È la tesi contenuta in un articolo pubblicato a marzo sulla rivista scientifica Acta Physiologia: «I dati raccolti successivamente ci hanno dato ragione»
Il Covid-19 potrebbe entrare nel Sistema nervoso centrale del paziente che ne è affetto e provocare l’insorgere di nuove patologie (come Alzheimer, disturbi psicotici, depressione) o peggiorarle se queste esistono già. È la tesi del Professor Luca Steardo (Università Sapienza di Roma e Università Giustino Fortunato di Benevento), contenuta in un articolo pubblicato a marzo sulla rivista scientifica Acta Physiologia: «Nell’editoriale – spiega a Sanità Informazione il Professor Steardo – io ed altri miei colleghi ci chiedevamo se questo virus, che all’epoca si credeva causasse sostanzialmente solo una grave polmonite, potesse colpire più organi e, soprattutto, se potesse penetrare nel Sistema nervoso centrale (Snc). I dati raccolti successivamente ci hanno dato ragione».
Professore, qual è la tesi contenuta nell’articolo?
«La tesi di fondo dell’articolo è questa: il Sars-Cov-2 appartiene alla famiglia dei Coronavirus di tipo Beta, i quali sono virus che penetrano nel Snc. Perché dunque non dovrebbe fare lo stesso? Questo virus penetra nel polmone o nell’intestino attraverso la proteina ACE2, la quale si trova sulle cellule della parete dei vasi, quindi anche nel cervello, oltre che nelle zone cerebrali che si chiamano Organi Circumventricolari. Questa proteina, in sostanza, fa da porta d’ingresso. Ma un’altra via potrebbe essere quella delle cavità nasali, dove il virus, per via retrograda, risale lungo il nervo dell’olfatto, penetrando appunto nel Snc e lì espandendosi. A riprova di ciò c’è la perdita dell’olfatto in molte persone infettate dal Covid-19. Mi ponevo questo problema perché la mortalità per insufficienza respiratoria poteva essere causata non solo dalla polmonite ma anche dall’invasione dei centri respiratori del Snc. Poi però nell’articolo faccio un’altra considerazione. Questa malattia provoca un’infiammazione periferica molto grave. Il Snc è protetto da una barriera, che si chiama Barriera Ematoencefalica. Sotto l’urto di questa infiammazione la barriera si rompe e diverse molecole infiammatorie penetrano nel cervello, causando una neuroinfiammazione. Il problema più grave è che una neuroinfiammazione di basso grado ce l’ha, in genere, la persona anziana. Essendo questa una patologia che colpisce in maniera molto grave essenzialmente gli anziani, vuol dire che questa neuroinfiammazione di base risulterebbe ancora più aggravata. La neuroinfiammazione, come sostengo da tempo, potrebbe essere alla base di patologie di tipo degenerativo dell’anziano, come l’Alzheimer, o ad altre come depressione, epilessia, disturbo post-traumatico da stress, epilessia, eccetera».
I dati hanno confermato questa preoccupazione?
«Da quando questo articolo è stato pubblicato, a marzo, sono venuti fuori diversi dati che lo confermano. Hanno cominciato a fare le autopsie e a studiare reperti autoptici delle persone infette. Con questi studi è stato effettivamente trovato un edema cerebrale, una degenerazione delle cellule nervose. Si sono verificati diversi episodi di persone che si ricoveravano per disturbi psicotici, confusione, allucinazioni o gravi mal di testa, che significavano un’invasione del Snc, e solo dopo pochi giorni compariva la malattia. La mia preoccupazione è dunque stata convalidata dai dati che sono arrivati successivamente».
È un disturbo che può colpire tutti i malati di Coronavirus?
«Non tutti lo sviluppano, ma la mia preoccupazione era di segnalare che questo virus potrebbe avere anche la capacità di penetrare nel Snc. Va anche detto che questo virus subisce delle continue mutazioni, per cui alcune varianti possono entrare o meno nel Snc, facendo comparire nuove malattie o peggiorare quelle già esistenti».
Qual è lo scopo di questo studio?
«Noi vorremmo che i medici si accertassero che, nei pazienti affetti da Covid-19, ci siano o meno anche delle sequele sul Snc. Molte persone, soprattutto gli anziani, quando si risvegliano presentano una condizione clinica che si chiama “delirium”: ad esempio, per qualche giorno non riconoscono le persone, non sanno dove si trovano, sono molto confuse ed hanno altri disturbi psicotici come quello di pensare che gli altri vogliono fare loro del male. Sono eventi spesso riferiti dai medici che seguono questi pazienti. Quindi noi richiamiamo l’attenzione sui possibili esiti di malattie neurologiche e, soprattutto, psichiatriche, che possono colpire le persone che hanno contratto il virus».
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