Il comitato di esperti messo in piedi da FederAnziani ha redatto un documento sulla gestione dell’emergenza Covid-19 nelle strutture residenziali per anziani: DPI, tamponi e supporto psicologico a pazienti e famiglie
Sarà forse ricordata come la strage degli anziani, quella che in queste settimane si sta verificando nelle case di riposo di tutto il mondo. I più vulnerabili al Coronavirus, pare che nessuno sia stato in grado di proteggerli in modo adeguato.
In Italia, secondo l’Istituto superiore di sanità, il 40% dei circa 7mila decessi che si sono verificati nelle Rsa da primo febbraio a metà aprile. Ma il fenomeno è tristemente comune alla maggior parte dei Paesi del mondo. È l’Organizzazione mondiale della sanità, nei giorni scorsi, ad aver lanciato l’allarme: sul totale delle vittime europee da Coronavirus, circa la metà è costituita da anziani che abitavano nelle case di cura.
In Canada si incontra la stessa percentuale: la metà delle vittime del Covid era ricoverata negli ospizi, dove il premier Justin Trudeau è stato costretto ad inviare i militari per assistere gli anziani; gli Istituti d’accoglienza per anziani non autonomi rappresentano quasi il 40% della mortalità da Covid-19 in Francia; nel Regno Unito sono almeno 4mila gli anziani morti all’interno delle ‘care homes’. E l’elenco potrebbe continuare ancora per molto.
Senior Italia FederAnziani ha quindi preso in mano la situazione, costituendo un Advisory Board con i massimi esperti del settore sanitario per offrire suggerimenti alle direzioni delle RSA sulla gestione dell’emergenza e avanzare proposte precise ai decisori politici.
Il gruppo, composto da rappresentanti della medicina generale, delle specializzazioni coinvolte, degli infermieri, ma anche da esponenti istituzionali come Ranieri Guerra dell’OMS, ha già elaborato un documento, “Gestione dell’emergenza COVID 19 nelle strutture residenziali per anziani”, da cui emergono le prime indicazioni.
«È fondamentale adottare – si legge nel documento – una speciale attenzione per la prevenzione e il controllo delle infezioni all’interno delle RSA, riconoscendo il ruolo di primo piano di tali strutture come spina dorsale del sistema di welfare e la particolare vulnerabilità dei loro residenti. Deve essere garantita a ogni RSA una preventiva dotazione di DPI adeguati, sufficienti per residenti e personale per almeno due settimane».
Altro punto centrale, accanto a quello dei dispositivi, è quello dei tamponi, che «devono essere effettuati in modo sistematico e non a macchia di leopardo, con esiti garantiti in tempi rapidi» ed estesi anche agli asintomatici.
Tra le indicazioni per i decisori politici quella di rafforzare il ruolo della sanità territoriale affinché possa gestire anche il trasferimento degli ospiti in ambito familiare prevedendo un ruolo di primo piano dei MMG e degli specialisti ambulatoriali. Devono essere forniti poi alle RSA adeguate informazioni circa le procedure da rispettare per contenere l’infezione, e sistemi di telemonitoraggio cardiorespiratorio, per individuare precocemente il deterioramento dei parametri vitali.
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Secondo gli esperti non va trascurato poi l’impatto psicologico dell’emergenza, da gestire con un adeguato supporto a famiglie e ospiti. Occorre inoltre, si legge nel documento, «riaffermare con chiarezza ruoli e responsabilità delle direzioni sanitarie rispetto alle procedure e dei medici del lavoro rispetto alla valutazione del rischio del personale». In caso di pandemia, «occorre prevedere che la responsabilità dei Gestori e degli operatori sanitari e socio-sanitari sia circoscritta al solo caso di dolo».
Una particolare attenzione si raccomanda nella vaccinazione e nella gestione delle cronicità degli ospiti, per cui «è necessario rafforzare tutte le azioni necessarie alla gestione preventiva e terapeutica delle cronicità». Anche la riabilitazione conserva un ruolo centrale nell’emergenza: «La prolungata immobilizzazione soprattutto nei casi gravi – recita il documento – provoca un grave decondizionamento con conseguente disabilità, danno funzionale (miopatia e neuropatia da Critical Illness) danno polmonare e netto peggioramento della qualità di vita. È quindi evidente come, anche nelle RSA, ogni intervento riabilitativo per disabilità di origine differente, anche come esiti della Covid-19, debba essere gestito dal Medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa come responsabile e coordinatore di un Team multidisciplinare».
Non va dimenticata, infine, la mortalità degli anziani presso il proprio domicilio, che secondo quanto emerso dalle ricerche dell’Osservatorio Settoriale sulle RSA della LIUC Business School non va considerato necessariamente un luogo più sicuro delle RSA.
I componenti dell’Advisory Board:
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