Salute 27 Aprile 2020 09:48

Coronavirus, Scaccabarozzi: «Vaccini già in produzione, ci assumiamo il rischio»

Ecco come è andato il webinar “Nuovi modelli per la Governance delle cure” con Beatrice Lorenzin, Pier Carlo Padoan, Pierluigi Lopalco, Luca Pani, Giorgio Racagni e Paolo Siani

di Tommaso Caldarelli
Coronavirus, Scaccabarozzi: «Vaccini già in produzione, ci assumiamo il rischio»

«Produrre un vaccino non è proprio come produrre una pastiglia per la gola. Per questo ci sono imprese italiane che sono già partite con la produzione dei vaccini, perché ci assumiamo il rischio. Se poi questi farmaci saranno confermati dalle sperimentazioni, saremo già pronti»: lo ha detto Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, intervenuto nei giorni scorsi al webinar organizzato da Edra, “Nuovi modelli per la Governance delle cure” e presieduto dall’on. Beatrice Lorenzin, oggi deputata della V Commissione Bilancio e già ministra della Salute. Presenti in videoconferenza Pier Carlo Padoan, già ministro dell’Economia e deputato, Pierluigi Lopalco, epidemiologo, Luca Pani già direttore generale dell’Aifa, Giorgio Racagni, presidente della società Italiana di Farmacologia, e Paolo Siani, pediatra e deputato della commissione Affari Sociali.

«Il settore farmaceutico – ha continuato Scaccabarozzi – non si è mai fermato, nemmeno nei giorni più duri dell’epidemia. Fin dai primi momenti abbiamo provato a non farci trovare impreparati; ci siamo chiesti invece cosa sarebbe potuto succedere, abbiamo affrontato quel che ci chiedevano le persone ovvero di garantire il rifornimento di reagenti che provenivano dalla Cina. Abbiamo agito con responsabilità verso le persone, prima di tutto i nostri operatori sanitari e poi i malati italiani, tutti i malati, perché probabilmente in questi giorni ci siamo dimenticati di tutti gli altri malati italiani non Covid che non hanno potuto proseguire le terapie. Se si fossero fermate le produzioni avremmo messo tutti in difficoltà».

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«Con la riapertura, avremo un  probabile incremento di casi. È inevitabile che questo accada, ma dobbiamo farci trovare preparati» ha commentato invece il professor Pieluigi Lopalco, rispondendo alle domande di Beatrice Lorenzin: «È un elemento da tenere presente che non deve creare isterismi. Questa è una pandemia, l’ultimo caso assimilabile è di 100 anni fa e lì ci sono stati cento milioni di morti nel mondo. Oggi la situazione è simile, ma la differenza è che abbiamo un Sistema Sanitario che ci permette di contrastarla. Avendo noi bloccato la corsa del virus con il contenimento, paradossalmente siamo ora anche più esposti perché la quasi totalità del Paese non è immune. Se noi rimuoviamo le misure di contenimento non capisco come ci aspettiamo che la curva non torni a crescere: e di più, se in una zona ci fossero zero casi vuol dire semplicemente che non li stiamo cercando abbastanza bene. Dobbiamo allora garantire di avere ospedali che hanno imparato la lezione di questi giorni e delle sentinelle sul territorio; ci deve essere un sistema che sappia bloccare le catena di contagio, che sappia intercettare i focolai che certamente ci saranno, isolarli e chiuderli prima che dilaghino».

Tutte le analisi, ha incalzato Pier Carlo Padoan, «dimostrano che c’è una interconnessione diretta fra il processo pandemico e aggiustamento economico. Più lunga la pandemia e più è lunga la strada dell’uscita. Quanto alla celebre “fase due”, una soluzione per filiera può essere possibile, ma bisogna capire come costruirla: pare facile a dirsi, in pratica è una soluzione che comporta interventi di autodisciplina da parte dei settori industriali e di controllo da parte delle amministrazioni. Sfortunatamente sappiamo che la struttura produttiva italiana è composta da attività ad alta intensità di lavoro e di servizi, una su tutte il turismo: sono attività che per loro natura comportano interazioni dense e continui spostamenti».

«In questi giorni – ha aggiunto Paolo Siani – ho fatto una sorta di piccoli sondaggi a miei colleghi medici degli ospedali napoletani chiedendogli: cosa è cambiato? Bé, è cambiato tutto. Ad esempio in ambulatorio le mamme non vanno più, mentre abbiamo il 97% in più di visite telefoniche a distanza. Allora mi sembra evidente che dobbiamo pensare ad una nuova sanità, con presidi sentinella associati ad un servizio ospedaliero forte con ospedali che facciano le cose importanti. Questa storia del Covid, come ormai tutti dicono, non ci lascerà, durerà invece qualche altro anno».

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Luca Pani ha fatto invece il punto sulle sperimentazioni farmacologiche: «Questo virus richiede una farmacologia nuova, è stato migliaia di anni negli animali e ha affinato molto le sue strategie; è un virus molto grande, molto lungo, ha 30mila basi, qualcosa di abbastanza raro in virologia, per questo richiede una farmacologia nuova e avanzata. I primi dati sui farmaci, i primi clinical trial arriveranno fra circa un mese, per le sperimentazioni vaccinali arriveranno i primi dati, iniziali, verso giugno e verosimilmente per fine anno avremo le risposte immunitarie. Ad oggi il virus sembra non mutare troppo ma bisogna vedere se con la nuova stagione fredda non abbia la capacità di essere più infettivo: mi aspetto insomma degli scenari di medio termine a otto mesi. Forse noi potremo immaginare per l’autunno almeno una combinazione di farmaci in fase di sperimentazione avanzata. Comunque, alla fine sarà l’homo sapiens a prevalere: i virus sono monelli ma non hanno il cervello, si mettano l’anima in pace, vinceremo noi».

 

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