei dirigenti sanitari dalla politica: «Noi siamo scelti dalla politica regionale che rappresenta la proprietà pubblica e di questo siamo orgogliosi, al pari della nostra autonomia, e per questo vogliamo essere valutati per i risultati di gestione rispetto agli obiettivi che la proprietà ci affida».
Nella relazione introduttiva Ripa di Meana ha difeso l’aziendalizzazione del Sistema sanitario che «ha contribuito in modo determinante alla solidità del sistema che costa il 20% in meno di quelli europei salvaguardando la qualità». Ora però serve un progetto per il futuro e in questa ottica l’interlocuzione con la politica è un passaggio obbligato per la Fiaso. E nella giornata di apertura dei lavori non sono mancati i messaggi del mondo delle istituzioni, da quello del Capo dello Stato Sergio Mattarella a quello del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. E poi gli interventi del Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e della Presidente della Commissione Affari Sociali Marialucia Lorefice. «Alla politica chiediamo un fondo nazionale per l’innovazione annuale e che si chiuda la stagione dei contratti e si riprendano le assunzioni», sottolinea Ripa di Meana a Sanità Informazione.
Presidente, qual è stato il contributo delle Aziende sanitarie al Sistema sanitario nazionale?
«Abbiamo arrestato l’irresponsabilità. Quella verso i pazienti, verso la responsabilità del Sistema, rendere sempre più il sistema capace di produrre a costi sostenibili qualità. Le aziende hanno prima reinventato la sanità attraverso proposte organizzative, attraverso progetti di presa in carico dei pazienti e poi quando è arrivata la stretta economica degli anni duemila anche su forte spinta delle regioni sono riuscite a spendere meglio, a volte addirittura a fare di più spendendo meno. Questa è la chiave di volta, il management cerca non di lamentarsi, non fa il viso triste quando non arrivano le risorse, le cerca all’interno del suo sistema e quindi in questi anni abbiamo fatto tanta innovazione anche perché mancavano le persone, mancavano le risorse e questo ha reso il sistema a volte più snello, più leggero e siamo riusciti a fare anche innovazioni impensabili se avessimo avuto tanti soldi».
Cosa chiede Fiaso alla politica?
«Il ruolo è quello di fare da ponte tra le aziende, fra le esperienze di tante regioni: in Fiaso sono rappresentate tutte le regioni, il 70% delle Asl. È chiaro che anche nei momenti in cui la regionalizzazione spingeva a farsi tutti il proprio sistema sanitario regionale, la Fiaso ha sempre rappresentato un ponte tra tutti i direttori generali delle Aziende e le loro esperienze. Quindi abbiamo messo le esperienze di successo a disposizione di tutti. Il futuro dev’essere basato sull’innovazione che è il driver più importante che spinge i sistemi sanitari in questo momento. Per questo ci vuole capacità di innovare e noi ne abbiamo accumulata molta in questi 20 anni, capacità di spendere qualcosa in più e quindi chiediamo un fondo nazionale per l’innovazione annuale e poi chiediamo che si chiuda la stagione dei contratti, si riprendano le assunzioni, si rientri in quella normalità che un sistema in equilibrio dimostra che è possibile».