Salute 17 Marzo 2020 13:12

Coronavirus, Emergency al lavoro nel Sud Italia: presidi aperti e un video per i migranti

«La mediazione culturale è fondamentale per assicurare il rispetto delle misure di contenimento» spiega Sergio Serraino, responsabile dell’ambulatorio di Castel Volturno per il Progetto Italia di Emergency: «Noi siamo il medico di base per chi non ha il medico di base. E con un tutorial in Pidgin English abbiamo informato chi non parla italiano»

di Tommaso Caldarelli
Coronavirus, Emergency al lavoro nel Sud Italia: presidi aperti e un video per i migranti

Nessuna strategia di contenimento e di stop totale alla circolazione della popolazione su suolo italiano potrà funzionare al 100% senza un’adeguata opera di mediazione culturale: sul nostro territorio vivono e lavorano infatti moltissimi stranieri, spesso, come è noto, di provenienza africana. Uomini e donne che solo grazie alle azioni di associazioni, NGO, gruppi non ufficiali stanno oggi riuscendo a comprendere e a rispettare le norme di contenimento: «La mediazione culturale è fondamentale, ed è da sempre quello che credo essere il valore aggiunto del nostro servizio».

A parlare è Sergio Serraino, responsabile dell’ambulatorio di Castel Volturno per il Progetto Italia di Emergency: in questi giorni di attenzione massima sono proprio gli ospedali mobili e i centri fissi dell’organizzazione non governativa fondata da Gino Strada a fungere da «punto di sorveglianza epidemiologico e sanitario» per zone d’Italia caratterizzate da numerose comunità di stranieri e fasce sociali ad alta marginalità. «Siamo a Castel Volturno dal 2013 e da allora abbiamo assistito quasi 10mila pazienti. La maggior parte viene dalle grandi comunità ghanesi e nigeriane che vivono in questo territorio. Noi siamo il medico di base per chi non ha il medico di base, per chi non ha primo accesso sanitario, per adulti e bambini avendo noi anche un servizio pediatrico. Per questa emergenza – ci spiega – abbiamo riorganizzato tutte le nostre attività, abbiamo la possibilità di fare un triage nel parcheggio e stiamo stringendo tantissimo le maglie, abbiamo mandato a casa tutti i pazienti differibili e monitoriamo ogni sospetto. Debbo dire onestamente che per ora le cose vanno bene e io vedo in giro molte meno persone, sia italiane che straniere».

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Il problema cruciale rimane essere quello della corretta informazione per le comunità immigrate, che sono esposte al contagio come e quanto i cittadini italiani: «Per chi non capisce e non parla la nostra lingua questo caos informativo è un problema molto serio. Parliamo di persone che non hanno accesso ai canali di informazione ufficiali, non vanno sui siti dei ministeri, non capiscono la tv. Abbiamo allora voluto noi creare tramite una nostra operatrice, una mediatrice culturale ghanese, un video divulgativo in inglese pidgin», una sorta di variante coloniale dell’inglese, un’embrione di lingua creola molto parlata e comprensibile dalle comunità africane.

Continua Serraino: «Nel video, condiviso anche dalla pagina ufficiale del comune di Castel Volturno, abbiamo voluto dare dei messaggi fondamentali che senza un’iniziativa del genere potevano essere trascurati. È necessario stare a casa se non si rientra nei casi ammessi dalle eccezioni, segnalo che questo significa spiegare ai ragazzi che devono smettere di andare a cercare lavoro la mattina. Parliamo di persone che si alzano alle 4 e vanno nelle rotonde per aspettare qualcuno che li carichi per dei lavori a giornata, un comportamento molto comune a Castel Volturno. Abbiamo spiegato che ci sono controlli di polizia, che serve portarsi dietro i documenti, che si devono compilare delle autocertificazioni. Per queste comunità la mobilità è molto informale, le persone si spostano su pulmini spesso sovraffollati e auto gestite in comune. Mi preme inoltre segnalare – aggiunge il responsabile – che oltre ad essere al limite del razzismo è inutile fotografare e spaventarsi se si vedono, come ho visto sui social, dei gruppi di ragazzi africani alla fermata dell’autobus. Sono persone che vanno al lavoro, spesso lavorano nei magazzini dei supermercati, che ad oggi sono aperti. Tantissimi africani lavorano in queste strutture».

Le comunità a cui Serraino ha accesso quotidiano, ci spiega, sembrano invece star rispettando le misure di contenimento come i cittadini italiani: «Le visite qui sono crollate, avevamo anche 40 o 50 accessi giornalieri, ora non superiamo i 5. Ho fatto un passaggio di controllo anche nelle molte chiese pentecostali di Castel Volturno e i pastori celebrano a distanza, in streaming, anche questo mi ha rincuorato; e il video che abbiamo prodotto ha girato moltissimo nelle chat Whatsapp dei ragazzi. Qualcuno – conclude – ci ha anche inviato delle benedizioni per averlo aiutato a mantenersi in salute».

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